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"Il Servo di Dio P. Alberto Amarisse da Cave martire d'Armenia" articolo di P. Tommaso Antonio Maggi ofm




Հայր Թոմմազո Անտոնիո Մագիի «Աստծո ծառան Fr. Alberto Amarisse da Cave նահատակ Հայաստանի» հոդվածը։

articolo di P. Tommaso Antonio Maggi ofm tratto dall' "Almanacco di Terra Santa"pp.69-71 del 1985



Tra le diocesi che hanno maggiormente esultato nella recente beatificazione del B. Salvatore Lilli e sette compagni martiri (3/10/1982), figura la diocesi di Palestrina.
La ragione principale è che tale beatificazione preludia quella del grande martire diocesano: P. Alberto a Marisa e di cave che nella missione nel martirio assomiglia al B. Lilli. A capo nel medesimo anno 1920 furono martirizzati con lui nella stessa Armenia Minore (Turchia) altri suoi confratelli, e uno morì presto a causa dei patimenti subiti.essi appartengono a due continenti (Europa-Asia) e tre nazioni (tre italiani, uno ungherese, una armeno) gli italiani sono P. Alberto Amarisse di Cave (Roma), P. Francesco Divittorio di Rutigliano (Bari), fra Salvatore Sabatini da Pizzoli (L'Aquila), P. Stefano Yalinkatyan, armeno, e Fra Alfred Dollentz ungherese.
Amarissima e si staglia nel cielo della custodia della terra santa di una luce particolare, essendo il capogruppo di una schiera di altri suoi con cittadini, missionari nella stessa terra Santa, che si distinsero per zelo, scienza e multiforme attività: PP. Castellani, Ludovico Foschi [Fondatore e Parroco della Chiesa del Sacro Cuore ad Alessandria d'Egitto] e Lorenzo Foschi, Eutimio Castellani, Bartolomeo Pucci [insegnante di francese e greco a Smirne e Costantinopoli], Pierbattista Margutti [Parroco della Chiesa di Knaye in Siria], Luca Margutti e Giovanni Gramiccia [Segretario Generale della Custodia di Terra Santa], Pietro Pantellini [missionario a Gerusalemme].
Sollecitato da Mons. Spallanzani, vescovo di Palestrina e dal Rev. mo P. Ignazio Mancini, Custode di Terra Santa, traccio un profilo di questa novella gloria francescana, nella speranza che quanto prima venga riconosciuto il suo martirio quello dei suoi compagni onore dell'ordine dei minori e della terra di Gesù.

Cenni biografici

P. Amarisse e nacque a cave (Roma) il 10/5/1874 da Giuseppe e Maria Moroni e, quinto della famiglia, battezzato coi nomi di Nazareno, Francesco e Pio. Nella sua ridente cittadina apprese la devozione Mariana dal vicino santuario del campo e la prima educazione.
Giovanetto partì per la Missione di Terra Santa. All'ombra di quei massimi Santuari della cristianità, si formò nelle scienze filosofiche e teologiche e al sacerdozio, che ricevette a Gerusalemme. Indi lavorò con generosità e abnegazione nei vari Santuari.
Come il B. Lilli fu destinato nella missione dell'Armenia, aperta dalla Custodia di Terra Santa per quella minoranza cattolica. Esercitò il suo multiforme apostolato fra quei cristiani con ardore, con sacrifici, con la parola e con la preghiera. Divenne il buon pastore sempre pronto a prodigarsi per le sue pecorelle.
Nel 1920 si scatenò nuovamente la persecuzione dei Musulmani contro i Cristiani, iniziata alla fine del secolo scorso con il massacro di migliaia di cattolici, ortodossi, protestanti, nella quale fu martirizzato il B. Lilli (1895). Ne fu come la conclusione. Ancora una volta la storia della cristianità cattolica ed ortodossa nell'Impero Ottomano si trasformò in una larga e tragica serie di persecuzioni e di martiri. Fra l'altro vi furono massacrati cinque Vescovi, 250 sacerdoti e una moltitudine di monache senza parlare dei semplici fedeli.
Le ragioni sono simili a quelle del B. Lilli e compagni: l'odio verso gli Armeni Cristiani, motivi politici e religiosi, come esaurientemente approvato il P. Marco Brogi, Consultore della Congregazione Orientale, (Vedi processo Ap. P. Lilli). Era parroco di Jenigekale, quando vide approssimarsi il pericolo "ed egli ebbe un pensiero geniale, degno di un vero pastore di anime, a donò in chiesa tutte le sue pecorelle ai piedi del Santo Altare: raccomandò, anzi affidò tutti i suoi figli spirituali e se stesso alla Divina Clemenza".
Turchi, arrabbiati, sfondarono le porte di quel sacro asilo ed entrati fecero scempio di quanti vi si trovarono.così furono immolati pastore e gregge (Libro d'Oro Francescano, Terra Santa, pp. 613/614). 
Aveva 46 anni.

Libro d'Oro della Custodia di Terra Santa

Fra i molti articoli apparsi per la beatificazione del padre Lilli sull'organo del Vaticano, uno dei più apprezzati è stato quello del p. Sabino De Sandoli, dove in poche linee sono stati tratteggiati gli splendori dei 3000 martiri della Terra Santa. 
Prima di segnalare i gloriosi gruppi, dobbiamo accennare ai primi due gruppi di martiri francescani che, benché nel continente africano, subirono il martirio dagli stessi musulmani. Furono irradiati dell'antico ideale di predicare il Vangelo e sono il preludio dell'epopea purpurea dell'Ordine Francescano.
Il primo è quello dei Protomartiri del Marocco: SS. Berardo, Pietro, Ottone, Audito ed Accursio. All'annunzio di quel martirio (1220) S. Francesco esclamò: "Ecco i primi veri Frati Minori".
Alla solenne traslazione delle loro salme in Coimbria, sbocciò la vocazione francescana di S. Antonio di Padova, che lasciò le candide vesti di S. Agostino per rivestire il saio di S. Francesco e recarsi subito missionario in Marocco.
Il secondo gruppo è quello dei Martiri di Ceuta, che caddero sotto la scimitarra musulmana nel 1227: SS. Daniele, Ugolino, Nicola, Leone, [Domno o] Donnolo, Samuele, Angelo.
Simili a questi atleti sono i martiri della Terra Santa. Il primo gruppo è quello di San Nicola Tavelic (croato), SS. Pietro e Adiodato (francesi) e S. Stefano da Cuneo, furono impiccati e bruciati dai musulmani in Gerusalemme nel 1391. Furono canonizzati da Paolo VI nel 1970 che per essi fece un prezioso discorso.
Il secondo è quello preceduto dal B. Emanuele Ruiz e compagni: Carmelo Volta, Engelberto Kollan, Nicàore Ascanio, Nicola Alberga, Pietro Soler, Francesco Pinazzo, Gian Giacomo Fernandez con i tre fratelli maroniti Massabky, (Francesco, Abd-el-Mooti e Raffaele Massabki) furono martirizzati dai musulmani a Damasco nel 1886 e vennero beatificati da Pio XI nel VII centenario della morte di San Francesco (1926).
Il terzo gruppo è quello del B. S. Lilli e compagni massacrati e bruciati dei musulmani nel 1895, dei quali ancora sentiamo il gaudio procurato città Giovanni Paolo II nel dichiararli beati il 3 ottobre scorso. Ultimo è quello della conclusione della grande persecuzione contro gli armeni capitanato da P. Amarisse.

L'iter della Causa

L'inizio della Causa del P. Amarisse cominciò con un episodio commovente.
Circa cinque anni dopo il suo martirio, nell'anno 1925, Pio XI, Papa delle missioni, fece allestire una Esposizione Missionaria in San Giovanni in Laterano. Fra i tanti visitatori accorsi da ogni parte del mondo, ci fu anche la madre dell'appunto a Marisa, Maria Moroni in amarissime. Fermandosi davanti al padiglione della Terra Santa, improvvisamente vide davanti il quadro del figlio. Nell'ammirare la scena crudele e barbara della sua uccisione cade svenuta per il dolore. L'Osservatore Romano lo descrisse ampiamente (1925).
Da allora fu più amato il nostro Martire. Ma la vera affermazione, quasi una apoteosi, la ricevette nel 70º del suo martirio (1980).
Nella sua cittadina natale, cave, si tennero solenni manifestazioni della parrocchia di S. Stefano, dove fu battezzato e nell'insigne collegiata di S. Maria, dove fu tenuta una solenne concelebrazione, presieduta dal cardinal Ferdinando Antonelli, alla presenza del vescovo diocesano, del Rev.mo P. G. Vaughn, Ministro Generale dei Frati Minori, da una trentina di sacerdoti della diocesi Prenestina, di Roma ed altre diocesi e di una folla di fedeli, accorsi  anche da altri paesi vicini. Furono eseguiti canti e poesie ad onore del illustre concittadino.
Santo Stefano fu scoperta una sua lapide, Santa Maria poi seguito l'artistico grande pannello della Prof.ssa Velia Iannotta. Il Papa e il patriarca degli armeni furono presenti con commossi telegrammi.
Fu in quell'occasione che il cardinale Antonelli esperto conoscitore delle cause dei santi, per i quali lavoro in continuazione per un quarantennio, esaltò le virtù e il martirio del P. Amarisse. Concludendo disse: "C'è stoffa di un vero martirio: cercate i documenti, aprite presto il processo".
Mentre si sta preparando una sua biografia, il vescovo e il custode di Terra Santa, come si è detto, si stanno muovendo con grande slancio. 
Non si nascondono le difficoltà per arrivare al traguardo della sua beatificazione insieme a quella dei quattro confratelli, ma ogni causa ha sempre avuto le sue, alla fine tutto sarà risolto. 
Occorre subito muoversi. Siamo sotto i buoni auspici delle competenti e massime autorità: Vescovo e P. Custode. Essi intanto vogliono che quest'ultimo gruppo di frati sia conosciuto ed amato: saranno i martiri francescani del nostro secolo. Come sempre, il martirio è stato considerato l'esponente più eminente ed autentico del cristianesimo. Per questo fu sempre onorato dalla chiesa. Al lavoro si aggiunga la nostra fervida preghiera perché il signore glorifica i suoi martiri ad esaltazione della Chiesa, ad aumento di Cristiani e a riferimento di vocazioni.
Di un'altra gemma, allora, si incastreranno l'ordine francescano e la custodia di Terra Santa,  perla delle missioni.

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