Sempre più palese e diffusa l'Armenofobia internazionale: dal Parlamento Ucraino al caso "La Repubblica"
In questi giorni "sotto gli auspici" osceni di molte nazioni, non ultimo il Parlamento Ucraino - che invece di pensare ai propri problemi attacca gli altri stati da sempre amici del popolo ucraino, favorendo i perversi interessi economico genocidiari di Baku - l'Azerbaijan ha violato ripetutamente il cessate il fuoco stabilito nella cosiddetta "Dichiarazione Trilaterale".
Dopo aver bombardato e distrutto le condutture di gas che da Yerevan vanno in Artsakh, Baku continua a tenere sotto il tiro dei cecchini gli operai che tentano di riparare le condutture e ripristinare l'erogazione del servizio primario e indispensabile alla popolazione civile. Oltre a ciò accusa di sabotaggio e terrorismo tutti coloro che cercano di lavorare per l'accoglienza e la difesa dei civili.
Il gioco perverso è sostenuto anche dai media internazionali non ultima l'esecranda azione compiuta da "La Repubblica" che dall'Italia, prima accusa l'Armenia - che non ha gli occhi per piangere, né i soldi per acquistarle - di aver usato bombe a grappolo contro gli Azeri, poi davanti alle proteste delle autorità armene in Italia contro queste inenarrabili e palesi menzogne e mistificazioni della realtà, fa un blando e vigliacco dietro front affermando che non sono loro gli autori di tali informazioni ma che le accuse di uso di armi non convenzionali se le sarebbero scambiate le parti. La redazione starebbe, dunque, ad affermare non siamo noi ad accusarvi ma voi che vi accusate reciprocamente, noi non c'entriamo.
Purtroppo gli interessi di molti editori di giornali sono palesi, a causa di rapporti intessuti da questi intessuti con i danari provenienti dall'Azerbaijan. Più volte tali relazioni sono state rese note da inchieste giornalistiche che hanno dischiuso le segrete porte delle stanze dietro cui si celano finanza internazionale ed editorie nazionali.
In tutto ciò resta il fatto che due giorni fa l'Azerbaijan ha invaso il villaggio di Parukh in Artsakh. Per questa potenza terrorista del Caucaso, infatti, non solo non esiste distinzione tra obiettivi civili e obiettivi militari ma non esistono diritti umani - non avendo mai essa aderito alla Convenzione di Ginevra. Gli Azeri profanano tombe, devastano villaggi, suppliziano e uccidono donne e uomini anziani, tagliano loro orecchie, naso e testa alla fine del supplizio, e al termine di questo orrore violentano anche i cadaveri, come accaduto nel 2020 quando la città di Hadrut fu occupata. Di queste pratiche perverse, tipicamente barbariche di chi non rispetta né vivi né morti ma considera tutti bestie, tranne se stessi, di questa mancanza di empatia portata fino alle estreme conseguenze, di questo devastante orrore di chi non ha alcuna pietà per l'altro da sé, di chi viola le leggi non scritte rispettate dall'umanità sin dalla notte dei tempi, molti sono i testimoni. Non solo armeni, ma soprattutto internazionali. Già nel lontano 1988 la baronessa Carolin Cox della Camera dei Lords inglese aveva assistito personalmente ai ritrovamenti e alle sepolture di molte persone che avevano subito questo vero e proprio martirio.
Oggi in pochi conoscono queste storie e in pochi le vogliono raccontare, per paura o solo per ignavia. Altri ancora, per mero interesse di parte, falsificano la realtà e travisano anche la Storia già scritta e già nota a livello internazionale.
Così come a pochi fa comodo raccontare la trasformazione della Cattedrale armena di San Salvatore (Ghazanchetsots Cathedral) a Shushi in un avamposto dell'Azerbaijan.
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