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Una poesia di Hrand Nazariantz a Heranoush Arshakyan tradotta da Kegham J. Boloyan




A prefazione del volume di antologia e critica dedicato alla poetessa Heranush Arshaghyan il nostro Hrand Nazariantz inseriva una sua poesia del 1906 che risulta al momento la più antica testimonianza dell'Arte poetica di Hrand Nazariantz mai ritrovata.
La scoperta è stata effettuata alcuni mesi fa da Carlo Coppola, del Centro Studi Hrand Nazariantz di Bari, durante la lettura di un volume gentilmente messo a disposizione on line sul sito della Biblioteca Nazionale dell'Armenia.
Հերանոյշ Արշակեան: Իր կեանքը եւ բանաստեղծությունները, (trad.Heranush Arshagyan: la sua vita e poesie), Costantinopoli, Ter-Nersesian, 1910.
Nazariantz riuscì a dare alle stampe questo volume solo nel 1910 per i tipi della casa editrice Der Nersesian di Costantinopoli, una di quelle che avrebbero subito incendi e persecuzioni tra 1910 e 1911.
Alla data di pubblicazione erano trascorsi già cinque lunghi anni dalla morte della diciottenne promessa della letteratura armena. La tubercolosi non aveva perdonato. Subito all'indomani della prematura scomparsa il poeta, amico, sodale, fratello di Heranush, si era rifugiato nella consolazione di un epitalamio che sarebbe stato pubblicato solo quattro anni dopo.
Il ritrovamento di questa lirica ci riporta all'identità poetica di Hrand Nazariantz. Si tratta di quattro strofe da quattro versi ciascuna espresse in un lirismo genuino, non paludato, non sofisticato, di tangibile dolcezza, che induce alla commozione, che dischiude i sentimenti e ci fa essere più accorati, più lievi, in una parola più umani.
Il grande dolore per la morte di una giovane amica, di una  promessa della lirica armena si cementifica in un afflato novembrino, il tramonto prematuro, l'autunno che arriva anzitempo ci fanno pensare ad altre muse della lirica mondiale, Silvia di Leopardi, Esterina di Montale.
L'anima è quassa, strappata, scarna di lacrime, asciutta di simboli. Solo trionfa il dolore fraterno per la morte prematura di una Silvia, di una Esterina o solo della propria giovinezza! Resta il pensiero di qualcosa di abbandonato e che non ritornerà.
Questa poesia e il suo ritrovamento ci fanno comprendere che abbiamo scommesso bene, su sentimenti veri, sull'Amore, sull'Amicizia che non tradisce.




Իտէանուէր քոյր հոգիին ու անմոռա-
նայի հէք բարեկամուհիիս՛Հերանուշ
Արշակեանի յիշատակին,


Հի՛ն, մոռցըւած եղանակի մը նման՝
Թաղել անցեալն իր յուշքերուն մէջ աղի.
Ու փեթրտել թերթ, թերթ հոգին՝ իրիկուան
Բուրումնայեղց լռութեան գոգն ամայի։
Մեռնի՛լ թօշնող վարդերուն հետ աշունի,
Մեռնի՛լ, ո ՛վ քոյր, իրիկուն մը լռամած,
Ու անծանօթ ճամբայէ մը գողունի,
Անցնիլ կեանքէն՝ դագաղի պէս յամրընթաց։
Ու յոգնաբեկ շրթունքներու վրայ ցրտին,
Մեռնող վերջին աղօթքի մը պէս մաքուր,
Մեռնի՛լ, ո՛վ քոյր, ու գերագոյն վայրկեանին,
Թո՛ղ լա՛յ երգը անճէլիւսի մը տըխուր։
Ու երբ բացուին ցայգանոյշներն լուսարծաթ,
Հիւանդ հոգին նոճեսօսափ ու աղու,
Սրսըփալե վերջ եօ՚ թն անգամ հիասթա՛փ,
Մեռնի՛առանց մնաս բարով մ՚ըսելու. . . ։


1906     ՀՐԱՆՏ ՆԱՋԱՐԵԱՆՑ


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Versione poetica in lingua italiana del prof. Kegham J. Boloyan

Dedicata alla memoria della sorella nello spirito 
e all’immortale buonanima mia amica 
Heranoush Arshakian


Come un tempo lontano e dimenticato
seppellire amaramente il passato nei suoi ricordi.
E distaccare un foglio dopo l’altro dell’anima della sera
nel profumato silenzio del seno del deserto.

Morire in autunno con i fiori appassiti
Morire, o sorella mia, in una serata silenziosa
e in un modo sconosciuto e ingannevole
Passare dalla vita come un feretro lento.

E sulle labbra sfinite dal freddo
Morente come un’ultima preghiera pura
Morire, o sorella mia, così, in un momento importante.
Che pianga il canto nostalgico senza speranza

E quando si rinnovano le dolci notti luminescenti
L’anima malata, il fruscio dolce del cipresso
Tremare dopo sette volte, che delusione
Morire senza neanche salutarmi.


1906                   Hrand Nazariantz


Breve Bibliografia su Heranush Arshakyan:



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