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Chi ha paura del test del DNA: politiche razziali alla prova della Scienza



I test del DNA più diffusi stanno preoccupando le autorità turche impegnante in una folle politica neo-razzista basata sulla purezza della razza. La maggior parte dell'opinione pubblica che ne segue i dettami è scossa anche solo al pensiero di non essere di pura razza "turanica". Da molti anni ormai molti ogni giorno scoprono di non essere discendenti diretti delle orde di selgiuchidi e ottomani riversatesi in Anatolia dall'Asia centrale meno un millennio fa. Molti individuano la propria appartenenza etnica ad un caleidoscopio dei popoli che hanno vissuto in quella che oggi è la Turchia.
L'identità è stata una questione importante in Turchia da quando la repubblica fu fondata nel 1923 dalle ceneri dell'Impero ottomano multietnico, multiculturale e multilinguistico. I sultani sapevano bene di aver 5 dita per ogni mano ma chi venne dopo di loro volle ignorare e insabbiare la questione in primo luogo per costruire una apparente "pax republicana" e i nuovi gerenti dello stato tentarono di imprimere artificialmente un'unica identità turca a tutto il paese. Fino al 2008, la messa in dubbio della "Turchia" e della "Turanicità" era punibile fino a due anni di carcere. La legge in seguito fu modificata per sostituire l'aggettivo "turanico" con locuzione "nazione turca".
Casi di pulizia etnica che avevano riguardato il genocidio degli Armeni, che su tutti ebbero la peggio, i massacri dei Greci, degli Assiri, degli Ebrei, Curdi ed Arabi furono insabbiati dalla nuova repubblica e con essi si lavorò per convincere gli appartenenti a queste popolazioni che l'unica cosa che contava era l'essere turchi. Le minoranze furono così assimilate forzatamente e dove non erano riuscite le armi, riuscirono la politica statale con tanto di incentivi economici e minaccia di carcere.
Dalla nuova repubblica i popopov che avevano fatto grande e potente l'impero furono spazzati via in tentativi spesso pesanti di assimilare le minoranze e continuarono le pressioni perche queste lasciassero la Turchia dopo millenni. Alle dita del sultano erano solo state tagliate le unghie e in alcuni casi qualche falange, ma le dita era ancora lì, coperte da un fasce.
I kit domestici per il test del DNA sono vietati in Turchia, ma molti turchi all'estero li hanno usati, inviando un piccolo campione a un laboratorio e ricevendo un resoconto sulle loro radici etniche e talvolta riscontri precisi di parenti lontani in tutto il mondo, persone che come loro avevano eseguito il test. 
Una designer, ha raccontato di aver fatto il test 10 anni fa, e il report che ha ottenuto è in continuo aggiornamento, periodicamente riceve informazioni sui suoi legami genetici con altre persone che progressivamente eseguono il test. Çelik, questo il nome della designer, ha detto che il test ha mostrato che tra i suoi antenati vi sono mongoli, italiani, ebrei, greci e armeni. La sua famiglia proveniente dalla provincia nord-orientale di Bayburt, si è rifiutata di credere che avessero legami armeni, italiani e greci e ha negato la scientificità del test. 
Ma prima del genocidio, la popolazione armena relativamente numerosa intorno a Bayburt, nella provincia ottomana di Erzurum. Proprio in quelle zone si moltiplicano ogni giorno le memorie dei cripto armeni, discendenti di armeni che sono erano salvati rocambolescamente dai massacri pianificati, e questo scatenata il panico nel regime di Erdogan che come dichiarò in un intervista del 2010 ha lui stesso origini georgiane.

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