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Incontro con Rima Demirchyan, moglie del Primo Segretario e Presidente dell'Assemblea Nazionale Armena (parte seconda)





Questo articolo è la seconda parte della nostra intervista alla signora Rima Demirchyan che riprende dal minuto 30.33. La prima parte si trova al seguente link: https://centrostudihrandnazariantz.blogspot.com/2019/08/intervista-rima-demirchian-parte-prima.html

Partendo dalla convinzione che accanto ad un grande uomo politico vi debba essere una grande donna, vorrei chiederle quando suo marito ritornò a fare vita politica attività in che modo lei lo supportò, o lo consigliò a fare questo passo?

Questa è una domanda molto dolorosa per me.
(Allungo la mano sinistra a voler confortare la signora Rima e le diciamo che se vuole può non rispondere ma lei è forte. Ha un ventaglio nella mano destra, prova ad accennare il gesto di aprire il ventaglio, ma nella stanza c'è un condizionatore che tiene la temperatura ad un livello adeguato. Lo impugna meglio. La mano è scarna si vedono le vene, le dita color pervinca. I suoi occhi proverbialmente grandi e scuri, lasciano intravedere una grande umanità, dignitosa, un po' austera, o solo "cauta", come dice lei. La osserviamo e mettiamo i nostri occhi dentro i suoi occhi, come a volerla confortare. Ma non siamo capaci di alcun conforto davanti all'ineluttabilità della Storia).
Per 10 anni io gli dicevo che lui sarebbe tornato a fare politica sopra il mio cadavere. "Il mondo è ingiusto, hai fatto tantissimo però non sei stato apprezzato". C'era una situazione molto particolare e c'era una grande richiesta della sua presenza, tanta gente veniva da noi e il giorno prima lui mi ha chiesto ancora una volta il mio parere sono stata io che ho detto "Forse devi andare", e da allora io non ho perdonato me stessa, "Ti chiamano così tanto, il popolo ti aspetta". Io ho pensato ad un romanzo l'Ora della Stella, forse era questo il suo momento, forse lui aprirà alle nuove condizioni, capirà meglio di altri. Se io non consiglio in tal senso forse lui non mi perdonerà dopo, forse anche il popolo non lo perdonerà per questa cosa. Il popolo potrebbe dire, forse lui è offeso con noi, perché non vuole tornare? Lo desideravano tantissimo nella politica, e a quel punto io non ho potuto dire di no, e allora forse sono stata complice.
(Le ricordiamo che lei ha consentito che una grande personalità politica potesse operare in Armenia e di questo moltissime persone le sono grate, ma lei ci interrompe dicendo che per tanta gente sì ma non per la nostra famiglia).
Egli era veramente un dono del cielo.
(Qui la signora Rima ci ricorda le parole di Grigor Gurzadyan, un astrofisico, uno scienziato molto importante scomparso nel 2014).
Gurzadyan non era un bravo adulatore ma che un giorno disse: "Nella nostra storia millenaria, nella storia del popolo armeno, non è chiaro quando mai tornerà a splendere una stella come Karen Demirchyan".

Lei avrà forse sentito parlare di un importante politico Italiano che si chiamava Aldo Moro, Presidente del Consiglio dei Ministri, rapito e ucciso nel 1978. La moglie di Moro ha detto una volta che lui camminava incontro alla morte come in una passeggiata. Le vorrei domandare come camminava Karen Demirchyan?

Devo dire che lui è morto alla sua maniera, unica. Lui si è alzato e ha detto "Այ տղա (Ehi ragazzo), le questioni non si risolvono così". Lui era già stato ferito, si è alzato e ha detto questa cosa. Qui gli hanno sparato una seconda volta e poi la terza. Sapete, questa era una cosa organizzata e io ho la convinzione che questo era organizzato per togliere di mezzo proprio Karen Demirchyan, perché Vazgen andava dappertutto, lo avrebbero potuto rintracciare dappertutto, se non fosse stato diretto a Karen Demirchyan perché accanirsi contro di lui una terza volta. Hanno cercato di dire che non volevano ammazzarlo, ma che stato ucciso perché era lì, ma i fatti erano diversi. Lui non ha taciuto, lui si è alzato e ha reagito, ha cercato di ostacolare, quindi è morto alla sua maniera, in altra modo lui non avrebbe potuto morire, in piedi e lottando fino alla fine.

C'è stata una cosa che suo marito le ha detto prima di uscire di casa quella mattina e che lei ricorda in particolare?

(La signora tira un sospiro, ci sovviene il dubbio di esserci spinti troppo oltre, nel campo delle cose che non è pudico domandare. Tuttavia la risposta arriva puntuale) 

Quella è stata l'unica mattina in cui io non l'ho accompagnato. Ogni mattina lo accompagnavo sino all'entrata. In realtà anche io stavo allerta. Noi non parlavamo di questo, e anche di questo io non mi perdono, noi avremmo dovuto parlare anche di questi timori. Era evidente che questo modo di tacere le nostre preoccupazioni era per non farci del male, per non destarci reciproche preoccupazioni. In qualche modo noi avvertivamo il pericolo. Sempre quando lo accompagnavo, quando uscivamo da casa, sempre, lo chiamavo "Karen" lui si voltava. Un giorno mi ha detto "Devi dirmi tutto prima di uscire di casa, perché mi chiami ogni volta?". Io non potevo dirgli che lo chiamavo solo per poter vedere il suo viso ancora una volta, perché non sapevo se sarebbe tornato a casa oppure no. Quel giorno non l'ho accompagnato perché ero in ritardo per la mia lezione, dopo la lezione a piedi... va bene... 
(La signora si interrompe, noi vorremmo abbracciarla. Lei comprende si fa forza e ricomincia) 
Io ricordo l'umore suo negli ultimi giorni, era totalmente diverso, non pensava a se stesso. Lui ha detto a suo fratello, ad una altra persona "Mi ammazzeranno", lo ha detto ma non si preoccupava per sé stesso, lui pensava a me. Diverse volte la sera quando noi ci raccontavamo cosa avevamo fatto durante il giorno, lui si sdraiava io venivo da lui e parlavamo, lui mi ha guardato e ha detto "Cosa devi fare senza di me? come vivrai senza di me?". La prima volta quando io ho cambiato faccia lui se ne è accorto e ha iniziato a scherzare "Non ora, non ora tra trent'anni, non avere neanche la speranza per adesso". Così pensava a noi, e pensava anche per la Repubblica, pensava a questioni serie, lo aveva sempre fatto. Gli scambi di territori, sapete della questione di Meghri, l'accordo era stato quasi fatto, lui ha convinto anche Vazgen. Vazgen ha capito quasi subito ed era dalla sua parte però sono rimasti in due. Karen Seropi era molto occupato, lui si è opposto perché altrimenti Meghri sarebbe diventato parte dell'Azerbaijan. Dopo il programma del Genocidio del Riconoscimento del Genocidio, ha dovuto combattere contro il programma di Meghri. Questa cessione territoriale era già pronta dal 15 marzo del 1975 per questo lui decise di sviluppare l'autostrada di Meghri-Ajaran, per impedirlo. Questa era la via della vita, non era solo un problema di rafforzamento dei confini ma era il modo per salvare lo Stato, l'idea stessa dello stato armeno.

(Dopo tanta riflessione personale vorremmo distogliere lo sguardo della signora Rima da tanto dolore e riportarla ad una conclusione oggettiva, di analisi critico politica che ella sembra perfettamente in grado di tracciare alla luce di ciò che ci ha raccontato e a questo punto domandiamo) Visto con le categorie politiche di oggi che uomo sarebbe Karen Demirchyan?

Innanzitutto lui è stato un tipo di uomo e di politico che non avrebbe mai tradito le proprie idee anche come semplice dirigente. Quando lui è andato a lavorare in fabbrica c'erano delle persone che erano convinte che mai avrebbe potuto lavorare lì. Ma lui era un leader e come dirigente ha provato anche quel lavoro. Primakov ha scritto su di lui che il cambiamento totale della sua formazione non avrebbe avuto alcun peso. Lui doveva adattarsi a queste condizioni. Dal punto di vista politico sosteneva che il principale errore di Lenin fosse stato la cancellazione del NEP, insomma lui era convinto che tutta l'Unione avrebbe dovuto essere modificata e ammodernata, attraverso la creazione della piccola proprietà privata, per favorire la creazione di una classe media, la nascita dei servizi, dell'industria locale leggera, della piccola industria. Le risorse naturali invece dovevano rimanere nelle mani dello Stato, così come l'istruzione e la scienza. Ancora oggi non c'è un ceto medio in Armenia, figuriamoci allora. Il ceto medio è la stabilità di qualunque società e lui, anche nelle condizioni del Soviet, lavorava alla nascita di questo ceto medio.

Grazie signora Rima, le sue parole sono state molto illuminanti per comprendere meglio l'uomo e il politico Karen Demirchyan personalmente ho iniziato ad informarmi da alcuni anni su chi sia stato Karen Demirchyan. Io sono fiero di essere diventato cittadino armeno anche perché la Repubblica di Armenia ha avuto padri nobili come Karen Demirchyan. 

La signora Rima ci interrompe e ci ribadisce che lei ama l'Italia e il popolo italiano con cui intravede molti tratti, epidermicamente, comuni con il popolo Armeno. Due popoli emozionali, di grande intensità in cui prevalgono le emozioni. La nuora, la signora Tamara, la sollecita a raccontarci una aneddoto. Si tratta di un episodio di vita vissuta avvenuto in Italia che loro chiamano la storia del "Corallo Naturale". Questo episodio ci dimostra come egli prendesse immediatamente nota di ogni aspetto dell'interlocutore e poi ne estrapolasse situazioni umoristiche o paradossali. Una volta a Venezia, come era solito fare, non scelse niente per sé e domandò alla moglie cosa desiderasse e lei, dopo molte insistenze del marito, espresse la preferenza per un piccolo monile di corallo. Il marito entrato nella gioielleria indicò un anello con un corallo e la proprietaria domandava "Corallo Naturale?". Lui rispondeva "Si signora, Corallo Naturale", la negoziante tornava a chiedere più volte "Corallo naturale?" e lui ripeteva di sì. La proprietaria stanca dell'interlocuzione sterile quindi mostrò il prezzo e lui avendo capito il dubbio della donna circa la reale intenzione all'acquisto punto rispose: "No, signor corallo no naturale". A quel punto la gioielliera si stava arrabbiando, e lui da una parte fingeva di conoscere la lingua, poi quando la signora Rima scoppiò a ridere la negoziante comprese che Demirchyan la stava prendendo in giro. 

Come questo momento, durante l'incontro, ci sono altri momenti di risate e confidenza discreta. La signora Rima ci ha, infine, confessato che quando ha ricevuto la nostra richiesta di incontro era molto dubbiosa e scettica perché non sapeva chi io fossi e quale fosse l'oggetto della nostra intervista. Si è trovata molto bene con noi, certamente anche grazie alla mediazione della prof.ssa Arevik Grigoryan che ha tradotto in simultanea per quasi due ore. Alla fine è stata anche lei lieta di averci incontrato e così ci ricopre di regali, quelli consoni al nostro incontro, libri, sulla vita e attività politica del marito, altri scritti e poesie a lui dedicati come quella di Silva Kaputikyan. Allora le confidiamo che la nostra poesia preferita della Kaputikyan è l'invettiva contro Robert Kocharyan, lei annuisce il nostro punto di vista, ma non dice nulla. Lei conserva la sua profonda dignità, é sempre la moglie del Presidente del Parlamento e ancora prima del Primo Segretario del Partito, e non esterna giudizi. È sempre la moglie di Karen Seropi Demirchyan. Dal nostro canto siamo convinti, come affermava quel senatore a noi ignoto della Democrazia Cristiana, che se ci fossero stati in tutto l'impero Sovietico 20 uomini giusti come Demirchyan il mondo sarebbe stato molto diverso, ma occorreva averne altri 20 giusti in Occidente.


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