"La Traslazione delle Reliquie di San Nicola: Un'Impresa Epica tra Storia e Politica" di Carlo Coppola
Cenni Storici
La caduta di Antiochia in mano ai musulmani nel 1084 sembrava la premessa alla devastazione della Licia e alla distruzione della chiesa del santo, già tentata dai musulmani 250 anni prima. L'idea di trafugare le spoglie di San Nicola venne ai baresi nel contesto di un programma di rilancio dopo che la città, a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di residenza del catepano e quindi di capitale dell'Italia bizantina.
Nel 1071 la conquista normanna della città, che dall'876 era stata capitale del tema di Longobardia (una regione amministrativa dell'Impero Bizantino), aveva segnato un mutamento epocale per Bari. La città era attraversata da una importante frattura: bisognava ricucire il tessuto sociale di una comunità in cui convivevano tante etnie, mentre nel 1054 si era consumato lo scisma tra Chiesa d'Oriente e Chiesa d'Occidente.
Agli inizi del 1087, tre navi colme di frumento salparono come al solito alla volta della Siria. Lo storico Niceforo afferma che l'impresa fu voluta da alcuni saggi e stimati cittadini baresi che misero a disposizione le loro imbarcazioni. Giovanni Arcidiacono riferisce che circa ottanta marinai, commercianti e schiavi (il numero 62 si riferisce ai partecipanti con diritti civili) salparono per il porto di Antiochia dove si recarono per vendere i loro prodotti.
In questa città vennero a conoscenza che anche dei mercanti veneziani valutavano l'opportunità di rapire le reliquie di San Nicola. Questa notizia accelerò i loro piani. I baresi accelerarono le operazioni commerciali e con le loro tre navi approdarono al porto di Andriake.
Una quindicina di uomini rimasero sull'imbarcazione con i rematori, mentre gli altri 47 si inoltrarono per quasi due chilometri all'interno, giungendo alla chiesa che custodiva le spoglie di San Nicola. In quel luogo trovarono quattro monaci bizantini, ai quali domandarono del myron, il liquido che si formava nella tomba del Santo, mentre altri si misero a pregare, dando l'idea di un gruppo di pellegrini.
Alla fine i baresi svelarono il loro intento di mettere in salvo le reliquie dall'occupazione turca e dissero di essere disposti anche a pagare. Quando i monaci replicarono che il Santo non aveva mai acconsentito a nessuno di portarlo in altro luogo, i baresi tirarono fuori le armi nascoste sotto i loro mantelli. Un monaco che tentò di raggiungere la porta per avvisare i Miresi fu subito bloccato.
Un altro monaco rivelò dove giaceva il corpo di San Nicola e i baresi iniziarono a dare delle picconate per aprire la tomba; il giovane Matteo spaccò la lastra del sepolcro e immergendo le mani nella manna che lo riempiva, tirò fuori le spoglie del Santo.
Il viaggio di ritorno fu segnato da episodi leggendari. Dopo varie soste, giunsero a quattro o cinque miglia da Bari e passarono la notte nell'insenatura della costa di San Giorgio. Il 9 maggio 1087 le reliquie giunsero a Bari con indescrivibile esultanza della popolazione. Le ossa del Santo furono collocate in una cassa di legno rivestita di pregiati tessuti acquistati ad Antiochia.
I Due Resoconti e le Tensioni Politiche
La traslazione fu documentata in modo straordinariamente dettagliato da due cronisti contemporanei, ma con prospettive molto diverse:
Niceforo, monaco attivo a Bari alla fine dell'XI secolo, scrisse il primo resoconto su commissione di Curcorio, un rappresentante del potere civile della città. La stesura si data tra il luglio 1087, quando iniziò la costruzione della basilica, e il 14 febbraio 1089, data della morte del vescovo Ursone. La versione greca del resoconto esprime chiaramente una tendenza mercantile e antinormanna.
Giovanni Arcidiacono, contemporaneo di Niceforo, scrisse il resoconto della traslazione nel 1088 per diretto incarico del vescovo Ursone, esprimendo la visione ecclesiastica e dando ampio spazio al dibattito che vi fu in città sul luogo ove deporre il corpo di San Nicola: se una chiesa nuova da costruire oppure la cattedrale, sede del vescovado.
Mentre Ursone rappresentava il potere dei Normanni, essendo consigliere del Duca di Puglia Roberto il Guiscardo, l'abate Elia rappresentava a Bari la classe mercantile e le ormai decadute gerarchie bizantine e longobarde.
Lo Scontro per le Reliquie
L'arrivo delle reliquie provocò uno scontro armato per decidere della loro collocazione: se in Cattedrale (chiesa dell'arcivescovo) oppure in una chiesa appositamente costruita. I marinai consegnarono il corpo al benedettino Elia, abate di San Benedetto.
Il tentativo del vescovo Ursone di impadronirsene provocò uno scontro armato con due morti e molti feriti. Finalmente l'arcivescovo si rassegnò e concesse che il palazzo dell'antico governatore bizantino (catepano) venisse trasformato in chiesa.
La Costruzione della Basilica
I lavori iniziarono l'8 luglio 1087 e a dirigerli fu l'abate Elia che, alla morte di Ursone (14 febbraio 1089), fu eletto arcivescovo dal popolo unanime. Il 1° ottobre del 1089 venne Papa Urbano II proveniente da Melfi e repose le reliquie sotto l'altare della cripta alla presenza dei conti normanni e della duchessa Sichelgaita.
La Diffusione della Notizia in Europa
L'eco "mediatica" fu straordinaria: la traslazione avvenne nel 1087 e già nel 1088 erano state scritte da Giovanni Arcidiacono e da Niceforo di Bari due racconti della traslazione. I marinai baresi scelsero le reliquie di San Nicola per risollevare il prestigio religioso e commerciale della loro città proprio perché nell'XI secolo questo Santo godeva anche in Occidente di un primato nella venerazione dei fedeli.
La traslazione incrementò questa venerazione grazie al fatto che in Europa vigeva una specie di Commonwealth normanno: gli antichi Vichinghi, con le loro ramificazioni, erano infatti di casa in Francia, in Inghilterra, nell'Italia Meridionale e nella Rus' di Kiev, per cui l'impresa dei baresi fu conosciuta in Europa con la rapidità del vento.
Nel Sermone sulla Traslazione, composto intorno al 1093 a Kiev, troviamo scritto: "Beata davvero è la città di Bari e santificata è la sua chiesa". La festa della Traslazione raggiunse la regione dei Carpazi quando i monaci di Kiev fondarono un monastero a Chernecha Hora vicino a Mukachevo e lo dedicarono a San Nicola.
Significato Ecumenico odierno
Giovanni Arcidiacono scrisse che la traslazione è un evento importante per i "cristiani d'Europa", con un riferimento legato a quella parte del mondo che si riconosceva nella Chiesa di Roma La traslazione fu anche il tentativo di ricucire la frattura, mai rimarginata, tra Chiesa latina e orientale.
Oggi il 9 maggio si commemora tale avvenimento nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa, costituendo, insieme alla festa della morte del Santo il 6 dicembre, due grandi momenti di fede e di pietà popolare che coinvolgono migliaia di pellegrini cattolici e ortodossi provenienti soprattutto dalla Russia.



.png)

