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Hrand Nazariantz, la sua tomba e la memoria


Recentemente alcuni amici ci chiedono dove si trovino le spoglie mortali del poeta Hrand Nazariantz, dove sia la sua tomba.
Tante sono state le illazioni che nel corso dei decenni si sono fatte. Pettegolezzi girano vorticosamente da quasi mezzo secolo sulla stampa e sulle bocche di tanti. 
Qualcuno dei cosiddetti ben informati - grammatici e pedanti sempre esistiti - andava raccontando che in questo Sud, ignorante e bruciato dal sole di mezzogiorno, le ossa di Nazariantz erano certamente andate disperse in una fossa comune. 
Ah, povero Hrand, come ti sei ridotto!
ripeteva il Maestro dal suo letto del Policlinico barese nei giorni dell'ultima agonia. Questa triste nenia restava infilata nelle orecchie come una spina anche dopo la sua morte.
Inoltre, chiamati dal nord, sarebbero arrivati alcuni armeni-cisalpini a pretenderne l'eredità di qualche cartuccella, qualche libro, forse persino qualche quadro, fors'anche l'irreperibile Cantatore - in cambio della dettatura della lapide. Avvertiti della morte del poeta molto più dei suoi protetti e sodali baresi e conversanesi, costoro avrebbero preso per fame la misera vedovella (infermiera per Amore dell'Arte che dona baci solo ai moribondi a gente in extremis). Le carte restituite anni dopo, al termine di interminabili giri all'Archivio del Centro Ricerche di Conversano, ma non tutte. 

Era volontà del poeta che al Comitato degli Armeni ci teneva tanto come le visciole dei suoi occhi! 
 
dirà qualcuno.

Le tricoteuses e i censori, da sotto alla ghigliottina, non sapevano e non conoscevano, ma pur sempre parlavano, e straparlavano, tra uno sferruzzamento e una testa mozzata.
Anni fa, quando ancora non mi occupavo di Nazariantz attivamente, mi furono raccontate delle storie che ancora oggi mi fanno sorridere. 
Il Nazariantz - ermetico e caldeo - non sarebbe morto ma come Zanoni, personaggio dell'omonimo romanzo di Bulwer-Lytton, si aggirerebbe ancor oggi per il mondo.
Per smentire definitivamente ogni illazione, ogni fantasia, ogni pettegolezzo, riportiamo un articolo apparso a firma di Liborio Lojacono giovedì 7 gennaio 1988 sulla Cronaca di Bari del famoso quotidiano italiano "La Gazzetta del Mezzogiorno".
Sono passati più di 30 anni da quell'articolo e, già all'epoca, si metteva in luce come le spoglie del Nazariantz fossero custodite e non disperse. 
Queste spoglie furono raccolte nel silenzio e senza clamore da Diran Timurian, capo delle maestranze armene del Villaggio "Nor Arax" di Bari e primo figlio spirituale del poeta, chiamandosi come suo Padre Diran! Ah felice coincidenza! Quell'uomo morto prematuramente strappò alla famiglia in punto di morte la promessa di non lasciare andare mai via le spoglie di Hrand Nazariantz, così la famiglia le custodisce tuttora in un sacello di propria pertinenza. 
In compagnia di Rupen Timurian ho fatto visita a questo sepolcro per la prima volta 10 anni fa e da allora mi reco periodicamente a mettere un fiore su questa tomba, tra un mazzo di myosotis (nontiscordardimé - Անմոռուկe una rosa rossa (կարմիր վարդ).
Questo è un piccolo segno di Amore verso una persona come Hrand Nazariantz che nulla altro ha dato al mondo se non Amore
Di questa Opera d'Amore tanti sono gli eredi che continuano a portare avanti il vessillo della Libertà (ազատություն) della Fratellanza (եղբայրություն) della Solidarietà (համերաշխություն). 
Il primo fra tutti è Rupen Timurian che da alcuni decenni si batte, assistito dai suoi figli Diran, Dario Rupen e dalla moglie Gigliola, dalle associazioni e dagli amici e dai alcuni parenti, per preservare la memoria degli Armeni di Bari e del Genocidio Armeno. Purtroppo questo argomento sembra diventato, di nuovo, poco opportuno nei rapporti tra le persone e gli stati. Venduto pensosamente al primo offerente in cambio di qualche spicciolo, della TAP, di un po' di caviale, di una manciata di granone per colombi. 
Per tenere alto il ricordo di queste "cose scomode", il Centro Studi Hrand Nazariantz, collaborando a stretto contatto con Centro Studi e Ricerche di Orientalistica, porta avanti la Memoria con attività di ricerca in modo limpido e senza alcun interesse o speculazione o tornaconto di alcun genere, con l'Amore e il Sacrificio. Si premurano, così di onorare insieme tutte le persone che furono protagoniste di quei fatti storici.
Tali fatti e tale storia vengono ultimamente vilipesi da forze esogene e endogene. Ci auguriamo che coloro che minacciano la memoria - che è insieme memoria del popolo Armeno in Diaspora e del Popolo barese - cessino una volta per tutte di infangare il ricordo, la memoria, i martiri.

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