27 ottobre 1999 - 27 ottobre 2022: La memoria di una strage di Carlo Coppola
Anche quest'anno siamo al 27 ottobre ricorrenza della strage compiuta nello stesso giorno del 1999 da un commando armato, nella sala del Parlamento Armeno.
Questa data ha per l'Armenia lo stesso sapore viscoso del sangue fresco in bocca di una data storica per l'Italia quella del 16 marzo 1978.
Nella Strage avvenuta nel Parlamento Armeno persero la vita il Primo Ministro Vazgen Sargsyan, il Presidente del Parlamento Karen Demirchyan, Yuri Bakhshyan, vice presidente dell'Assemblea nazionale Ruben Miroyan, vicepresidente dell'Assemblea nazionale, Leonard Petrosyan, ministro degli affari urgenti, Henrik Abrahamyan, membro del Parlamento, Armenak Armenakyan, membro del Parlamento, Mikayel Kotanyan, membro del Parlamento. Questa strage ha talune somiglianze con quanto avvenuto in via Mario Fani a Roma. In quell'eccidio persero la vita 2 Carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e 3 agenti di Polizia: Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino, e fu rapito il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro il cui corpo sarebbe stato ritrovato nelle prime ore 9 maggio dello stesso anno.
Due stragi di statisti, due stragi di stato, contro altrettanti padri della Patria. Siamo di fronte a due modi per eliminare l'avversario attraverso l'utilizzo strumentale, almeno in fase esecutiva, di fazioni e sottobosco di eversione cui attribuire alla fine ogni male.
La mano degli assassini materiali era guidata in entrambi i casi: gente che fino al giorno prima si sarebbe sparata sui piedi per imperizia, diveniva improvvisamente precisa e fredda, calcolatrice fino al millimetro con l'arma in pugno, guidata dalle Erinni, dalle divinità Cotnie, dalle Gorgoni figlie di Forco, dando il tempo agli uccisi o ai rapiti di pronunciare anche parole, un testamento spirituale, come Cristo sul Golgota. I terroristi, ragazzi invasati con vezzi di intellettualità, diventavano burattini sotto il giogo e la strumentalizzazione della politica costituita, che governa, che fa affari all'ombra di una Guerra Fredda mai cessata e come ogni demone che si rispetti gioca a nascondino, occultando la propria presenza anche a una parte degli stessi esecutori materiali.
Il risultato è comunque spettacolare, o meglio un puro spettacolo. Nel caso Moro è un dramma cinematografico in due parti, con tanto di comparse, motociclisti, barman, fiorai presenti o assenti, costumisti, attrezzisti e muratori, fotografi di scena e ciacchisti, commenti musicali diegetici ed extra diegitici, dilatamenti temporali a conferma degli azzardi registici, esplicitati da continui vezzi grammaticali, coreografie impeccabili, consulenze di maestri d'armi, come sul set del "Buono, il Brutto, il Cattivo" di Sergio Leone. Nel secondo caso, quello del 27 ottobre a Yerevan, teatrale, il dramma è un dramma di senecano, nessuna innovazione, nessuna sperimentazione ma solo una riscrittura precisa e rigorosa: dell' "Edipo Re", un dramma asciutto, senza introspezione se non quella dell'eroe, quello che la mente dei mandanti cercavano di creare agli occhi del popolo. Edipo/Karen da mostrare come il generatore di tutti i mali, ma Edipo non aveva seguaci se non Antigone, e Creonte era pronto ad affermare definitivamente il suo potere scacciando ogni sorta di opposizione. Solo dopo, solo in ultimo, sarebbero arrivate le introspezioni psicologiche postume. La performance teatrale più classica ambientata in una unità di spazio e tempo, ma piena di antefatti, come un dramma sheakesperiano.
La firma registica del dramma è ben evidente, tanto che il demiurgo, Creonte, esce egli stesso a prendere gli applausi sul palco alla chiusura del sipario, come un Giorgio Armani a fine sfilata: stessa maglietta a maniche corte anche d'inverno a incorniciare un torace luciferino, un corpo di vecchio-giovane, incattivito di palestra, carcere e tanta autodeterminazione!
Ma questo è anche un anno particolare, è infatti, il primo anniversario senza Rima Demirchyan vedova di Karen Demirchyan, che fino alla fine dei suoi giorni si era battuta per la memoria del Marito.
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