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Espressioni di Solidarietà agli ambasciatori Scapini e Hambardzumyan


A mezzo stampa sono stati attaccati negli ultimi due giorni l'ex ambasciatore della Repubblica Italiana in Armenia S.E. Bruno Scapini e l'ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia S.E. Tsovinar Hambardzumyan. Ad entrambe le loro eccellenze inviamo i nostri deferenti sentimenti di stima e gratitudine per il lavoro compiuto e che attira gli astii e i rimbrotti personali. 
Tace il MAECI, serafico, in un silenzio olimpico, così un'ex ambasciatore Italiano in Azerbaijan e l'attuale ambasciatore Azero in Italia si sentono liberi di travalicare qualunque prerogativa riservata al loro status e di offendere, apostrofando come "falsità", le dichiarazioni che non condividono. 
In questa vicenda ognuno ha un principio assoluto, l'Armenia e l'Artsakh quello dell'autodeterminazione dei popoli, l'Azerbaijan quello dell'integrità territoriale, l'Italia quello della neutralità, a detta di alcuni senatori italiani "neutralità attiva". L'attuale comportamento della diplomazie internazionali sembra eludere le "prassi" e affermare un nuovo principio, ben più universale legato alla legge del più prepotente, da autentici gran Gourmet/Gournay: "laisser faire, laisser passer".
Siamo al "Papete quotidiano", al "chi grida di più vince", al "se non lo dici urlando e offendendo non vieni ascoltato". Così sul territorio italiano capita che un'ambasciatore venga invitata in audizione al Senato della Repubblica e la sua controparte la attacchi a mezzo stampa, non contento di aver apposto/imposto il peso della propria firma, pochi giorni prima, ad una lettera di risposta indirizzata alla più importante istituzione laica della Diaspora Armena in Italia. 
L'Italia è ormai il paese in cui il "titolo" di dottore non si nega a nessuno - come anni fa quello di commendatore - ma è anche il paese in cui una lettera firmata da un ambasciatore, ancora scatena un misto di timor pànico e riverenza. Gli Azeri e i loro fiancheggiatori lo sanno, le tattiche le conoscono tutte. Agiscono e replicano sotto la feria di agosto, nella speranza che nessuno li noti. Così come agiscono col favore delle tenebre, in stile brigante e sagacemente vigliacco, mai a viso aperto! E non a caso il concetto di lealtà nella contesa è a loro del tutto sconosciuto, mozzando nasi e orecchie e tagliando le teste di chi dorme di notte, o a vecchi e bambini.
Per quattro anni precedenti sono stati lasciati liberi di fare e disfare a loro piacimento, imponendo le loro mezze verità o le loro intere bugie, complice il silenzio anche questo serafico e incompetente proprio dell'Ambasciata armena in Italia. Violano diritti umani, offendono, minacciano, pedinano, sabotano a mezzo web e non solo, anche cittadini italiani sul territorio italiano, incuranti delle illegittimità delle loro azioni. Tanto poi a coprire tutto ci penseranno i loro quattrini, il caviale beluga e qualche altra forma di prebenda allungata qui e là. Poi, se ciò non dovesse bastare, sono ben pronti ad un memento verso chi si oppone. Questo memento porta il tragico ed esemplare nome di Dafne Caruana Galizia.  
Il MAECI, beato e angelico, contempla "I balsami beati", foscoliani anzi che no, forse in attesa che qualcuno dei suoi cittadini faccia la fine di Luisa Palla-Vicini, cadendo quantomeno da cavallo o fin:

Quando profano spino
[Le] pun[ga] il piè divino...

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