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Un'ambasceria di un re d'Armenia alla corte di Giacomo I il Conquistatore



Trascriviamo e traduciamo questo articolo scritto dall'accademico catalano Joaquim Miret i Sans (Barcellona​​9 aprile 1858 Barcellona, 30 dicembre 1919) che fu pubblicato sul numero del 2 febbraio del 1908 sulla rivista Lo Geronès, con titolo "Una ambaixada del Rey d'Armènia a Jaume Ier". La nostra traduzione porta il titolo di "Un'ambasceria di un re d'Armenia a Giacomo I il Conquistatore". Il nostro titolo si distacca un po' dalla originale nel tentativo di chiarire alcuni aspetti fondamentali di questo scritto importantissimo che nel corso del Novecento è stato più volte citato e ripreso oltre che ritrascritto. Si vedano ad esempio "La Creuada a Terra Sancta" (1269-1270) di Fransch Carreras y Candi, (1910) pubblicato negli atti del I° congreso de historia de la Corona de Aragon Pt. 1° pag. 106-138 e Fernando Soldevila, "Pere el Gran", parte I, vol. I, Barcellona, 1950, pp.122-123.
Nel suo breve articolo Joaquim Miret i Sans chiarisce, di non aver alcuna idea su chi fosse il re dell'Armenia che aveva inviato l'ambasceria e di non essere stato in grado di stabilirlo neppure leggendo gli storici che maggiormente si erano impegnati nella pubblicazione dei documenti riguardanti le relazioni diplomatiche di re Giacomo I d'Aragona, detto il Conquistatore. Miret i Sans, non possedendo quel dato fondamentale, si lascia andare ad illazioni e congetture su come e perché sia nata questa ambasceria. Sappiamo oggi che il re d'Armenia in questione era Aitone I, della dinastia degli Hetumidi, re della Piccolo Armenia dal 1226 al 1269, anno in cui si ritirò in un monastero francescano col nome di Makarios. Inoltre, nelle conclusioni del suo testo Miret i Sans mostra di confondere i Mongoli con i Mamelucchi e sbaglia nel considerare caduto il regno d'Armenia (Piccola Armenia/Cilicia) alla data del 1264. Il regno d'Armenia era, infatti, alleato dei Mongoli, proprio grazie ad una serie di ambascerie che dal 1247 Aitone aveva inviato al Khan dei Mongoli. Egli stesso nel 1254 aveva visitato la Mongolia e truppe armene, come è noto, collaborarono direttamente con l'esercito mongolo alla presa di Baghdad proprio contro i Mamelucchi. Scegliamo, infine, di tradurre in lingua italiana le parti introduttive e conclusive del testo, lasciando nell'originale, catalano misto a latino, ciò che Miret i Sans dice di aver trascritto. Per comprendere alcune parti oscure del documento è stato necessario confrontare questa trascrizione con un'altra riportata nel saggio "La Creuada a Terra Sancta" (1269-1270) Fransch Carreras y Candi, da cui apprendiamo anche la collocazione del testo Arxiu general de la Corona d'Aragó, nella relazione 17 dedicata a Don Jaume I (R. 17. f. 110). 
Questo breve scritto è dai noi dedicato a S. E. Sos Avetisyan, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica d'Armenia presso il Regno di Spagna.


[Jerónimo] Zurita [y Castro], [Antonio de] Capmany [y de Montpalau] e [Charles-Jean-Marie de] Tourtoulon [in diversi tempi] hanno rivelato notizie e documenti circa le ambascerie inviate dal Sultano di Babilonia, dai Khan di Tartaria, dagli imperatori di Costantinopoli e altri sovrani orientali al re Giacomo il Conquistatore. Tuttavia, nessuna indicazione è stata data circa arrivo in Catalogna dei messaggeri di un ignoto re d'Armenia, alla fine del 1264 o nei primi giorni dell'anno successivo. Conosciamo un solo documento che giustifica questo fatto storico anche se ancora in modo indiretto. È la nota della consegna dei doni che portarono questi ambasciatori, all'Infante Pietro, il 26 gennaio 1265, trascritta nel verbale 17 di quelli riferiti al regno di Giacomo I  nell'Archivio della Corona d'Aragona:

«VII kalendas februarii anno Domini MCCLX quarto venerunt nuncii Regis de Erminia coran domino Infante Petri cum hiis joyis qui sequunt:

In primis IIIor  pecie de Cameloto
item IIIIor pannos cum Auro 
item VII pannos de Seda 
item VI archos 
item V peiras se scanno
item III toualons cum auro et seda
item II bendas de sanenar cum auro et seda
item I pomo dargent ab ymagens daurades per cremar aloe
item una cabseta de fust plana de aloe
item II spades 
item unum cultellum cum lima
item unam limam descopre 
item II carcaxs ab sagetes e ab correges et ab tot lur guarniment. 
item III masses, de quibus dedit unam Qilaberto de Crudillis, aliam Eugeneo Lupi 
item una destral
item II Esclavons quos tenet Dominicus de Oscha item II saenadors de bèsties, de quibus dedit unum Enegoto alium etiam Dominicus de Oscha 
item I drap de Seda qui esta dauant los uls, darmar, per la pols 
item viginti quatuor paria et medium de pilots in quibus non habet astas 
item Duo guarnimenta Equi de corio 
item II testeras 
item VIII streps
item II Escudeles et II Enaps de terra
item una pel de Onça 
item una façquia de Seda et V de lana
item II sellas de Caual
item II de palafredo et IIII bardons de les quals pres la una lo Senyor Infant obs de Cavalchar.
Tot asso damunt dit liura lo senyor Infant au Bernat de Peralada reboster seu.»

C'è da supporre che quando i messaggeri dell'Armenia giunsero in Catalogna e trovarono fuori il monarca, che trascorse la seconda metà di novembre e tutto il dicembre 1264 e gennaio e febbraio 1265 in Aragona, decisero di consegnare i doni ed esporre gli oggetti che accompagnavano quella ambasciata all'Infante, senza andare a presentarsi a Don Jaume, infatti egli si trovava in momenti di grande ansia e pericolo, a causa della ribellione dei nobili aragonesi e del proprio figlio don Ferran Sanchez. Non sappiamo chi fosse quel re d'Armenia, perché questo paese era stato da tempo conquistato e occupato dai Tartari o Mongoli. Si congettura che qualche principe della dinastia nazionale di quella terra rimase indipendente nella parte più vicina al Mar Nero e che, conoscendo la gloria e il nome del re don Jaume, approfittò della presenza in quelle acque di alcuni nave di mercanti catalani, per inviare i loro messaggeri in Catalogna. Comunque sia, questa scritto testimonia un ulteriore omaggio reso dai sovrani stranieri all'esaltato e laborioso conquistatore di Maiorca e Valencia.

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