Auguri di fine anno 2020 per un migliore 2021 dal Centro Studi Hrand Nazariantz
Cari Amici e Amiche,
L'anno che si sta per concludere è stato di grandi prove per tanti di noi, molte situazioni sono cambiate in tante famiglie, negativamente ma anche positivamente.
Nella mia ad esempio sono nati tre bambini, mio figlio Armen e due nipotini una Yerevan, e uno in Centro Italia.
Durante quest'anno molti di noi hanno sperimentato tante cose nuove come le video conferenze attraverso i più svariati sistemi di comunicazione sociali. Abbiamo partecipato a tante chiacchierate e riunioni a migliaia di chilometri di distanza, cosa che, forse, molti di noi non avevano ancora mai fatto.
Prima del lockdown avevamo tanti progetti alcuni realizzati, altri in corso di realizzazione, altri ricalibrati. Ne ricordo due su tutti: la ricognizione fotografica della presenza armena in Italia e di quella Italiana in Armenia attraverso il progetto "TRACCE – Fotografia in viaggio tra Italia e Armenia" di Patrizia Posillipo realizzato grazie al supporto dell'Ambasciata d'Italia in Armenia e la curatela di Isabella Indolfi che vedrà finalmente la luce nel 2021. Sempre la medesima ambasciata ha prodotto il volume "Futuro-Passato" ideato da S. E. l'Ambasciatore d'Italia in Armenia Vincenzo Del Monaco e dalla Presidente del Comitato di Jerevan della Società Dante Alighieri, Hasmik Poghosyan. Poco dopo però l'Ambasciatore Del Monaco è stato chiamato ad altri uffici andando a dirigere la Missione dell'OSCE a Tirana. Anche la parte armena ha cambiato il proprio ambasciatore in Italia, confermando la scelta, già paventata dai giornali lo scorso anno, di nominare il Capo dipartimento per gli affari esteri del Primo Ministro della Repubblica di Armenia Tsovinar Hambardzumyan a capo della missione diplomatica armena a Roma.
Molti hanno canto sui balconi e si sono ricordati di essere italiani, qualcuno ha gridato al complotto e che il virus non esisteva. Qualcuno ha scritto tanto riprendendo, come in una missione di fede, e anche io ho ripreso la vis saggistica e polemica. Della mia opera, di cui non parlo mai, ricordo alcuni testi all'interno del sopra citato volume "Amiamoci" aventi per tema il Cinema, la Musica, la Comunità Armena Pugliese, i rapporti tra Inno Nazionale armeno e canti risorgimentali italiani, oltre all'introduzione. A questi si è aggiunto un saggio bilingue pubblicato nel mese di giugno dalla casa editrice LB di Bari, dal titolo Gli Armeni in Sicilia - Հայերը Սիցիլիայում. A questo aggiungo che durante i mesi di lockdown ho effettuato lo spoglio delle principali riviste armene della diaspora di diversi paesi: Turchia, Francia, Russia, Stati Uniti, Romania, in lingua armena e francese identificando articoli, poesie e traduzioni di Hrand Nazariantz su vari argomenti e testi a lui dedicati.
Ma prima di intonare il Te Deum, questo pomeriggio, secondo la tradizione Cattolica Romana, il mio pensiero, per quanto doloroso va alla recente guerra; all'Armenia ancora una volta martire, non solo delle decisioni barbare dei nemici e dei falsi amici, ma anche alla politica scandalosamente draconiana dei propri governanti presenti e passati, e che necessita di un "cambio di passo", di nuove visioni strategiche, di prospettiva politica, oppure continuerà ad essere una terra di martirio e dolore, sempre più ridotta a vivere delle rimesse (o elemosine) dei discendenti del popolo martire, quello che subì il martirio degli Ottomani tra il 1908 e il 1923.
All'Italia e all'Armenia che non si arrendono, che rigettano ancora una volta le decisioni prese loro malgrado, ancora desiderose di riscatto, ma che ancora brancolano nel buio della propria ipocrisia e della propria prosopopea, a quelle eroiche, a quella persuase in modo idiota della superiorità razziale che non c'è mai stata, dedico una canzone per questo fine d'anno. Auguro in particolare che l'Armenia metta nel sacco di Meshok Papik tutta la propria inutile grandeur e faccia finalmente i conti con la realtà, tutta da rifondare sui valori autentici e non sulle tradizioni inventate da qualche "Fedayeen da salotto" che con un solo trik crede di avere ucciso migliaia di Azeri e Turchi e vinto anche la guerra.
Questa canzone l'abbiamo ballata a tanti matrimoni, a Yerevan, perché è un canto d'Amore. A leggerne il testo, piano e con dolcezza, ricorda, da lungi, un canto, uno di quelli intonati dagli antichi Ashugh - i menestrelli armeni dei secoli passati - che si accompagnavano con il saz o la kamancha, e forse l'autore e interprete Razmik Amyan è proprio un erede - pur remoto - di quella razza di cantori.
Il video di questa canzone è molto colorato, giulivo, ma a tratti struggente e in esso video Razmik Amyan indossa scarpe e cintura made in Armenia realizzate dalla ditta Kristobad
Con queste parole d'Amore auguro a tutti un piena fine d'anno 2020 e nuovi inizi nell'anno 2021:
Sei il mio mondo, il mio caldo sole
Il sapore della mia vita, mio caro gusto
Com'è bello vedere il mio cuore che trova il tuo cuore, i nostri cuori vivranno insieme per l'eternità.
Raggiungeremo la luna con il nostro amore
Tu sei il mio sole, io sono la tua luce
Sei il mio amore, fiore prediletto del mio cuore
Io canto, l'amore, per te.
Il tuo amore è tutto per il mio cuore
Che vive con il respiro del tuo amore
Che il mio cuore e la mia anima possano tutti i colori accendersi oggi
E che tutte le mie canzoni parlino di te
Tuo è tutto l'amore del mio cuore
Quello che è diventato tutto per me e per te
E tutte le mie speranze sono collegate a te
Tu sei il mio sole
E diventerai mia sposa
Sì che la tua anima mi sorrida innamorata.
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