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Omicidio di Poghos Poghosyan al caffè Aragast: un caso ancora aperto





Sembrava un "cold case" che non interessava più a nessuno quello della morte di Poghos Poghosyan avvenuto presso il caffè-ristorante "Aragast" di Yerevan il 25 settembre 2001. 
Secondo varie fonti locali il cittadino era stato pestato a morte dalle guardie del corpo del secondo presidente della Repubblica di Armenia. Le medesime fonti aggiungevano che Poghosyan era un esponente della "Federazione Rivoluzionaria Armena" e che questo partito non avesse mosso un dito per difendere il proprio esponente, preferendo non scalfire i rapporti con la Presidenza della Repubblica. 
In un clima politico apparentemente stabile e calmo, l'uomo seduto al bar, vedendo il Presidente della Repubblica d'Armenia e suo compagno di classe, uscire dal locale al termine un concerto di Aznavour lo aveva salutato in modo un po' troppo familiare e irriverente con un: "Privet Rob" ("Barev Rob" secondo altre fonti) a memoria imperitura del "Privet Koba" indirizzato da Garegin Njdeh a Iosif Dzugashvili detto Stalin). 
A quel punto sarebbe stato preso di peso e portato nei bagni del ristorante dove sarebbe stato colpito da una gragnuola di pugni e calci che non avrebbero potuto lasciargli scampo. Il caso aperto inizialmente aveva portato all'incriminazione di una della guardie del corpo del secondo presidente, tale Aghamal Harutiunyan, meglio noto come Kuku. La posizione di quest'ultimo sarebbe stata ben presto derubricata a favore di un malore della vittima che avrebbe sofferto secondo i medici legali di patologie pregresse.
Il caso dell'omicidio di Poghos Poghosyan al caffè "Aragast" è stato ufficialmente riaperto nel 2019 in un clima di riforme della giustizia volto a far luce su casi di bullismo compiuto dalle forze dell'ordine al servizio della politica. In quel frangente si sono moltiplicati i messaggi di incoraggiamento verso gli organi della giustizia investigativa da parte della crescente opinione pubblica armena. Il tentativo era quello di contribuire a ricercare una verità giudiziaria su uno dei tanti "casi scottanti" che hanno contraddistinto l'Armenia dalla sua indipendenza fino alla "Rivoluzione di Velluto". In seguito furono rese note una serie di circostanze la prima, oggetto di indagine furono i presunti "risarcimenti" dato alla famiglia di Poghos Poghosyan il cui nipote, Samvel Poghosyan, diventò rettore della Facoltà di Pedagogia "Khachatur Abovyan". Inoltre il 9 settembre 2018 lo stesso Kuku aggredì fisicamente e verbalmente una giornalista del Primo Canale della TV Pubblica Armena intenta a documentare lo striscione sul caso "Barev Rob" posto davanti alle cancellate del Parlamento Armeno.
Nel gennaio 2020, infatti, dopo ulteriori indagini, i pubblici ministeri hanno chiesto alla Corte d'Appello di riconsiderare il verdetto di colpevolezza di Aghamal Harutiunyan e ordinare un nuovo processo. Per farlo, comunicarono l'esistenza di ulteriori prove che la morte di Poghosyan fosse un omicidio aggiungendo che esso era stato commesso da "un gruppo di individui". Il 6 luglio 2020, il tribunale ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri e il caso è stato rinviato al tribunale di primo grado di Yerevan.


Una nuova pagina della vicenda è stata scritta lo scorso 26 ottobre 2022 con l'apertura di un procedimento penale a carico dei periti che condussero le prime indagini autoptiche sul cadavere Poghos Poghosyan. 
Il procedimento penale è stato avviato sulla base della relazione del Procuratore aggiunto della Repubblica d'Armenia competente per i dei distretti amministrativi di Erebuni e Nubarashen ai sensi dell'articolo 504, parte 2, comma 2 del Codice Penale della Repubblica di Armenia, ovvero: dare una conclusione falsa in relazione a un reato grave o particolarmente grave.