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Recrudescenza e arroganza spregiudicata della comunicazione azera nel mondo: nuovo scioccante episodio in Italia.






Una serie di account Facebook riconducibili a falsi profili o influencer azeri (collettivi) si stanno prendendo gioco nelle ultime ore degli sforzi compiuti a favore della cessazione dell'aggressione azera in tutto il mondo. Si tratta di una strategia di comunicazione eterodiretta e coordinata come sempre dall'alto, basata sul ruolo della geopolitica ma che puntano molto più ad utilizzare i social network, e in generale i social media, attraverso l'azione di molteplici attori che utilizzano e  controllano i commenti e i post di tutto il mondo mediante strumenti di indicizzazione. La parte armena ancora stenta a comprendere l'importanza strategica e quindi l'utilizzo di questi mezzi.
L'Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia - durante gli attacchi azeri avvenuti sin dal mese di agosto - ha ripreso, con rinnovata intensità, a diffondere le notizie relative agli sforzi politico-diplomatici e ai vari tentativi di promozione del cessate il fuoco. Tale atteggiamento, per quanto risoluto, è comunque equilibrato e rispettoso delle regole della democrazia in uso in Italia, mentre la controparte utilizza le medesime regole in modo spregiudicato, infilandosi proprio nelle pieghe e nelle falle del sistema. 
La controparte azera per tutta risposta propone da mesi campagne a mezzo stampa e pubblicità cercando di dimostrare apertamente quanto sia facile condurre sulle proprie posizioni l'opinione pubblica, la politica e i media italiani avendo soldi e ungendo le ruote giuste. Tale atteggiamento dimostra la corruttela e il silenzio complice delle istituzioni pubbliche e private europee in generale, e anche i social network arrivano addirittura a non bloccare account che propongono immagini di armeni squartati, seviziati, dilaniate e violentate.
L'ultima arma messa in campo dagli azeri è ora costituita dal mix sarcasmo, caricatura e la presa in giro. Tali antichissime tecniche di comunicazione  - risalenti alla Grecia arcaica - sono ampiamente usate nel mondo occidentale ma censurate nel mondo islamico più oltranzista come nel caso del regime degli Aliyev che hanno finora punito anche con la morte l'uso di tali tecniche, ricercando e perseguitando i propri oppositori interni ed esterni anche in paesi terzi grazie al sapiente uso dell'intelligence e dei delatori presenti in qualunque situazione.  
Proprio in questo macrocontesto internazionale, mentre la famiglia del dittatore azero finanza feste anti-armene in Francia, ieri pomeriggio un account è riconducibile ad un nome femminile azero, ha irriso, con un commento sarcastico alla pacifica attività di divulgazione dell'ambasciata armena in Italia. 
Sotto un post della pagina Facebook dell'Ambasciata Armena in Italia, contenente un'intervista all'ambasciatore armeno Tsovinar Hambardzumyan, è stata postata la replica immediata dell'ambasciatore azero Mammad Ahmadzada, con l'aggiunta di un commento:
"Scacco Matto" e una emoticon con faccina che si sganasciava dalle risate. 
L'immediata risposta di questo account riconducibile all'Azerbaijan ci fa legittimamente ritenere che le due azioni, ovvero l'intervista rilasciata al giornale e il commento sulla pagina dell'Ambasciata Armena, siano collegate.

 

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