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La Corruzione dell'Opinione Pubblica come danno arrecato alla Verità




Decidiamo di non discutere in questa sede delle affermazioni di S. E. il signor Mammad Ahmadzada, ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia, come fanno altri più in vista di noi, evidenziandone talune illazioni tra cui quella da lui pronunciata circa la

 

presunta abilità armena di contraffare la verità che a suo dire genera “ilarità”

e non definiremo la sua come una 

 

una delle peggiori dittature al mondo (Freedom press index colloca l’Azerbaigian al 167mo posto su 180 nazioni, poco sotto la Corea del Nord…), 

né ribadiremo, come abbiamo fatto in diverse altre occasioni, la condizione e
 
le sorti del suo Paese dove l’opposizione è inesistente, i giornalisti e i membri delle ong non allineati vengono sbattuti in galera.


Riteniamo che non occorra andare in giro a sfottere il prossimo confermando le verità fondamentali storiche e politiche, o lo scontro tra il bene e il male, tra laicità dello Stato e false teocrazie plutocratiche che fino a ieri erano laiciste e violentemente comuniste, ed oggi, coerentemente al solo giro del vento, dichiaratamente filo-islamiste, dotate anche della presenza di militanti dello stato islamico del Daesh. 
L'Esimio non si è scomposto in passato e non si scomporrebbe ora; attaccherebbe rendendo cornuto e maziato - come si dice a Napoli - chiunque, proprio per causa di quel vago afrore di compulsiva impunità/immunità tributata dal rango e dal ruolo, e talvolta dalle autorità nostrane. Questi, che piacciano o no, sono fatti storici, con tanto di condanne penali per corruzione, perché ancor oggi nelle migliori democrazie moderne ci sono funzionari che si prostituiscono per pagarsi qualche vizietto (sesso, droghe, gioco d'azzardo), un rolex, o solo la necessità di saldare un debituccio, un mutuo di casa, se non la casa stessa. 
Anche per questo ognuno a mezzo della stampa - prezzolata e non - può asserire ciò che vuole, sta poi alle redazioni giornalistiche verificare la qualità, l'attendibilità e l'etica di quanto dichiarato. 
Ogni testata giornalistica, dunque, alzando inevitabilmente un vessillo, prende una posizione e non si può definire neutrale. Nessuna informazione può essere neutra, è uno dei primi insegnamenti di qualsiasi corso di giornalismo al mondo. Il concetto di presunta e sbandierata neutralità e di equidistanza è legato di per sé alle forme di opportunismo, o di menefreghismo, e non ha alcuna relazione con la realtà fattuale come ci hanno insegnato per secoli Niccolò Machiavelli o Francesco Guicciardini o Baltasar Gracian, padri della storiografia politica moderna. 
Chi ospita sui propri giornali le lettere di questo o di quello lo fa prendendo sempre una posizione. A volte, come accaduto nel recentissimo passato, taluni giornali ritrattano a posteriori, come estrema ratio di qualsiasi difficoltà ineunte: espungono, eliminano o cancellano gli articoli già pubblicati dai loro siti, nella speranza che google non abbia mantenuto una copia cache di quanto dichiarato o pubblicato.
La politica internazionale si è fatta così nel 900, e ancora di più negli anni 2000: una commessa industriale o un concreto partenariato strategico fanno girare il mondo e, pertanto, qualunque giornale deve rispondere a queste logiche, essere politicamente corretto, certo, ma solo nei confronti di chi tira fuori i soldi. La correttezza si misura in base al potere dell'influenza politica ed economica del dichiarante. 
Ma l'etica come insieme di sistemi valoriali imporrebbe che ciascuna testata parlasse per sé, pubblicando articoli sotto la propria responsabilità, non potendo delegare ad altri la verifica delle informazioni di cui si fa latrice, sia pur nelle forme dei relata refero ovvero interviste, lettere aperte, lettere al direttore ed altro. Questa dovrebbe essere la prassi di comportamento dato che in Italia non solo le testate giornalistiche sono soggette ad appositi albi professionali che indicano le regole di condotta, ma esse devono sottostare anche a severe leggi dello Stato - troppo spesso pienamente disattese, se non irrise apertamente - che ne evidenziano e ne dirigono la qualità dei comportamenti. 
Ciò detto, gli ambasciatori di alcuni stati ricchi di materie prime, sopratutto in campo energetico, spesso si permettono di violare quelle leggi dello stato italiano, infilandosi nelle maglie legali, negli interstizi oscuri delle prassi e delle leggi. Ma anche nel fare l'ambasciatore occorre etica. Alcuni ambasciatori, però, devono rispondere ad etiche altre, a ordini eticamente differenti, evitare rampogne superiori che si commuterebbero, come recentemente accaduto, altrove in Europa, nel sollevamento dai loro incarichi e finanche nel carcere.
Così come nel cartone animato Miraculous, les aventures de Ladybug et Chat Noir capita che Papillon, il malvagio, accusi i due eroi di voler devastare la città e di aver fatto soffrire il mondo. La menzogna ribalta l'etica e ne impone una nuova parallela. L'anti-eroe cerca di dimostrare, falsamente, che i buoni siano cattivi e i cattivi siano buoni, fino ad imporre ai veri buoni di consegnarli i loro oggetti magici per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione. Prontamente i buoni smentiscono le falsità, altrimenti chi tace confermerebbe con il proprio algido silenzio alle falsità sul suo stesso conto. La Verità non pretende che tutti la conoscano ma ogni tanto va testimoniata e affermata. Qualcuno si deve sporcare le mani in nome della Verità.
Certo, taluni continueranno a ribadire che la Verità sia Menzogna e la Menzogna sia Verità con trucchi da Sofisti.
Un sottobosco di loschi personaggi continueranno a profittare anche di queste situazioni; con i sentimenti negativi di coloro che soffrono per le presunte ingiustizie ricevute o perché sono abbagliati dalla smania, effimera, di un piccolo potere limitato nello spazio e nel tempo. Sono proprio costoro a prestare il fianco e ad agire rafforzando il male: un male che diventa banale e vacuo. Sono essi che fanno pagare alla società intera un doppio prezzo, quello della loro corruzione morale e quello del danno arrecato alla Verità.

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