Oggi scade un “trattato” vergognoso e illegale. Una breve lettura del Trattato di Mosca del 1921.
Riceviamo e pubblichiamo dal prof. Grigor Ghazaryan, docente di Lingua Italiana presso l'Università Statale di Yerevan ed ex funzionario del Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia, una interessante lettura del Trattato di Mosca, documento firmato nella capitale sovietica il 16 marzo 1921. Il trattato di Mosca fu un trattato d'amicizia firmato da una sorta di ONG tra la cosiddetta Grande Assemblea Nazionale Turca (TBMM) e il governo bolscevico della Russia sovietica. All'epoca, non erano ancora state istituite né la Repubblica di Turchia né l'Unione Sovietica. Basta guardare le fisionomie dei presenti al tavolo per comprendere il livello di truffa, ruberie e violenza presenti in questo osceno documento che ancora oggi regge i rapporti tra ex URSS e Turchia.
Ricorre oggi il centesimo anniversario del cosiddetto Trattato di Mosca, noto anche come “Trattato di fratellanza” tra Lenin e Kemal. Un trattato illegale dal punto di vista del diritto internazionale, in quanto escludeva la partecipazione della parte armena, i territori della quale venivano divisi tra la Russia dei bolscevichi e la Turchia ottomana.
Gli armeni vennero privati dalle terre dell’Armenia Occidentale, con città armene culturalmente ricche, migliaia di monumenti cristiani di rilevanza mondiale... In cambio del porto di Batumi, i Russi regalarono ai turchi anche l’intera regione di Surmalu della valle dell’Ararat, insieme al Monte Biblico Ararat, sacro simbolo dell’Armenia fino ad oggi.
Sul sito dell’enciclopedia Britannica, per esempio, leggiamo: “Le relazioni diplomatiche tra nazionalisti e sovietici iniziarono nell'agosto 1920 e portarono al Trattato di Mosca, che risolse le controversie sui confini dando Kars e Ardahan alla Turchia e Batumi alla Russia e con il quale i sovietici riconobbero la leadership nazionalista sotto Mustafa Kemal (in seguito denominato Kemal Atatürk) come unico governo in Turchia. Come risultato del trattato, i sovietici fornirono ai nazionalisti armi e munizioni, che i turchi usarono con successo in una guerra contro la Grecia nel 1921-1922.”
Un altro punto degno di nota è che con tale Trattato, la parte turca aveva avanzato la richiesta riguardo all’autonomia dei turchi residenti in Agiaria e fino ai nostri tempi la Turchia fa riferimento allo stesso Trattato di Mosca solo per proteggere i diritti dei turchi. Ciò si verificò quando l’ex Presidente georgiano Mikhail Saakashvili intraprese dei passi concreti per prendere il controllo dell’autonomia dell’Agiaria (ricordiamoci che prima dell'istituzione del controllo dell'autonomia da parte del governo centrale nel 2004, l'Agiaria controllava in modo indipendente il confine con la Turchia, secondo l'emendamento alla Costituzione del Georgia del 2000, poi cancellata il 5 luglio 2004. I turchi, senz’altro, si ricorderanno del noto Trattato quando gli conviene…).
Il noto Trattato, comunque, era completamente illegale e non valido, in quanto violava in modo palese i principi fondamentali del diritto internazionale, in specifico le norme consuetudinarie (jus cogens). Però il suo vero obbiettivo si basava su un materiale rubato, una “valuta sporca” rappresentata dalle terre storiche dell’Armenia. Così, due attori, nessuno dei quali era ancora stato riconosciuto e nessuno dei quali aveva il diritto o era stato delegato a firmare il vergognoso documento – in quanto né le delegazioni russa (bolscevica), né quella turca (kemalista) rappresentavano i rispettivi governi – hanno diviso tra di loro le terre storiche degli Armeni.
La Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa non esisteva come un soggetto riconosciuto a livello internazionale, la parte turca era formata da persone prive del diritto di legazione, invece la Grande assemblea nazionale turca di cui facevano parte tali rappresentanti della delegazione era registrata come un organizzazione non governativa, la quale secondo l’Articolo 7 della Costituzione al tempo in vigore, non era dotato di alcun diritto di rappresentanza nei confronti dello stato.
Inoltre, la parte del Trattato che riguarda l'Armenia è una violazione del diritto internazionale, poiché i trattati possono riguardare solo i suoi firmatari e non creano o assumono alcuna responsabilità per terze parti che non ne fanno parte come firmatario. (Quel principio fondamentale si legge anche nella Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, Articolo 34 (Regola generale riguardante gli Stati terzi) “Un trattato non crea né obblighi né diritti per uno Stato terzo senza il suo consenso”).
Di conseguenza, il Trattato di Mosca non poteva contenere alcun obbligo per la Repubblica d'Armenia, inoltre, non poteva decidere sulla demarcazione del confine tra Armenia e Turchia (come era previsto dall'articolo 1 del Trattato) o di consegnare la regione di Nakhijevan come protettorato all’Azerbaigian (articolo 3 del trattato).
Va aggiunto che secondo l’Articolo 53 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati [Trattati in conflitto con una norma imperativa del diritto internazionale generale (ius cogens)] “E' nullo qualsiasi trattato che, al momento della sua conclusione, è in conflitto con una norma imperativa del diritto internazionale generale”.
È, inoltre, alla base delle considerazioni sopra citate che la maggior parte degli storici esperti della regione in questione affermino che l'attuale confine armeno-turco è giuridicamente non valido, mentre il confine valido è quello definito dal Verdetto legalmente vincolante di Woodrow Wilson (Woodrow Wilson's legally binding verdict on Armenia-Turkey border). Travisato oggi attraverso eufemismi politici, il Trattato vergognoso di Mosca viene spesso citato come “stabilimento delle relazioni amichevoli tra due potenze opposte”. Comunque, è importante notare che, in quel gioco sporco di 100 anni fa, i bolscevichi pagarono con il prezzo delle terre storiche dell’Armenia, consegnate alla Turchia di Kemal Ataturk – una prassi purtroppo rintracciabile anche nei contesti dei giochi geopolitici di oggi...
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