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"Reteos Berberian: un protagonista del positivismo Armeno"




Reteos Berberian (1848-1907) è un altro straordinario intellettuale e uomo di lettere del Rinascimento armeno del XIX secolo, la cui preziosa eredità rischia di essere rapidamente sommersa dall'eccesso globale della cultura moderna dell'usa e getta.
La biografia di A. M. Tevoyan di 292 pagine, pubblicata a Yerevan del 1989 contribuisce a riportarlo alla nostra memoria e a farlo conoscere a chi ne ignora del tutto l'esistenza.
Nato a Istanbul, Berberian fu dotato dalla natura di un talento e di un'energia fenomenali, che dedicò interamente all'educazione dei bambini armeni nell'Impero Ottomano. Per garantire loro il meglio, ai più alti standard internazionali disponibili, fondò una propria scuola nel 1876, il celebre e prestigioso Berberian College con sede a Istanbul, che diresse fino alla sua morte nel 1907.
La statura di Berberian tra i suoi contemporanei era immensa. Il mekhitarista viennese Gabriel Menevishian lo proclamò "il Jean-Jacques Rousseau armeno" e il "costituzionalista dell'educazione armena moderna". Krikor Zohrab testimoniò la qualità democratica e popolare della sua opera, osservando che "quest'uomo solo, con le sue scarse risorse, ha educato più bambini poveri di tutti gli altri ricchi mecenati messi insieme". Sostenitore dell'educazione per tutti, Berberian difese anche, sebbene limitandoli alla ristretta sfera domestica, i diritti delle donne all'istruzione.



L'educazione di una nuova generazione non era però per lui una passione puramente privata. La dedizione di Berberian trovava fondamento nel posto centrale che l'educazione e la pedagogia occupavano nella sua visione del mondo. Appartenente alla tradizione illuminista, egli considerava l'educazione come qualcosa che serviva a uno scopo ben più ampio del semplice progresso individuale. Essa costituiva una condizione essenziale per il progresso sociale, una garanzia di avanzamento e sviluppo nazionale.
In questa prospettiva Berberian rifiutava anche l'arte fine a se stessa, insistendo sul dovere sociale e sulla responsabilità dell'artista e dell'intellettuale. L'individuo istruito aveva il dovere di servire il popolo, di curarne gli interessi, di farlo progredire e di proteggere il bene pubblico. Nel caso armeno, l'educazione serviva a creare una classe dirigente capace di guidare e rivoluzionare la vita nell'arretrato, oppressivo e soffocante Impero Ottomano. L'educazione e con essa l'arte e la letteratura erano il mezzo per assicurare:
la morte dell'ignoranza, l'annientamento della superstizione, l'eliminazione della disuguaglianza, la fine delle privazioni, l'emancipazione dei diseredati e la fine della sofferenza dei deboli.
Appartenendo a una corrente precoce e non nazionalista del Rinascimento armeno, l'ambizione di Berberian era la trasformazione e la riforma dell'Impero Ottomano. Aspirava a uno stato democratico transnazionale che avrebbe permesso agli armeni di vivere in modo paritario e dignitoso accanto a tutte le altre nazionalità.
Contro il decrepito monopolio feudale e i privilegi dell'Impero Ottomano, propugnò vigorosamente le virtù del mercato capitalista, del libero scambio e della concorrenza, che considerava indispensabili per lo sviluppo sociale ed economico. Significativamente, in contrasto con il neoliberismo moderno, la visione di Berberian della società capitalista era quasi socialdemocratica, includendo uno stato responsabile del benessere del popolo nel suo insieme e in particolare delle sue componenti più povere e diseredate.
Tevoyan dedica particolare attenzione ai notevoli e ancora leggibili scritti filosofici di Berberian e soprattutto alla sua passione per Emmanuel Kant. Possiamo certo mettere in discussione le concezioni a-storiche di Kant, ma all'interno del decadente Impero Ottomano e dell'arretratezza della società armena, Kant offrì a Berberian gli strumenti intellettuali per articolare la sua sfida.
La filosofia di Kant, dopotutto, esprimeva la visione ideale dell'uomo borghese: aperto alla scienza e alla conoscenza, era al contempo guidato e spinto da imperativi, da obblighi, doveri, responsabilità e virtù che scaturiscono dalla nostra essenza umana interiore. Nel caso di Berberian, provenendo da una nazione oppressa, queste qualità assumevano, oltre al loro aspetto individuale, un'espressione definita collettiva, sociale e nazionale.
Non vi sono dubbi circa la validità di questa presentazione della visione progressista di Berberian, né circa la solidità della sua erudizione. Permane tuttavia il sospetto che questa biografia si spinga un po' troppo oltre nel modellare il protagonista come un antagonista più radicale del feudalesimo ottomano arretrato e dei suoi satelliti armeni di quanto egli fosse in realtà. Sulle barricate Berberian certamente stava, denunciando:
un clero preoccupato solo del profitto, i ricchi egoisti, i funzionari che perseguono solo l'ambizione personale e la venalità di coloro che plasmano l'opinione pubblica.
Berberian non solo elaborò tali posizioni, ma cercò anche gli agenti capaci di attuare riforme e trasformazioni. Cercò di incoraggiare un'ala illuminata nella Chiesa armena, che considerava una forza organizzatrice centrale nella società armena. Per consolidare un'alleanza tra l'ala progressista della Chiesa e la neonata intellighentsia democratica – Chlingirian, Svajian, Dussap, Nalpantian e altri – Berberian condusse una feroce battaglia contro l'oscurantismo feudale. Chilingirian viene lodato con entusiasmo:
...per non aver mai vacillato nella critica franca e onesta della degenerazione morale delle nostre élite.
Un certo Tchamourgian, invece, quel "corvo nero" della reazione ottomana e armena, viene denunciato per:
...essersi scagliato contro e aver fatto a pezzi qualsiasi colomba scorta a portare buone notizie.
Negli annali della storia e del pensiero armeno, il contributo di Berberian rimane significativo. Uno dei rappresentanti più eloquenti dell'idea di storia e progresso nella società armena della fine del XIX secolo, il suo pensiero era per l'epoca profondamente democratico, una sorta di liberalismo progressista alla John Stuart Mill, animato dalle nozioni di una società liberal-democratica al servizio del progresso delle masse.
Questa rappresentazione di Berberian del 1989, rivolta a un'Armenia sovietica allora in transizione, costituiva forse un indicatore significativo di una tendenza ideologica socialmente responsabile all'interno dell'intellighentsia armena moderna. Anche nella corsa verso il libero mercato neoliberale globale, essa tentava di delineare una visione di nazione e stato capitalista che rispondesse agli interessi del popolo.
Le loro ambizioni per una società di mercato democratica subirono purtroppo una brusca sconfitta per mano dell'élite spietata e egoista degli anni Novanta, divenuta mero strumento degli interessi statunitensi, britannici e di altre potenze straniere.
Tuttavia, con le nozioni di dovere pubblico e bene collettivo al suo centro, questo particolare ritratto di Berberian rappresenta, pur con tutti i suoi limiti, un'influenza correttiva rispetto all'ideologia neoliberale che si è dimostrata così distruttiva per la gente comune in tutto il mondo.