In memoria di Garegin Njdeh e della signora Shushan sua pronipote.
Corre oggi il 65° anniversario della morte di Garegin Nshdeh (Garegin Ter-Harutyunyan) e quest'anno desidero ricordare in modo differente la sua figura di ideologo, intellettuale, combattente armeno tra i maggiori rappresentanti dell'anti-stalinismo. Garegin Njdeh o Nshdeh fu membro della Federazione Rivoluzionaria Armena, fu uno dei due comandanti, assieme a Drastamat Kanayan, dell'Armenische Legion delle Waffen-SS durante la seconda guerra mondiale. Alla fine della guerra venne arrestato per ordine personale di Stalin, che aveva conosciuto da ragazzo e morì nel carcere sovietico di Vladimir. La sua figura divenne leggendaria come un santo laico, al punto che si attribuivano poteri magico-taumaturgici alla polvere della sua cella che veniva segretamente conservata. La figura di Njdeh è risultata fondamentale importanza anche per lo studio e il recupero di molte tradizioni armene anche pre-crestiane, in particolare per lo studio dei culti solari.
Sulla figura di Garegin Njdeh si innesta un ricordo personale. Due anni fa a Yerevan ho conosciuto una pro-nipote di Garegin Njdeh. La signora Shushan, amica di mia suocera. Tutti nel quartiere di Shrjanain sapevano che fosse tikin Shushan e che sua nonna era una sorella del nostro eroe anticomunista.
Tikin Shushan era una sorta di "amministratrice di condominio" a Shrjanain. Era la depositaria delle confidenze di tante famiglie di ogni ceto sociale: professionisti, funzionari, ambasciatori, operai, impiegati.
Tikin Shushan mi teneva in grande considerazione perché sono appassionato della storia armena e questo a lei faceva davvero molto piacere. Aveva le sue idee che agli occhi dei non armeni possono sembrare oltranziste, o ultra nazionaliste - ma che io ho sempre apprezzato perché bisogna essere sempre orgogliosi della propria storia e cercare di imitare i modelli autoctoni per il bene e il progresso della propria società. Con lei si poteva parlare di storia armena, di politica, di economia, di luoghi da visitare, ma anche dei fatti del giorno. Della signora Shushan non ho mai conosciuto il cognome. L'ultima volta mi disse "Prima che tu vada via devo regalarti un libro di Njdeh, poi troverai il modo di farlo tradurre in italiano". Io assentii, ma lei non venne a far visita a mia suocera nei giorni successivi. Iniziava a non stare bene e noi ebbi la possibilità di salutarla ulteriormente. Quella donna avevano uno sguardo carismatico come quello del suo famoso prozio. Tra gli altri mi raccontò un episodio della vita dell'eroe, una di quelle cose che non saprei dire se conoscesse come racconto personale o perché lo avesse letto in qualche biografia. Durante la sua detenzione Njdeh fu condotto al cospetto di Stalin e quando il sanguinario dittatore mise piede nella stanza lui lo salutò in modo indifferente senza neanche alzare la testa con un "Privet Koba". In quel momento vi fu la reazione dei carcerieri-aguzzini ma lo Dzugavshili, nome vero di Baffone, avrebbe dato ordine di non punire Njdeh in quella circostanza conoscendosi i due da tempo.
Questo episodio raccontato dalla signora Shushan mi fece commuovere e mi riempì il cuore di orgoglio patriottico perché mi ricordava un altro, altrettanto noto, accaduto alcuni fa a Yerevan, contro un tale iscritto alla Federazione Rivoluzionaria Armena che si permise di rivolgere un "Parev Rob" all'indirizzo di un altro dittatore politicamente ben più insignificante ma non meno feroce di Peppone Stalin.
Tikin Shushan è morta quest'anno travolta da un vecchio cancro che sembrava averle dato tregua e si è ripresentato dopo alcuni anni. In questa giornata di ricordo del suo illustre avo il mio pensiero va dunque alla signora Shushan, la sindaca di Shrjanain, per dirla alla Eduardo De Filippo.
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