Il Khachkar, croce di pietra viva degli Armeni, da 9 anni veglia sulla Città di Bari
Sono trascorsi ormai 9 anni da quell'11 gennaio 2013 in cui a Bari sul lungomare Cristoforo Colombo fu eretto il monumento che rappresenta oggi il simbolo vivente di una comunità storica che da millenni abita la città di Bari. La presenza armena è riscontrabile nel capoluogo pugliese attraverso le fonti scritte almeno dal X secolo.
Il Khachkar la croce di pietra armena fu scolpito dal duro e faticoso lavoro dell'architetto Ashot Haykazun Grigoryan pluridecorato di Yerevan, accademico armeno e segretario scientifico del National museum-institute of architecture after Alexander Tamanyan e innalzato dall'amministrazione comunale di Bari grazie all'intervento di Rupen Timurian, allora come oggi il più eminente rappresentante della Comunità Armena della Puglia. Una meticolosa organizzazione comprendeva decine di ospiti da tutta Italia, tra cui il realizzatore dell'opera giunto appositamente dall'Armenia e per la prima volta dopo oltre 60 in veste ufficiale il clero armeno rappresentato da Padre Tovma Khachatryan. Per l'occasione giunse per la prima volta a Bari il rappresentante dell'ambasciata armena Boris Sahakyan, diplomatico inviato dall'allora ambasciatore S.E. Ruben Karapetyan.
Boris Sahakyan è un ragazzo gentile alto quasi due metri, che entrò subito nel cuore di tutti per la sua dolcezza, per i suoi modi compiti e discreti. Oggi quell'uomo è il Segretario Generale del Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia, insignito del titolo di Ambasciatore.
L'inaugurazione si svolse alla presenza delle autorità civili, militari, religiose. Il Presidente Michele Emiliano, allora sindaco di Bari, con Rupen Timurian fece gli onori di casa e pronunciò la parola "Genocidio" riferita alle vicende subite dagli Armeni, due anni prima che lo facesse Papa Francesco in Vaticano.
Gli Armeni erano insieme, senza distinguo, quel giorno e Bari era un contenitore, quello ideale che guarda a Oriente, al mare, all'Unione di una diaspora antica. Nessuno sembrava guardare gli altri dall'alto in basso, lo sguardo comune era quello della comune presenza, di un comune riconoscimento. Noi eravamo insieme e l'aula del Consiglio Comunale di Bari dove ci riunimmo per la conferenza finale non bastava a contenerci tutti, era una festa per tutti.
"Noi", parola dolce, Noi credevamo... (cit. Anna Banti)
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