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In morte di Vahagn Margaryan danzatore


Apprendiamo e diffondiamo la notizia della morte del giovane ballerino Armeno VAHAGN MARGARYAN, il principale solista del Teatro Nazionale Accademico di Opera e Balletto di A. Spendiaryan. 

VAHAGN è morto stamattina nel Centro Medico Heratsi, versava in condizioni disperate da circa una decina di giorni, dopo un terribile indicente stradale di cui ci eravamo occupati nell'articolo Il danzatore Vahagn Margaryan coinvolto in un grave incidente stradale.
La memoria di Vahagn Margaryan rimarrà sempre luminosa nei nostri cuori e nelle nostre anime, già auspicavamo di vederlo danzare anche al Teatro Petruzzelli come un novello Rudol'f Nureev e poter essere orgogliosi come Armeni d'Italia, per il suo talento. Ma come ci insegnano la letteratura e l'arte che sono consolatrici vane della morte: 


Ὃν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν, ἀποθνὴσκει νέος. (Menandro)
Muor giovane colui che al cielo è caro. (G. Leopardi)



Esprimiamo le nostre condoglianze e il nostro sostegno alla famiglia Margaryan e ai loro parenti.
Dedichiamo al giovane Vahagn Margaryan due pensieri di Giacomo Leopardi:

LXXIX. Il giovane non acquista mai l'arte del vivere, non ha, si può dire, un successo prospero nella società, e non prova nell'uso di quella alcun piacere, finché dura in lui la veemenza dei desiderii. Più ch'egli si raffredda, più diventa abile a trattare gli uomini e se stesso. La natura, benignamente come suole, ha ordinato che l'uomo non impari a vivere se non a proporzione che le cause di vivere gli s'involano; non sappia le vie di venire a suoi fini se non cessato che ha di apprezzarli come felicità celesti, e quando l'ottenerli non gli può recare allegrezza più che mediocre; non goda se non divenuto incapace di godimenti vivi. Molti si trovano assai giovani di tempo in questo stato ch'io dico, e riescono non di rado bene perché, desiderano leggermente; essendo nei loro animi anticipata da un concorso di esperienza e d'ingegno, l'età virile. Altri non giungono al detto stato mai nella vita loro: e sono quei pochi in cui la forza de'sentimenti è sì grande in principio, che per corso d'anni non vien meno: i quali più che tutti gli altri godrebbero nella vita, se la natura avesse destinata la vita a godere. Questi per lo contrario sono infelicissimi, e bambini fino alla morte nell'uso del mondo, che non possono apprendere.

E ancora: 
VI. La morte non è male: perché libera l’uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desiderii. La vecchiezza è male sommo: perché priva l’uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.




L'elegante traduzione in lingua Armena dei Pensieri di Giacomo Leopardi è stata realizzata dalla dott.ssa Anahit Sirunyan, che ringraziamo ancora per l'antico dono.

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