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Hrant Dink oggi come allora (2007-2023) di Carlo Coppola






Essere postumi a se stessi, e allo stesso tempo sempre presenti, anche dopo che ti hanno infilato nel corpo svariate pallottole. Dopo che sei morto e il tuo corpo esposto al pubblico ludibrio dai servi segreti turchi, Lupi Grigi dei miei stivali.
Riverso nel suo sangue se ne stava Hrant Dink e lo è ancora nel giorno nell'anniversario della sua morte.
Un intellettuale e un giornalista armeno di Turchia.
Così lo ricorda il prof. Boghos Levon Zekiyan vescovo degli Armeni Cattolici ad Istanbul: "Hrant era effettivamente diventato una figura emblematica già in vita, a causa della sua linea politica e per alcuni tratti della sua personalità che sembravano misteriosi, apparentemente inspiegabili, e persino sconcertanti. Simili riserve erano ricorrenti specialmente tra gli armeni, e certamente quelli Armeni non costituivano non è un'eccezione non è un fenomeno raro le riserve erano piuttosto indicative del disagio di vasti strati dell'opinione pubblica armena, sia nella diaspora sia in quegli ambienti dell'Armenia che hanno qualche conoscenza più approfondita degli eventi e delle personalità della diaspora."
Hrant tu manchi, ancora di più in questa confusione identitaria attuale, a questa povera Armenia, a questa povera Turchia, a questo povero, povero mondo dove se proclami una identità e di essere qualcosa coerentemente ti rispondono che sei "fascista" e dove gli unici violenti e perversi sono questi insopportabili accusatori.
Ci manchi nuovamente in questo ennesimo scollamento tra l'Armenia e la diaspora. 
Manca la tua voce accorata fuori dal coro. 
Manca la tua capacità critica. 
Manca il tuo realismo spesso fastidiante. 
Manchi nella lealtà. 
Manchi nel non essere un venduto come tanti.
Manchi nel non essere un "mendicante nobile".
Manchi come intellettuale inorganico, 
perché non puzzi di piaggeria.
Manca la tua integrità.
Ci manchi Hrant Dink.

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