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Bari e Nazariantz e i venti dell’Armenia - Una sintesi critica della Biografia di Hrand Nazariantz di Carlo Coppola



Il titolo di questo post è un omaggio esplicito all'amico Arthur Alexanian, Il bambino e i venti d'Armenia. Il gioco della memoria di un bambino, pubblicato da Ibiskos di Empoli. Arthur come molti altri italo-armeni della sua Generazione è un figlio diretto della diaspora Armena. In lui come in tanti altri è maturata la coscienza dell'Armenità. 
Quella di Hrand Nazariantz è invece la generazione di molti di coloro che furono coinvolti nel Genocidio direttamente, come gli intellettuali della rivista "Mehyan" o di altri circoli culturali della Costantinopoli del primo decennio del XX secolo. Come molti sanno quella di Hrand Nazariantz è una figura non ignota nella letteratura armena, Nazariantz era nato a Iskudar secondo alcuni documenti 1886, ma più probabilmente nel 1880. Studiò a Costantinopoli al collegio Berberian e, in Europa, vivendo prima a Londra poi a Parigi e probabilmente anche in Svizzera, dove già si trovavano altri suoi compatrioti e amici. A seguito di un grave ictus che colpì il padre, e che avrebbe colpito anche lui stesso alla fine della sua vita, fece ritorno a casa per prendere il suo posto nella direzione della fabbrica di tappeti e ricami, che già risultava corrispondente commerciale della famosa Goldsmith Brothers di Londra. Sin da subito il suo interesse e l'attività letteraria si dovette mescolare con l'attività imprenditoriale, che non sappiamo quale successo ebbe dopo il subentro di Hrand. L'impegno del nostro si moltiplicò in numerosi lavori di produzione poetica ed estetica, traduzione da Enrico Cardile a Grazia Deledda e Torquato Tasso, Gian Pietro Lucini e Filippo Tommaso Marinetti, da Malcom MacLaren e Kostis Palamas a Émile Verhaeren, ma anche recensioni e adattamenti. In questo clima di fervida attività scritturale entrò a far parte anche della "Commissione editoriale della Grande Biblioteca di Costantinopoli" e in questo contesto sostituì molto probabilmente Eghia Demirchibashyan, gravemente ammalato e poi morto improvvisamente nel luglio 1908. In pochi mesi Nazariantz perse sia il padre che questo caro amico che era stato per lui il padre letterario. Nel febbraio 1913, venuto probabilmente a sapere di azioni che si preparavano contro di lui da parte del governo ottomano a causa della sua presunta propaganda rivoluzionaria, Nazariantz decise di sposare la cantate lirica Maddalena De Cosmis originaria di Casamassima (Bari) che frequentava ormai dagli anni della sua permanenza i Europa e a trasferirsi in Italia con lei. Il matrimonio avvenne in Turchia il 10 febbraio, pochi mesi dopo fu ripetuto a Bari dopo che gli sposi ebbero ottenuto la necessaria dispensa canonica. A Bari Hrand diede vita al "Comitato Pro Armenia" cui aderirono alcuni dei nomi più illustri del panorama culturale italiano, come Giovanni Verga e Luigi Pirandello e alcuni scienziati come il geografo prof. Carlo Maranelli, presidente del Circolo Filologico Barese e il pedagogista e Servo di Dio prof. Giovanni Modugno. Sin da subito iniziò a manifestarsi la sua necessità di lavorare per vivere: si dedicò all'insegnamento della lingua inglese nell'Istituto Superiore dove ebbe come colleghi altri intellettuali tra cui lo stesso Modugno, assunto per chiara fama, e lavorò come traduttore e impiegato per diverse ditte. Incoraggiato dall'editore, e scrittore Piero Delfino Pesce di Mola di Bari iniziò a collaborare anche con la casa editrice Humanitas e nel 1920 pubblicò due raccolte di liriche, che comprendevano molte delle traduzioni. A partire dalla metà degli anni 10 iniziò a ipotizzare la realizzazione di un luogo di aggregazione, accoglienza e lavoro per gli armeni superstiti delle stragi compiute contro il loro popolo in Asia Minore. Questo lavoro richiese molti anni di lavoro e il reperimento di risorse economiche che Nazariantz non possedeva assolutamente per cui si dovette affidare a varie associazione come l'Umanitaria, la Croce Rossa Italiana, l'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno e infine la Diocesi di Bari. Visse a lungo tra il centro della città e nel “suo” Nor Arax dove era stato realizzato il suo utopico disegno di radunare gli Armeni provenienti in massima parte dai campi di accoglienza gestiti dalla Croce Rossa in Grecia. In pochi anni gli Armeni avevano messo su famiglia ed era stata avviata la lavorazione dei pregiati tappeti gestita attraverso varie società esterne di breve vita. Collaborò attivamente alle trasmissioni culturali di Radio Bari tra anni Quaranta e primi anni Cinquanta, in seguito trovatosi in gravi condizioni di indigenza e malattia, Nazariantz si trasferì prima a Conversano dove fu assistito nel "reparto vecchi" dell'Ospedale Jaia poi a Casamassima al seguito della seconda moglie Maria Lucarelli. La sua produzione letteraria continuò a circolare in tutti gli ambienti intellettuali e fu candidando, ma forse con poca convinzione, al Premio Nobel della Letteratura. Morì nel Policlinico di Bari il 25 gennaio nel 1962 come riporta il suo atto di morte. Nazariantz non perse mai l'interessa per la Causa del suo popolo armeno, ma ridusse moltissimo negli ultimi anni il suo impegno soprattutto a seguito delle tante offese ricevute proprio dal fuoco amico. Solo alla fine degli anni Ottanta si tornò a parlare di Nazariantz e solo allora l’Amministrazione Comunale, su suggerimento e iniziativa della sua famiglia, volle intitolare una importante strada del quartiere Libertà alla memoria sua memoria e finalmente nel 2013, volle far erigere una Croce di Pietra nel giardino antistante la casa del portuale Nazario Sauro sul lungomare Imperatore Augusto. La memoria degli Armeni di Bari e lo studio dell’intellettuale Nazariantz è preservato oggi avanti dall'Associazione Armeni Apulia e dal Centro Studi "Hrand Nazariantz" di Bari.

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