Shavarsh Karapetyan: un eroe tra Armenia e Russia
a cura di Carlo Coppola
In Italia, e probabilmente anche nel resto di quella che una volta era l'Europa occidentale, sono pochi quelli che conoscono la storia di uno dei più grandi eroi, o meglio supereroi, dello sport mai esistiti: Shavarsh Karapetyan, dominatore delle gare di nuoto pinnato tra gli anni '60 e '70.
Nasce a Kirovakan (oggi Vanadzor) in Armenia il 19 maggio 1953. A 15 anni, dopo una rissa con un gruppo di hooligan viene legato ad un grosso masso e gettato in un lago. Per sua fortuna il nodo non è stretto bene e, anche se a fatica, dimenandosi, riesce a divincolarsi e a tornare in superficie. In quel momento si rende conto di avere una dote non comune. Inizia ad allenarsi, da solo, e a nuotare. Vincerà 17 titoli mondiali, 13 europei e 7 campionati sovietici, con 7 record mondiali in varie specialità.
La sua carriera è stata costellata da molti successi ma ancora di più si distinse come eroe. Nel 1974 Shavarsh stava viaggiando su un autobus quando l'autista si fermò per controllare un problema meccanico. Il motore rimase acceso e l'autobus iniziò improvvisamente a rotolare verso una gola di montagna. Karapetyan ruppe la partizione che separava i passeggeri dall'abitacolo dell'autista, quindi prese il controllo del volante e girò l'autobus lontano dal precipizio.
Il 16 settembre del 1976 sta facendo jogging lungo le rive del bacino artificiale di Erevan (capitale dell'Armenia che sorge a quasi 1000 metri sul livello del mare), dopo aver percorso 20km a nuoto con la pinna. Un filobus che sta transitando di lì, con a bordo 92 passeggeri, perde il controllo, va fuori strada e finisce nelle freddissime acque del lago. Shavarsh sente il rumore fortissimo, si volta e non ci pensa su un secondo. Si tuffa.
Il veicolo sprofonda a 10 metri. Molti dei passeggeri dopo l'impatto hanno perso conoscenza. Sharvarh nuota, si immerge, rompe i finestrini del filobus e riemerge. Lo fa più volte fino allo stremo delle forze. Riesce a salvare 20 persone (ne riporta in superficie di più ma non tutti sopravvivono). Per gli altri passeggeri non ci sarà niente da fare.
Dopo la trentesima immersione Sharvash perde conoscenza. L'effetto dell'acqua gelida e le ferite riportate a causa dei vetri rotti lo lasciano incosciente per 45 giorni. Le sostanze velenose presenti nell'acqua del lago infettano in modo irreparabile il suo sangue. Sharvash non potrà più tornare a gareggiare. La sua straordinaria carriera termina a 23 anni. Secondo altre versioni L'effetto combinato di molteplici lacerazioni da schegge di vetro portò Karapetyan al ricovero in ospedale per 45 giorni, poiché sviluppò polmonite e sepsi. Successive complicazioni polmonari impedirono a Karapetyan di continuare la sua carriera sportiva. Tuttavia, insistette per un ultimo incontro nonostante i suoi polmoni danneggiati e riuscì a stabilire un nuovo record mondiale nonostante il dolore. Il successo di Karapetyan non fu riconosciuto immediatamente. Tutte le foto correlate furono conservate presso l'ufficio del procuratore distrettuale e pubblicate solo due anni dopo. Gli fu conferita la medaglia "Per la salvezza dell'annegamento". Il suo nome divenne notissimo anche nel resto dell'URSS il 12 ottobre 1982, quando la Komsomolskaya Pravda pubblicò l'articolo sulla sua impresa, intitolato "La battaglia subacquea del campione". Questa pubblicazione rivelò che era lui il soccorritore; e ricevette circa 60.000 lettere.
Non vincerà più medaglie d'oro in competizioni sportive, ma otterrà tantissimi riconoscimenti al valore umano, da parte dell'URSS, dell'UNESCO.
Il 15 febbraio 1985, Karapetyan si trovava nei pressi del Karen Demirchyan Complex quando scoppiò un incendio, intrappolando le persone all'interno. Arrivò in aiuto dei vigili del fuoco e partecipò al salvataggio di numerose persone. Ancora una volta, fu gravemente ferito con gravi ustioni e trascorse molto tempo in ospedale.
Oggi vive a Mosca, dove ha fondato il marchio di scarpe "Second Breath". In occasione delle olimpiadi invernali di Sochi 2014 ha portato la torcia da Mosca a Krasnogorsk, dichiarando in seguito: "Ho portato la torcia per la Russia e per l'Armenia".
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