La Baronessa Caroline Cox continua gli appelli a favore dell'Armenia
La baronessa Caroline Cox, membro della Camera dei Lord del Parlamento del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, ha fatto riferimento all'attacco delle forze azere all'Armenia, sottolineando che la comunità internazionale dovrebbe condannare apertamente l'Azerbaijan e ritenerlo responsabile di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. È questo il contenuto di un comunicato stampa della baronessa Caroline Cox.
Ha sottolineato che l'Azerbaijan ha lanciato nuovi brutali attacchi al territorio sovrano dell'Armenia.
"L'Azerbaijan non sta perpetrando solo attacchi ai danni delle strutture militari, ma anche alle comunità e alle infrastrutture civili", ha affermato Cox.
Il comunicato della Cox cita il messaggio del Ministero della Difesa di RA secondo cui il 13 settembre, alle 00:05, l'esercito azero ha iniziato il bombardamento intensivo delle postazioni armene con artiglieria e fucili di grosso calibro, anche utilizzando ATS.
"Queste terribili azioni hanno seguito l'impunità dei crimini di guerra dell'Azerbaijan e riflettono la sua politica genocidiaria", ha affermato.
Poi Caroline Cox ha sottolineato che è chiaro che l'Azerbaijan non ha alcuna intenzione di promuovere o realizzare alcuna pace.
"C'è un urgente bisogno che la comunità internazionale, compresa la Gran Bretagna, condanni l'Azerbaijan e lo ritenga responsabile dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità", ha sottolineato.
Un mese fa la baronessa Cox, pari a vita, si era fatta promotrice di un ennesimo appello all'allora Ministro degli Esteri inglese, oggi Primo Ministro, Elizabeth Truss. Si trattava di una lettera aperta con ben 11 firmatari di entrambe le camere del Parlamento inglese: Baronessa Cox, Tim Loughton, Tim Farron, Lord Boateng, Christopher Cocksworth, Lord Vescovo di Coventry, Lord Alton di Liverpool, Marie Rimmer, Lord Singh di Wimbledon, Derek Thomas, Lord Loomba, Lord Dholakia, Lord Curry di Kirkharle. Il 5 agosto 2022 così il gruppo scriveva:
Gentile Ministro degli Esteri,
la situazione della sicurezza nel Nagorno Karabakh è ora critica. Abbiamo sei motivi urgenti di preoccupazione, essi richiedono tutte una risposta immediata e significativa.
1) Offensiva militare azera
Un numero crescente di abitanti dei villaggi armeni viene minacciato e gli viene ordinato di lasciare le loro case. Di recente, il 3 agosto, le forze armate azere avrebbero utilizzato droni, lanciagranate e armi antiaeree lungo il confine nord-occidentale della linea di contatto. Due soldati armeni sono stati uccisi e altri 19 feriti. L'attacco segue simili offensive militari azere in direzione dei villaggi di Parukh, Hin Tagher e Khtsaberd. Si tratta di violazioni evidenti e ricorrenti dell'accordo di cessate il fuoco del 2020, che impegna ciascuna delle parti a "fermarsi alle posizioni attuali".
2) Retorica pericolosa
Le recenti offensive militari dell'Azerbaijan sono un risultato pratico dell'impegno dichiarato del presidente Aliyev di compiere “passi tempestivi”, “liberare le terre” e “schiacciare la testa al nemico”. Durante il suo discorso di vittoria dopo la Guerra dei 44 giorni nel 2020, ha affermato che i territori oltre il Nagorno Karabakh - inclusa la capitale dell'Armenia Yerevan - "sono le nostre terre storiche" e appartengono all'Azerbaijan. Ha fatto affermazioni simili nel 2013, 2014, 2016 e 2018, promettendo il ritorno di questi territori in Azerbaijan. Il governo del Regno Unito non ha tentato di condannare tale retorica provocatoria, né le iniziative del Gruppo OSCE di Minsk hanno portato alla cessazione delle ostilità.
3) Maltrattamento dei detenuti
L'Armenia ha restituito tutti i prigionieri azeri catturati durante la Guerra dei 44 giorni. Eppure molti armeni rimangono in custodia azera, una parte significativa dei quali è sottoposta a processi penali per direttissima. Alcuni sono stati filmati o fotografati in cattività ma senza alcuna indicazione sulla loro attuale ubicazione. Decine di altri rimangono vulnerabili a rischio di uccisioni, di torture, prigionia a tempo indeterminato o riduzione in schiavitù, con prove diffuse di trattamenti umilianti e profanazione di cadaveri da parte di soldati azeri: ciò comporta un crimine di guerra e un'ulteriore violazione dell'accordo di cessate il fuoco, che impegna ciascuna delle parti allo "scambio di prigionieri di guerra e altri detenuti”.
4) Nessuna responsabilità
Durante la Guerra dei 44 giorni, i civili del Nagorno Karabakh hanno subito offensive militari quasi quotidiane da parte di carri armati, elicotteri, munizioni a grappolo e lanciarazzi multipli Smerch – armi incapaci di mirare con precisione – in violazione del diritto umanitario internazionale e delle convenzioni di Ginevra. I civili hanno anche subito un'ampia distruzione servizi e beni non militari, inclusi centri di servizio di emergenza medica e ambulanze, scuole e asili, siti religiosi, scorte alimentari, raccolti, bestiame, impianti di elettricità e gas e installazioni e forniture di acqua potabile. Questi sono crimini di guerra, che ricordano orribilmente ciò che sta accadendo in Ucraina.
5) Corridoio umanitario Lachin
Continuiamo a ricevere segnalazioni secondo cui l'Azerbaijan vieta il libero passaggio del corridoio umanitario Lachin (attualmente l'unica strada che collega l'Armenia al Nagorno Karabakh), cercando nel frattempo di costringere l'Armenia a ulteriori concessioni e ulteriori accordi di capitolazione. Qualsiasi progetto dell'Azerbaijan per costruire una nuova rotta lungo il corridoio di Lachin deve essere approvato dall'Armenia, come da accordo di cessate il fuoco.
6) Distruzione del patrimonio armeno
Permangono serie preoccupazioni sul destino di centinaia di monumenti cristiani armeni e di antichi siti del patrimonio culturale, che ora sono sotto il controllo dell'Azerbaijan, alcuni dei quali furono bombardati o cancellati durante la Guerra dei 44 giorni. I siti includono 161 chiese, l'antica città di Tigranakert, la grotta paleolitica di Azokh e le tombe di Nor Karmiravan. All'UNESCO è negato l'accesso ai siti dall'Azerbaijan.
È urgente porre fine all'impunità con cui l'Azerbaijan ha commesso tali violazioni sistematiche dell'accordo di cessate il fuoco del 2020 e del diritto internazionale. Gli autori di atrocità devono essere ritenuti responsabili. Non dobbiamo più fare orecchie da mercante davanti alla sofferenza della gente del Nagorno Karabakh.
Cordiali saluti
(Tutte le immagini qui riprodotte sono tratte dal sito https://www.baronesscox.com/)
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