Don Nicola Bux auspica che il Papa faccia sentire la Sua Voce anche per gli Armeni dell'Artsakh
ՀԱՅՐ ՆԻԿՈԼԱ ԲՈՒՔՍԸ ՀՈՒՅՍ Է, ՈՐ ՊԱՊԸ ԻՐ ՁԱՅՆԸ ԼՍԵԼԻ ՆԱԵՎ ԱՐՑԱԽԻ ՀԱՅԵՐԻ ՀԱՄԱՐ. Կարլո Կոպպոլայի հոդվածը
In un mondo votato al "giustificazionismo" e alla "finta accoglienza" come unici segni in cui credere, di recente due sole voci si alzano schiette per portare la barra in posizione corretta.
Sono figure apparentemente lontane ideologicamente ma delle quali abbiamo bisogno per non smarrire anche il minimo barlume di coerenza; per non affogare nel mare tempestoso del relativismo dei valori come unica religione d'Occidente. Una di queste personalità è il prof. Paolo Crepet, l'altra Don Nicola Bux, barese, un padre ed una guida, amico del defunto Papa Benedetto XVI e consultore di diverse congregazioni vaticane. Da sempre sin dai tempi del socialismo di stato, Don Nicola ha contribuito a riportare Cristo e il Vangelo oltre cortina:
"L'Azerbaigian - scrive don Nicola su twitter - blocca dieci tir di aiuti all'Armenia per costringerla alla fame. Nonostante la Dichiarazione di Abu Dhabi, i musulmani azeri odiano i cristiani armeni. Siamo tutti fratelli? Auspico che il papa alzi la voce."
Quella espressa da don Nicola è una accorata speranza, più che un invito al Santo Padre che desideriamo far nostra.
Se davvero, come non smette di ripetere Papa Francesco, come afferma il Vangelo, siamo tutti Fratelli, se la Chiesa accoglie tutti, anche coloro che scelgono cosa essere e come esserlo, indipendentemente dalla biologia che è stata loro assegnata, il Santo Padre dovrebbe far di più anche per i Cristiani, disprezzati, umiliati, torturati che non fanno nulla per essere sottoposti a queste angherie e che hanno il vizio di "non apostatare", "non prostituirsi all'Islam", di "non rinnegare Gesù Cristo", di non abdicare ai valori della Santa Croce contro la barbarie del Mussulmanismo di stato presente in Azerbaijan.
Viva la Santa Chiesa, viva il Santo Padre, viva i suoi Figli ovunque dispersi.
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