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A Milano 21 marzo il Codice armeno Vite dei Padri - Vark' Haranc'

Casa editrice Nova Charta e Casa Armena di Milano presentano:

IL RESTAURO DEL CODICE ARMENO
VITE DEI PADRI - VARK‘ HARANC‘
l’intervento, il commentario e il progetto di facsimile

Casa Armena di Milano, mercoledì 21 marzo 2018 ore 18.30

La casa editrice Nova Charta, con il patrocinio dell’Unione degli Armeni d’Italia, presenta il restauro di uno dei testi più preziosi e rari conservati presso la Biblioteca Abbaziale della Congregazione Armena Mechitarista nel Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia: il codice frammentario Varkh Harants - Vite dei Padri.
L’opera, risalente alla fine del XV o XVI secolo, composta da cinque fogli miniati, è scritta in nōtragir (una delle principali forme di calligrafia medievale armena). Sarà illustrato il Quaderno di Restauro e il progetto di edizione  in tiratura limitata del facsimile.
L’iniziativa si inserisce nel progetto Salviamo un codice attraverso il quale Nova Charta tramanda e divulga i valori dello studio e della lettura di opere antiche, scegliendo e restaurando codici di particolare importanza che altrimenti rimarrebbero confinati nei caveaux delle biblioteche. 
Alla Casa Armena di Milano il 21 marzo alle 18.30, interverranno: in apertura Ani Martirosyan (pianoforte), e di seguito saluto di Minas Lourian, Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia, direttore del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia; Salviamo un Codice, Vittoria de Buzzaccarini, editore di Nova Charta; La Chiesa e la spiritualità armena, Alberto Peratoner, professore di Metafisica e Teologia filosofica presso la Facoltà Teologica del Triveneto-Padova; Presentazione del manoscritto e delle sue miniature, Anna Sirinian, professore di Cultura e Lingua armena presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; coordinerà l’incontro Pier Luigi Vercesi, inviato del Corriere della Sera. 
“Nel 2015, in occasione del centenario dell’eccidio – racconta Vittoria de Buzzaccarini - visitai la  biblioteca del monastero mechitarista dell’isola di San Lazzaro degli Armeni. Per ricordare una cultura millenaria che non è valorizzata e conosciuta come merita, decisi di inserire il restauro, il commentario e il facsimile del manoscritto Varkh Harants all’interno del progetto “Salviamo un Codice”. Una scelta che coincide anche con il trecentesimo anniversario dell’arrivo a Venezia di Mechitar di Sebaste (al secolo Petros Manuk, 1676-1749), monaco cristiano Armeno, che fondò la Congregazione Monastica Mechitarista nell’isola a lui donata dalla Serenissima Repubblica”.
IL MANOSCRITTO Vite dei Padri

Il manoscritto 1922/1680 della Biblioteca dei Padri Mechitaristi di San Lazzaro a Venezia (d’ora in poi V1922), le cui miniature, grazie al recente restauro, sono state restituite al loro originario splendore, si compone di soli cinque fogli cartacei che furono asportati da uno stesso codice, poi andato probabilmente perduto, contenente una raccolta di Vite dei Padri del deserto in armeno semplicemente Vark‘ Haranc‘, Vite dei Padri. È, questa, una fortunatissima collezione di testi che, modificandosi di volta in volta nelle varie aree, ha attraversato l’Oriente e l’Occidente cristiano rappresentando la fonte principale sulla spiritualità di quel monachesimo primitivo, tanto cenobitico quanto soprattutto anacoretico, che era nato nei centri e nei deserti della Siria, della Palestina e dell’Egitto a partire dal III-IV secolo dopo Cristo. 
Questi preziosi fogli miniati furono portati a San Lazzaro dal padre Nerses Sargisean (1800-1866) al ritorno da un viaggio in Armenia compiuto negli anni 1846-1852. Per facilità di trasporto, i fogli furono piegati in quattro e inseriti all’interno di un altro manoscritto. Il primo foglio del manoscritto si apre con l’ultima pagina del testo della Vita del principe “bizantino” Nerseh, che rinuncia a tutti gli agi della sua condizione per recarsi in Egitto e unirsi ai monaci di sant’Antonio Abate. Seguono: una pagina su due colonne, quella di sinistra occupata dal ritratto di un anonimo principe “bizantino” che, come il precedente,  fugge dalla corte per scegliere una vita di estrema povertà; in quella di destra si legge invece l’inizio della sua agiografia; nel secondo foglio, due episodi riguardanti l’anacoreta egiziano Pafnuzio, con una miniatura a piena pagina che mostra Pafnuzio nell’atto di congedarsi da quattro anziani monaci; nel terzo foglio la Vita di san Macario l’Egiziano, con una miniatura che ha per soggetto la guarigione di un leoncino cieco da parte degli anacoreti Macario e Marco, e un testo che mette l’accento sul rigore estremo delle pratiche di vita del religioso; nel quarto foglio una miniatura con sei monaci alla ricerca del Paradiso terrestre se la Vita di san Macario di Roma; nel quinto foglio una pagina  interamente occupata dalla miniatura illustrante la visita del vescovo Teofilo a Pambo, e sul verso una miniatura a piena pagina di  Pambo e i suoi discepoli.