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Una grave falla nel sistema di sicurezza del Primo Ministro Armeno? Un agente del servizio di sicurezza dell'Azerbaijan si è manifestato ieri alla conferenza del Primo Ministro Nikol Pashinyan
Da chi era organizzata e gestita la sicurezza dell'evento: dalla Chiesa, dal Consiglio Parrocchiale, dai sacerdoti, dall'Ambasciata in Italia? Possibile che ancora la Repubblica dell'Azerbaijan continui a violare le prerogative di uno Stato Sovrano come l'Italia e, in barba ad ogni norma di bon ton - oltre che di diritto internazionale - ci si rivolga al rappresentante di uno stato in conflitto in quei termini in un paese terzo? Cosa aspetta il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana a chiedere sanzioni o rimozioni del funzionario azero in questione?
Certo ci sono state delle falle nel sistema. Qualche armeno paludato si indigna e si chiede come gli Azeri abbiano il coraggio di entrare in una chiesa Cristiana e rivolgersi in quel modo. Tutti sanno che gli Azeri agiscono di contrasto alla politica armena, estera e interna. Dove ci sono gli Armeni ci sono gli Azeri a controllare e infastidire. Capita sempre così in Italia negli ultimi 25 anni. Dove mancano gli Azeri, intervengono i loro compagni di merende, i Turchi. Entrambi provano a corrompere in ogni modo e a fiaccare la resistenza, in primo luogo resistenza culturale armena con responsabilità dirette o indirette di esponenti deviati della stessa Repubblica di Armenia. 
Gli Azeri fanno il loro mestiere, niente altro, sono gli Armeni che non riescono a fare il proprio. Non presidiano il territorio, non controllano lasciano al caso, anche la sicurezza del Primo Ministro, il front man dello Stato. 
Qualcuno mi dirà che l'apparato di sicurezza ha lavorato bene come al solito. Situazione sotto controllo. Io rispondo allora che occorre indagare per non escludere connivenze. Se qualcuno ha lavorato bene, qualcun altro ha permesso al funzionario azero di essere lì non riconosciuto, neppure dal servizio di sicurezza personale del Primo Ministro.
Qualcun altro con una strana concezione della Democrazia, potrà dire, "Noi Armeni abbiamo dimostrato di essere democratici e che loro sono prepotenti". Io ribadisco, questo è un pensiero scellerato, da minchioni. In ogni stato che si rispetti la persona del Comandante in Capo coincide con il Corpo stesso dello stato! Ma anche di questo gli Armeni hanno scarsa cognizione, basti pensare in che modo hanno permesso che il 27 ottobre 1999 si assassinasse il loro Sparapet e il Presidente dell'Assemblea Nazionale. Sempre per caso e sempre senza che altri apparati dello stato ne fossero a conoscenza: un gruppo di disadattati entra in Parlamento, fa uscire quelli che non dovevano essere uccisi e uccide a bruciapelo. 
Ci chiediamo, quindi, se fosse stato un attentato? Staremmo a chiederci le ragioni o le dinamiche dell'accaduto, da che parte sono arrivati e quanti colpi hanno sparato? La laguna avrebbe potuto essere un luogo adeguato per un assassinio alla JFK, spettacolare e giusto per continuare a cantare con più convinzione come Aznavour "Come è triste Venezia"? Per fortuna ciò non è accaduto. E ci chiediamo ancora, se sia stato un caso oppure ieri qualcuno ha voluto solo mandare un messaggio? Di politica estera, o come ancora più temibile, di politica interna alla Repubblica d'Armenia?

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