Parole di Vazgen Sargsyan in occasione del 64° Anniversario della sua nascita di Carlo Coppola
64 anni fa nasceva Vazgen Sargsyan, lo Sparapet, il Primo Ministro, colui che rappresenta il ruolo del comandate armeno per eccellenza, amico magnifico e solidale per i suoi amici, avversario leale per i suoi avversari e allo stesso tempo di quelli che sai che prima o poi faranno una brutta fine non per il fuoco dei nemici ma per quello dei falsi amici che dopo trent'anni ancora si nascondono dietro l'occasionalità di pazzi e di terroristi invasati. Ma la mano dei terroristi è stata armata da chi ancora paralizza con sotterfugi e menzogne paralizza l'Armenia. In questo giorno festoso non parliamo della morte dello Sparapet ma della sua vita luminosa.
Vazgen Sargsyan una volta ha detto:
<<Ոչ ոք մեր փոխարեն մեր տունը չի շինելու: Իսկ տուն շինելու համար ամենաառաջին հերթին օջախում համերաշխություն է պետք:
Մենք հաշտության կոչ ենք անում բոլորին: Թերևս, ավելի ճիշտ կլիներ ասել՝ մենք զինադադարի կոչ ենք անում բոլորին:
Կանգ առնենք և ամեն ինչ սկսենք բարության դաշտից>>։
"Nessuno costruirà la nostra casa invece di noi. E per costruire una casa, ci vuole solidarietà nel focolare.
Chiediamo la pace a tutti. Forse sarebbe meglio dire che invitiamo a tutti di cessare il fuoco. Fermati e inizia tutto sul campo della bontà."
Di recente la casa editrice armena "Vernatun" ha dato alla stampe un'antologia che raccoglie una selezione di discorsi, interviste, conferenze tenute da di Vazgen Sargsyan. Il titolo della raccolta è: "Lo dico per l'ultima volta". Curatrice del volume è Karine Mesropyan.
Intento del volume è quello di rilanciare l'opera politica, non ancora abbastanza studiata dello Sparapet.
Attraverso le sue comunicazioni in pubblic pubblico, Vazgen Sargsyan invita le generazioni future ad essere unite, a guardare alla Repubblica d'Armenia con gli occhi di un maestro, a confidare nelle proprie forze, a non fare affidamento sugli estranei, a sentire come il richiamo del proprio sangue e la terra natale ereditati dagli antenati risalgono nelle vene, gettar via altrimenti le proprie radici condanna all'oblio.
Questi sono in altre parole i motivi politici che portarono alla violenta morte di Vazgen Sargsyan, scomodo per gli intrallazzi di tanti.
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