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Il Presidente della Repubblica d'Armenia inaugura la mostra dei Manoscritti Armeni provenienti della Toscana

il Direttore del Matenadaran Vahan Ter-Ghevondian illustra i Manoscritti Armeni provenienti dalla Toscana al Presidente Sarkissian e agli ospiti.
C'era tutto il pubblico intellettuale delle grandi occasioni ieri sera al Museo dei Manoscritti Matenadaran di Yerevan per l'inaugurazione della mostra dei Manoscritti Armeni provenienti della Toscana. 

l'Ambasciatore Del Monaco con la sua raffinata eleganza, discreta e puntale, illustra agli ospiti le meraviglie della mostra. 

Oltre all'Ambasciatore italiano Vincenzo del Monaco e al Presidente della Repubblica Armena Armen Sarkissian era presente come padrone di casa prof. Vahan Ter-Ghevondian direttore del Matenadaran, il prof. Massimo Inguscio, orgoglio pugliese nel mondo presidente del CNR, il Direttore della Divione Ricerca e Sviluppo di IBM Italia Fabrizio Renzi, tra gli ospiti anche Ter Asoghik Karapetyan direttore del Museo e dell'Archivio Storico presso la Santa Sede di Etchmiadzin.
La mostra ha anche un suo catalogo dal titolo Tre manoscritti armeni dalla Toscana (XIII-XIV secolo) dalla scheda editoriale leggiamo: 


Il catalogo in tre lingue (italiano, inglese, armeno) della mostra illustra accuratamente un’esposizione programmata per la durata di sette mesi, dal 9 giugno prossimo al 9 gennaio del 2020. [...] Il catalogo racconta la genesi e le vicissitudini storiche dei tre manoscritti, insistendo sulla loro importanza nella misura in cui testimoniano i profondi e vivaci legami che sempre sussistettero tra Italia e Armenia, oltre che il ruolo fecondo delle comunità armene in Toscana e nella Penisola. Il progetto di allestimento della mostra si è avvalso del supporto dei ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), i quali hanno reso fruibili testi e immagini attraverso la loro descrizione multimediale e interattiva. Il catalogo, impreziosito da illustrazioni accurate, a cura di Anna Rita Fantoni e Giovanna Rasario, è introdotto dalle prefazioni dell’ambasciatore d’Italia Vincenzo Del Monaco e del presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Massimo Inguscio.

Fra i 14 manoscritti armeni che la Biblioteca Laurenziana conserva, ne sono stati scelti tre: un Rituale di ordinazione (manoscritto Ashb. 1089), realizzato nel regno armeno di Cilicia, e datato 1232; un Breviario domenicano (manoscritto San Marco 790) contenente anche i Cantici del Salterio, datato 1369 e miniato a Buda. Questi due manoscritti, nel XV secolo, erano presenti nella Biblioteca del Convento di San Marco a Firenze, per uso probabilmente dei pellegrini armeni in viaggio verso Roma. Il terzo manoscritto è il Rituale di ordinazione, realizzato a Pisa, e datato 1232 che è il testimone più completo e accurato della versione armena del messale romano. 




Nella presentazione multimediale interattiva, realizzata del Cnr/Isti, sono presenti anche altri due manoscritti realizzati a Firenze in occasione del Concilio del 1439. Si tratta del “Decreto originale dell’unione della chiesa armena con la chiesa romana” del 22 novembre 1439 e di un Credo tradotto in sette lingue, tra cui l’armeno, redatto sempre in occasione del Concilio di Firenze nel 1439.
L'esperienza espositiva in oggetto riveste una enorme  valenza storico e teologica, di estrema rilevanza non solo per un dialogo ecumenico volto alla riconciliazione tra chiese di tradizione apostolica, che procede ormai da quasi sette secoli - più volte interrotto per ragioni più politiche che teolighe - ma anche per il grande livello artistico e delle composizioni. Scriptorium con copisti armeni erano diffusi durante il basso Medioevo in Italia Centrale e grandi centri di produzione erano Bologna, Perugia, Pisa, Siena. 

Ma in questo caso è giusto far parlare uno dei maggiori esperti dell'argomento il prof. Alessandro Orengo che nell'abstract del suo saggio "Gli Armeni in Italia, ed in particolare in Toscana, nel Medioevo ed oltre" chiaramente spiega:
I copisti erano soprattutto di ecclesiastici, di solito monaci appartenenti all’ordine basiliano, che si stabilivano in una serie di località considerate strategiche per i pellegrini diretti a Roma. Questo è il caso di alcune chiese e monasteri, come quelli siti in Firenze, di cui parlano fonti di archivio e letterarie risalenti ai secoli XIV-XVI, o quelli di Pisa, in cui, durante il XIV secolo, furono copiati almeno tre manoscritti armeni. Ma analoghe istituzioni sono note anche in altre città della Toscana, come Lucca e Siena. Ad ogni modo, se la presenza armena nella regione durante i secoli XIV-XVI sembra riguardare essenzialmente degli ecclesiastici, un po’ più tardi fanno la loro comparsa anche i mercanti, sia che si tratti di viaggiatori che ci hanno lasciato, nei loro resoconti, notizie su città della Toscana, sia che si tratti di persone che decidono di stabilirsi, a fini commerciali, nella regione, soprattutto a Livorno, dopo che quest’ultima è stata dichiarata porto franco, alla fine del XVI secolo. Nei due secoli successivi questa città divenne sede di un’attiva colonia armena, in cui furono copiati manoscritti armeni, stampati libri armeni e praticato intensamente il commercio.

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