"Il Grande Poeta Armeno Hrand Nazariantz" articolo di Juan Estelrich del 1922 nella traduzione italiana di Carlo Coppola
In occasione del 143° anniversario dalla nascita di Hrand Nazariantz proponiamo un suo ricordo letterario attraverso le parole scritte su di lui dal famoso critico spagnolo-catalano Juan Luis Estelrich Perelló (Artá, 1856 - Palma de Mallorca, 1923). Il profilo è tratto dalla rivista dal numero di luglio 1922 della rivista"Prisma". L'articolo era allora accompagnato da un ritratto di di Joaquin Biosca i Vila (Barcelona, 10 febbraio 1881 - Barcelona, 28 settembre 1832).
HRAND NAZARIANTZ nasce a Costantinopoli, da genitori armeni, l'8 gennaio 1880.
Con lui sembra emergere in Armenia il ruolo innovativo e ribelle della poesia simbolista; non virtuosismo retorico o decadente, ma ampia espressione di concetti e qualità di colori. L'opera poetica di Hrand Nazariantz è varia e multiforme, nutrita di amore e sofferenza, orrore e bellezza, scetticismo e fede. Come ha detto un suo biografo, egli unisce una profonda sensibilità poetica a una meravigliosa contemporaneità d'azione. Sognatore innamorato della vita, ha scritto Janock Armen, grande critico del suo paese, cerca il significato intimo e profondo della voluttà lirica che "Vita e Sogno" ci offrono, confusi allo stesso tempo. Elegiaco, "ha saputo mescolare l'inchiostro con le lacrime".
Ma nonostante il suo orientalismo, ci inganneremmo molto se volessimo vedere in lui solo un paziente mistico e sonnolente, un cavaliere ebbro ed estatico del Nirvana.
Al contrario, Hrand Nazariantz agisce in modo veramente eroico, all'interno della sua doppia missione patriottica e artistica. È un poeta puro e un patriota esemplare purissimo. Il tono con cui ci parla e la sua sensibilità sono alquanto nuovi e posso apparire strani per il nostro gusto occidentale, ma sono determinati o giustificati da un fondamento di complessa e moderna umanità che ce lo rende accessibile e lo fa considerare uno dei più grandi letterati universali del momento presente.
Non temiamo, a considerarla così, pensando alla grande distanza di spazio ed etnica che ci separano da lui, poiché c'è una grande fraternità di ideali tra questo poeta e gli occidentali.
Hrand Nazariantz mantiene un culto sacro per le sue terre e si preoccupa di valorizzare la storia e le glorie del suo paese agli occhi del mondo.
Ci auguriamo che l'intensificarsi dell'interesse e della conoscenza, tra noi, delle lingue orientali, ci consenta un giorno di tradurre direttamente nella nostra lingua l'intera opera di Hrand Nazariantz, insieme a quella di altri illustri interpreti dell'anima armena, come Elia Demirgibashian, e Archak Tchobanian ecc.
Insomma: la poesia di Hrand Nazariantz è forse l'unico "oriente" essenziale che possiamo assimilare, o al quale possiamo accostarci, data la sua arte, la sua forza e il suo ideale. L'Armenia insanguinata e in fiamme - quell'Armenia che ci appare ancora abbandonata alla furia dei curdi - domina in tutta la sua opera, aureolata dal martirio e come suo centro di sensibilità.
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