La campagna americana per le Presidenziali cerca ancora di strumentalizzare il Genocidio Armeno
un'immagine del sen. Bernie Sander tratta dall'Enciclopedia libera Wikipedia |
Il 26 luglio scorso durante una conferenza stampa a Los Angeles, il candidato alla presidenza per il Partito Democratico, senatore Bernie Sanders ha dichiarato di essere pronto a riconoscere il Genocidio Armeno. Il senatore ha promesso di usare il termine "genocidio" in caso di elezione, a differenza di altri candidati che non hanno mantenuto la promessa. La promessa di Sanders di riconoscere il genocidio armeno non è altro che una delle tante promesse dei candidati alle presidenziali. A sostenerlo è uno dei massimi studiosi della materia il prof. Ruben Safrastyan, Direttore dell'Istituto di Studi Orientali della Repubblica d'Armenia.
Secondo lui, l'esperienza mostra che quasi tutti i candidati alla presidenza degli Stati Uniti sono soliti prodigarsi in tali promesse e non c'è nessuna certezza che Sanders manterrà la sua promessa
"Molto dipenderà dalle relazioni USA-Turchia. Ora sono tesi, ma è difficile prevedere se le autorità statunitensi faranno dichiarazioni precise sul Genocidio armeno per "far dispetto" alla Turchia".
Ha notato che anche in passato sono state osservate relazioni tese tra Ankara e Washington, ma la questione armena non è mai stata utilizzata come strumento di pressione sulla Turchia.
"Non ci sono motivi per credere che ci saranno cambiamenti in quella direzione", ha concluso Safrastyan.
Aggiungiamo noi, che la promessa sembrerebbe ulteriormente poco credibile sopratutto se fosse confermata la partecipazione economica alla campagna elettorale di Sanders di una fondazione transnazionale che fa riferimento al disciolto Partito dei Giovani Turchi, molti membri del quale furono considerati, durante il XX secolo, tra i principali responsabili del Genocidio Armeno perpetrato nell'Impero Ottomano.
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