Tavush Textile Company che produce mascherine anti-Covid nel mirino dagli Azeri
L'Azerbaigian attacca l'Armenia e come sempre agisce vigliaccamente, anche tra le pieghe della pandemia globale.
Negli scorsi giorni, costoro, hanno lanciato un'offensiva militare contro l'Armenia, nonostante l'appello globale per il cessate il fuoco. I più miserabili tra loro fomentano ed incitano le proteste a favore della guerra chiedendo "Morte agli armeni di tutto il mondo".
Sebbene non siano state riportate vittime civili armene, gli obiettivi militari azeri hanno incluso anche la Tavush Textile Company, una fabbrica che produce rivestimenti per il viso, in particolare mascherine ad uso sanitario utilizzate durante la pandemia di COVID-19. L'azienda ha dovuto decretare la chiusura per garantire la sicurezza dei suoi lavoratori. Gli Azeri provano ad impedire, in ogni modo, l'approvvigionamento di materiali sanitari armeni nel miserevole, quanto risibile, tentativo di "prendere la nazione stremata" dalla pandemia.
Siamo all'improbo e sciocco tentativo di assedio, che pretende di fiaccare lo spirito di un'intera nazione. Siamo alla retorica di una presunta impresa epica, narrata con i toni encomiasti ed elogiativi prima ancora che sia compiuta. Siamo ai racconti pieni di pathos ed eroismo con cui si raccontava ai giovinetti l'assedio di Stalingrado, ancora prima che essi siano compiuti. Il Satrapo azero dipinge, agli occhi del proprio popolo inebriato di sangue e saccheggi, il nemico l'armeno come nei famosi versi di Arnaldo Fusinato:
― Il morbo infuria...
Il pan [gl]i manca...
Sul ponte sventola
Bandiera bianca! ―
La partita, infatti, è prevalentemente giocata sul fronte interno, più che su quello estero, per rafforzare il traballante regime di famiglia. Siamo al colpo gobbo, alla commedia della retorica dell'odio etnico strumentale al militarismo, allo spettacolino miserabile, agli aeromobili a pilotaggio remoto o droni da guerra (UAV), al poco brillante "Vado... l'ammazzo e torno".
Colpendo alla disperata, cialtroni d'esperienza, non sanno più che pesci prendere e sopratutto, non sanno più dove andarli a prendere, i pesci. A quel punto riattivano "le cellule dormienti", un battaglione di scribacchini al soldo da anni che dissemina falsità in mezza Europa, e che perdendo l'aplomb consueto adesso si limita ad insultare e bloccano la gente su Facebook.
Ma anche qui "la cosa gli va male" e con coraggio alcuni giorni fa il prof. Grigor Ghazaryan, primo in Italia dopo anni, gettando il cuore oltre l'ostacolo, ha iniziato a rispondere con analisi ferree alla banalità e alle menzogne, alla doppia minaccia interna ed esterna. Ha risposto agli spauracchi che tutti leggiamo da anni, con due articoli, alle cui riflessioni aggiunto anche il nostro contributo.
L'amico Grigor, con coraggio e sprezzo del possibile pericolo, si è assunto la responsabilità della firma. Entrambi gli articoli frutto di analisi pubblicistica, scientifica e politologica accurata sono stati pubblicati dal giornale L'Opinione, ma colpevolmente non hanno trovato accoglimento da parte delle testate armene.
Nei link qui sotto riproponiamo i due articoli sperando di fare cosa gradita:
NEO-OTTOMANI: AMBIZIONI MASSIMALISTICHE E GENOCIDIO CULTURALE NEI CONFRONTI DEGLI “ALTRI”
http://opinione.it/esteri/2020/07/15/grigor-ghazaryan_santa-sofia-cinismo-vandalismo-militarismo-nel-tempi-pandemia-meccanismo-investigazione/
NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE SULL’ARMENIA
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