«Barev, Rob» / «Privet, Rob» : Una storia armena da non dimenticare
Il 24 settembre 2001, un uomo armeno della Georgia, Poghos Poghosyan, si recò in Armenia per assistere ad un concerto di Charles Aznavour. Il concerto si svolgeva al jazz caffè "Aragast" all'interno del parco Paplavok, uno dei giardini cittadini del centro di Yerevan, dotato di un tranquillo laghetto artificiale, dove oggi, ignari della tragedia che vi accorse, giocano mamme e bambini, e, ieri come oggi, turisti ed indigeni sorseggiano caffè ed manducano altre pietanze.
Terminato il concerto, per sua sfortuna, anche Poghos Poghosyan stava prendendo un caffè con alcuni amici, quando vide uscire nell'ordine, prima Aznavour che apostrofò con un riverente «Privet Charl» e quindi anche l'allora Presidente della Repubblica Robert Kocharyan. Nel vedere il Presidente che passava, Poghos Poghosyan, ripetè la frase appena pronunciata, cambiando solo la persona a cui si rivolgeva, questa volta il Presidente, esclamando «Privet Rob». Non è mai stato dato sapere se tale saluto sia stato volutamente irriverente, affettuosamente amichevole o solo goliardico. Sta di fatto che le guardie del corpo di Robert Kocharyan lo picchiarono brutalmente dopo averlo trascinato nel bagno del caffè, causandone la morte.
Pochi giorni dopo l'omicidio, Robert Kocharyan dichiarò, con cinismo, che se Boghos Poghosyan fosse stato vivo avrebbe ancora qualcosa da replicare. Una delle guardie del corpo del Presidente, Aghamal Harutyunyan, detto Kuku, fu condannato a soli due anni di reclusione con sospensione della pena e quindi liberato sulla parola. È così che Robert Kocharyan i suoi uomini, a testimonianza che chi entrava nel cerchio magico dell'"Albanese" - come lo aveva apostrofato una volta il suo predecessore - non solo aveva diritto di vita e di morte su chiunque, ma godeva anche come James Bond-007 della famosa "Licenza di uccidere".
Nella sua sensazione di totale impunità - che dovrebbe essere studiata non solo da una buona equippe di psicologi ma anche da un buon gruppi di sociologi - Robert Kocharyan, molti anni dopo ha risposto alla domanda di un giornalista dichiarando che non ricordava neppure chi fosse Poghos Poghosyan. L'episodio, invece, lo ricordavano perfettamente quasi tutti i cittadini armeni che non avevano mai avuto nulla da guadagnare dall'arroganza del suo sconfinato potere.
Nel frattempo spuntavano illazioni e dichiarazioni di fonti anonime secondo cui l'ex presidente avrebbe anche ordinato di uccidere i giornalisti che si ponevano contro di lui, di cui uno in particolare, di cui non è dato conoscere il nome, sarebbe stato costretto in questi anni a vivere in esilio in Inghilterra. Anche questo episodio dimostrerebbe l'obiettivo di Kocharyan di silenziare la libertà di parola di tutti coloro che non lo elogiavano spudoratamente e che non lo veneravano come un Dio.
Nel mese di settembre del 2014 davanti ai cancelli dell'Assemblea Nazionale Armena apparve uno striscione che riportava la frase «Բարեւ, Ռոբ» («Privet Rob», «Ciao Rob») che suonava come un atto di sfida non solo al potere ancora troppo persistente dell'ex Presidente Kocharyan, ma anche contro uno stato di cose che restava immutato. Mentre i giornalisti del canale televisivo armeno A1+ svolgevano il loro lavoro di cronisti e davano notizie di questo striscione, un energumeno dall'interno del giardino si presentò all'esterno e ostacolò il lavoro della giornalista afferrando la telecamera. Non solo, ma la guardia si rivolse in modo irriguardoso, insultando pesantemente i giornalisti e il loro lavoro. Per calmare le acque dal parlamento seguì una dichiarazione nella quale l'uomo ammetteva di essere stato "forse un pò rude".
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