Parlamentari italiani uniti per il rilascio dei prigionieri armeni illegalmente detenuti dall'Azerbaijan
Foto di Carlo Coppola |
A un anno dalla firma della dichiarazione trilaterale del 9 novembre, la situazione nel Nagorno-Karabakh e ai confini tra Armenia e Azerbaigian rimane tesa a causa del mancato rispetto del cessate il fuoco e delle incursioni di truppe azere nel territorio sovrano della Repubblica di Armenia. Ancora oggi, ci sono numerosi prigionieri di guerra armeni detenuti illegalmente nelle prigioni dell'Azerbaigian, ed emerge da molteplici fonti autorevoli il fatto che il patrimonio storico-culturale cristiano armeno nei territori passati sotto il controllo dell'Azerbaigian sia in pericolo".
Lo dichiarano in una nota i PARLAMENTARI Enrico Aimi, Paola Binetti, Stefano Borghesi, Andrea Cangini, Massimiliano Capitanio, Emilio Carelli, Laura Cavandoli, Giulio Centemero, Jari Colla, Vito Comencini, Andrea Del Mastro delle Vedove, Roberto Paolo Ferrari, Paolo Formentini, Niccolò Invidia, Alvise Maniero, Elena Murelli, Michele Nitti, Giuseppina Occhionero, Andrea Orsini, Alessandro Pagano, Tullio Patassini, Flavia Piccoli Nardelli, Catia Polidori, Alberto Ribolla, Matteo Salvini e Orietta Vanin.
"Inoltre, l'Azerbaigian, con il palese sostegno della Turchia, minaccia di creare, con l'uso della forza, un 'corridoio' extraterritoriale che unisca i due paesi attraverso il territorio sovrano ed internazionalmente riconosciuto della Repubblica di Armenia. Ciò accade nonostante la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, che mise fine alla guerra, prevedesse lo sblocco di tutte le reti di comunicazione e trasporti della regione.
È peraltro di queste ore la notizia che il Tribunale Internazionale dell'Aja (CIG delle Nazioni Unite) ha emesso una sentenza in cui chiede all'Azerbaigian di garantire i diritti dei prigionieri di guerra, di prevenire l'incitamento all'odio razziale nei confronti della popolazione armena e di condannare il vandalismo nei confronti del patrimonio storico e culturale armeno. Auspichiamo che il Governo ponga come presupposti del rapporto Unione Europea-Azerbaigian nell'ambito del Partenariato Orientale, il rilascio dei prigionieri di guerra e civili detenuti nel citato Paese a seguito della guerra del Nagorno Karabakh e successivi scontri e l'abbandono di retorica provocatoria e militarista a favore di percorsi costruttivi verso un sincero coinvolgimento in negoziati di pace al fine di comporre i temi pendenti nell'interesse della sicurezza e prosperità dell'intera regione Caucasica"
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