Tre Liriche di Nazariantz da "I Sogni Crocifissi"
"Sogni crocifissi" di Hrand Nazariantz
Bari ha un ospite illustre, un Armeno: Hrand Nazariantz. Egli vive nella città nostra la vigilia ardente della sua grande e generosa Patria. Di lui che anche fra i nostri più graditi collaboratori ci siamo occupati altre volte; prossimamente diremo ampiamente di un suo libro in versi che fra qualche settimana la casa editrice concittadina "Humanitas" diretta con studio costante e con grande da Piero Delfino Pesce, pubblicherà.
Bari ha un ospite illustre, un Armeno: Hrand Nazariantz. Egli vive nella città nostra la vigilia ardente della sua grande e generosa Patria. Di lui che anche fra i nostri più graditi collaboratori ci siamo occupati altre volte; prossimamente diremo ampiamente di un suo libro in versi che fra qualche settimana la casa editrice concittadina "Humanitas" diretta con studio costante e con grande da Piero Delfino Pesce, pubblicherà.
Sono i sogni crocifissi nella versione italiana di albicocca vile che prossimamente presto recensiremo e di cui oggi si è dato offrire ai lettori una bella primizia, grazie alla cortesia dell'autore dell'editore.
Diamo alcune liriche fra le più significative, nell'ardita versione di quel forte ingegno originale che è Enrico Cardile.
SERA
Vieni: nel oblio profondo
seppelliamo il Passato
i ricordi
e nella sera immensa deserta di opale
chiudiamo il libro d'oro
della nostra Speranza.
Così senz'avvertenze
trascorriamo:
come una stella sanguigna
per questo cupo firmamento
fra tante ardenza splendeva
la viva face del cuore
nostro
il nostro povero Me...
Ecco la notte:
o preparata ansia de le rose
per l'ora fatale e suprema!
Mentre la notte vasta si rischiara
l'anima nostra
superba sofferente
dopo aver sette volte
rabbrividito con i cipressi del bosco divino
- senza rimpianto -
s'eleva o vanisce.....
I BACI
Conosco i baci fioriti
senza rumor sulle bocche
pallide come morenti
Conosco i baci infuocati
Solo il materno pianto
Gorgoglio il ruolo profondo
conosco baci eternali
Fiore di labbra cristiane
a puri altari celesti
conosco i classici ardori
[perdutisi] in bacio che segna
tacita adorazione
[] per i cuori dolenti
di un bacio un unico bacio
che attenua sempre il dolore
SUL BATTELLO D'ESILIO
Battello d'Esilio, dove rechi
l'anima peregrina?
Nel vespero incantevole
da l'alito caldo,
le tue vele si incendiano
sanguinosamente...
Dove, in tal porto rechi
tu la triste anima
tragica e disperata
- in coma sotto gli allucinanti
bagliori del tramonto -
dove, dove o arcano
mio battello d'esilio?
verso qual meta t'[a]gita
il folle sogno
che rantola e sogghigna
ne l'infinito spazio
ed attende la Tenebra?
quale atroce secreto, o taciturno
ascondi a la mia anima,
a questa realtà fantastica
chiusa ne la sua amara nostalgia
per cui tu sembri un feretro ardente
nel tumultuar de la sera levantina
inconsolabile e inconsolata?
O mia anima!... Spinta ferocemente
verso il grande Miraggio
- e chiama e chiama invano -
tu incontri ovunque
sotto gli occhi dolorosi
gli esecrati orizzonti ove sta scritta
la superba parola,
vuota parola
costante sospiro e dileggio,
parola senza dio,
fredda e passionata,
ma cristiana a e pagana,
odio ed amore
meditazione tormento saggezza
La "Morte" La "Morte"....
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