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Povera Armenia in cerca di Eroi (in cui "Marcel diventa Ogni villan che parteggiando viene")

Nelle ultime settimane il disastro di 44 giorni di guerra, supportato dalle menzogne mediatiche atte a tenere alto il morale armeno, sta giungendo al colmo in Armenia. Tutte le opposizioni sia parlamentari che extraparlamentari della Repubblica di Armenia chiedono le dimissioni del Primo Ministro Nikol Pashinyan, accusato non solo di aver condotto alla disfatta la Repubblica ma anche di aver mentito e istigato pubblicamente alla menzogna tutti i ministeri e gli organismi statali sotto la sua direzione. Amici armeni ci riferiscono via Whatsapp:

Ci dicevano che l'Armenia stava vincendo la guerra e che di lì a poco l'Azerbaijan ci avrebbe chiesto un armistizio per evitare di essere invasa militarmente. Questa visione purtroppo apparteneva solo alla mente ottenebrata e confusa di chi - come ha detto recentemente il Presidente della Repubblica Armen Sarkissian - aveva fatto il grave errore di credere alle leggende che si auto-raccontava da anni.

Il mito dell'Armenia alla riscossa, del costante sentimento di superiorità etnica - peraltro contrario a qualunque idea storica o storiografica, contrario anche ai valori storici dell'Armenia, terra di pace e di accoglienza - si è diffuso negli ultimi 20 anni al termine della Prima Guerra del Nagorno-Karabakh. Il pressoché totale deserto politico e l'incapacità progettuale delle autorità delle classi apicali dello stato armeno nell'intavolare un vero dialogo con i possibili partner mondiali, ha fatto il resto. 
La negazione di qualsiasi volontà costruttiva, il lassismo istituzionale a lungo perpetrato, ammantato finanche da un altro mito, quello della difficile de-sovietizzazione degli apparati statali - di cui si conserva la naturale inclinazione all'immobilismo quale arma di desistenza di massa - ha reso la situazione esplosiva anche agli occhi distratti di chi vedendo che un dito indicava la luna, credeva davvero che il dito medesimo nuotasse, saltellando, nel Mare della Tranquillità. Tutto sta sempre nella prospettiva a cui ci si vuol affidare quale caleidoscopio della realtà. La gestione di fatto monocratica, e talvolta dispotica, dello Stato aveva affidato, in sostanza, tutti i poteri al Presidente della Repubblica, prima dell'ultimo cambio della Costituzione in cui tali poteri, con qualche piccola concessione erano passati magicamente al Primo Ministro. 
Non che Nikol Pashinyan sia stato migliore o peggiore di altri, certamente meno accorto e maggiormente fanfarone ma questa è un'altra storia. L'attuale Varchapet (Primo Ministro) è stato certamente diverso nell'inizio anche se tanti Armeni esperti ce lo dicevano di persona sin dal luglio 2018: 
Tempo due anni e questo fa la fine degli altri, perché non è abituato a gestire il potere, e il potere ubriaca e droga, insomma dà alla testa. È partito come Gandhi, ha marciato come Mao, e sarà tanto se non arriverà a Pinochet.
Il risultato di tutto questo è stato che dopo due anni e sei mesi circa di Governo Pashinyan, qualcuno che non avrebbe avuto diritto di parola in quanto fuori da qualsiasi agone politico democraticamente eletto, si sente ora in dovere di prendere la parola e scende in piazza come non faceva da anni. Protesta come non aveva mai fatto in presenza di crimini terribili quali le detenzioni ingiuste, i suicidi, a di poco sospetti, i "morti accidentali" a suon di pugni e calci degli aderenti al proprio stesso partito, insomma le grida rabbiose contro il silenzio complice verso ogni sorta di crimine agito verso il popolo armeno e perpetrato negli anni. Come se non bastasse il Parlamento armeno è ancora oggi infestato da ogni sorta di meraviglia dell'estetica: uomini senza giacca e cravatta, con camice a mani corte, mortisie addams rifatte dalla testa ai piedi, trentenni donne cannone avvolte in pellicce di visone rassomigliando a settantenni ingioiellate all'uscita della Messa il giorno di Natale in un paesello del sud Italia, ominicchi di meno di 40 anni che ne dimostrano a dir poco 67 che si vogliano far marcelli non essendo neppure villani, grandi quantità di madonne addolorate di varia specie e genere, dumby, eddi mani di forbice ed altre tipologie di rachitici o sopravvissuti al tifo petecchiale. Con un tale esercito è davvero impossibile che questo Stato piccolo e martoriato decolli, neppure nell'Iperuranio. Dove sono le figure limpide  e nobili come Avetik Sahakyan, Avetis Aharonyan, Levon Seghbosyan, Sargis Araratyan o il Principe Arghutyan, solo per fare i nomi di qualcuno maggiormente noto? Allora diventa proprio vero che anche l'Armenia, al pari di altre nazioni, è divenuta una terra in cui, come scriveva Dante Alighieri nel Canto VI del Purgatorio:

un Marcel diventa

ogne villan che parteggiando viene ?

Commenti

Che analisi interessante. mi piacerebbe approfondire le figure "limpide e nobili" che hai citato alla fine dell'articolo.
Attualmente quindi l'Artsak e il Nagorno sono occupati giusto?
scusate per l'ignoranza.
In realtà Artsakh è il nome armeno della regione dell'Alto Karabakh, Nagorno-Karabakh, che da millenni è abitato dal popolo armeno. Nella becera divisione statale con la nascita dell'Azerbaijan le cose sono cambiate. Attualmente Putin ha deciso chi chiudere la partita.