Canto di Fanciulli Armeni - nella notte di Natale del 1896
Canto di Fanciulli Armeni
nella notte di Natale del 1896
O luna, splendi su la Galilea
Col tuo raggio più mesto, e al buon Gesü
Ch'or là rinasce come un di nascea,
Di noi tapini almen favella tu.
Lo vedrai nudo su la paglia, e il gelo
Quel suo visino illividito avrà;
Se non ch'ei volge i santi occhietti al cielo,
Atteggiato d'angoscia e di pietà.
Noi ti mandiamo ambasciatrice a lui
- Vesti perciò di nubi un manto brun
Del nostro duol che non destò l'altrui,
Del nostro pianto cui non terge alcun.
Digli ciò che tu sai, ciò che vedesti
Là de l'Armenia su 'I dolente pian,
Ove ancor pende il raggio tuo su' mesti
Volti ai trafitti che insepolti stan.
Digli che nuova e più tremenda strage
D'innocenti a Bisanzio Erode oprò,
Plaudendo a lui - ma non le dir malvage!
Anco le genti che il Bambin salvò.
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