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La casa del poeta Yeghishe Charents è stata abbattuta a Kars


La casa grande poeta armeno Yeghishe Charents, che era stata conservata per molti anni a Kars, in Turchia, è stata inaspettatamente abbattuta all'inizio di questa settimana. 
La notizia circola da circa tre giorni e viene rimbalzata su tutte le agenzie di stampa armene del mondo.
Il corrispondente dell'agenzia di stampa NEWS.am ha riferito che anche gli abitanti di Kars hanno accolto con sorpresa la notizia di questa demolizione. Probabilmente perché per vederla almeno un attimo accorrevano in città anche numerosi turisti.



Secondo le voci diffuse a Kars, il sindaco del Partito nazionalista della città aveva ordinato in tutta fretta lo spianamento di questa casa in occasione dell'anniversario dei presunti massacri accaduti nel villaggio di Khojaly, nel Nagorno-Karabakh (Artsakh), nel febbraio 1992. Di tali massacri non esistono notizie certe ed è probabile che tale evento sia stata una fake new realizzata ad arte dalla stampa filo-azera che imperversa nel mondo, ben sovvenzionata, con i petrodollari e i proventi dei famosi Panama Papers.
In ogni caso le elezioni del governo locale si terranno in Turchia tra un mese, e il sindaco di Kars in carica non ha possibilità di essere rieletto. Così egli ha deciso all'ultimo momento di far distruggere la casa di Charents, quale atto "memorabile" per scrivere il suo miserabile nome nei libri di storia. Ma il suo nome sarà per tutti niente altro che "Miserabile".



Ufficialmente la casa di Yeghishe Charents è stata abbattuta per ragioni di ordine pubblico e decoro urbano. 
Essa, ridotta ad un rudere fatiscente ormai da vari decenni, sarebbe stata ritrovo di tossicodipendenti e traffici illeciti, ma in ogni caso non se ne comprende la ragione proprio in questo momento. 
La casa di Yeghishe Charents era un simbolo importante per gli Armeni di tutto il mondo che andavano a visitare le loro cosiddette "Terre perdute", tornando sui luoghi da cui provenivano i lori antenati. 

Il "Dle Yaman" si alzava allora, silenzioso, tra coloro che superavano la frontiera in autobus, con un canto nel cuore e con la speranza di vedere, anche da lontano i tetti sotti cui i loro nonni erano stati cullati o il giardino dove quelli avevano giocato da bambini e dove un "tonir" aveva cotto il "lavash" o il "khorovats" per sfamarli.
La casa di Yeghishe Charents era ormai una sorta di milite ignoto. Essa rappresentava tutte le case, di tutti gli Armeni del mondo, costretti alla Diaspora o rimasti trucidati dai terribili zaptieh turchi.


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