Il corpo di padre Pio
Oggi che la Chiesa ricorda il Trapasso, il Natale Celeste del frate taumaturgo più venerato della nostra era, il suo corpo è stato nuovamente tumulato. Occultato agli occhi dei devoti e del mondo.
Il corpo del frate era stato trovato intatto o quasi a detta dei referti ufficiali della ricognizione canonica, tanto che se ne era decisa l'ostensione per l'uso - e abuso - delle folle necrofile e oceaniche, ma meno oceaniche di quello che si prevedeva.
Il mancato successo del sacro voyeurismo forse avrà sorpreso le autorità competenti e quanti avevano organizzato l'ennesima ostentazione di corpi a fini lucrativi, per un giubileo di carne. Nessuna polemica contro il Santo o la Santità, ma solo contro chi ne ha oltraggiato le spoglie mortali di un santo, sottoponendo le sacre spoglie che dovrebbero essere innanzitutto il cadavere di un essere umana e onorabili prima di tutto per questo a trucco e parrucco.
Il corpo del frate era stato trovato intatto o quasi a detta dei referti ufficiali della ricognizione canonica, tanto che se ne era decisa l'ostensione per l'uso - e abuso - delle folle necrofile e oceaniche, ma meno oceaniche di quello che si prevedeva.
Il mancato successo del sacro voyeurismo forse avrà sorpreso le autorità competenti e quanti avevano organizzato l'ennesima ostentazione di corpi a fini lucrativi, per un giubileo di carne. Nessuna polemica contro il Santo o la Santità, ma solo contro chi ne ha oltraggiato le spoglie mortali di un santo, sottoponendo le sacre spoglie che dovrebbero essere innanzitutto il cadavere di un essere umana e onorabili prima di tutto per questo a trucco e parrucco.
Un monaco morto vestito da santo in vita ostacolato dalla Chiesa, amato certamente, ma troppo spesso osteggiato e guardato con sospetto dalle autorità, che in lui vedevano il simbolo solo di una religiosità ingenua e bambina, immatura. Una maschera, quasi invisibile, un film, gli ricopre il volto appena consunto dal tempo ne resta la freschezza del sonno di pace che conduce alla morte. Assomiglia a Sergio Castellitto più che a Michele Placido. Ora la teca d'argento ne ricoprirà di nuovo le spoglie mortali ed il suo sarcofago assomiglierà ad un reliquiario di fattura barbara scolpito in modo imperfetto per varcare perfettamente le soglie del tempo.
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