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Storia degli Armeni in Puglia e il primo documento firmato in Armeno in Italia

da un articolo di Vito Ricci, riscrittura e correzioni a cura di Carlo Coppola del Centro Studi Hrand Nazariantz di Bari


prima firma in armeno "Io Giuseppe chierico sono testimone"
in calce ad un documento del 990

Gli Armeni sono un popolo indoeuropeo che si stabilì nell’immensa regione dell’Asia sud-occidentale che si estende dall’Anatolia all’altopiano iranico. Il legame storico tra la Puglia, regione da sempre cerniera tra Oriente ed Occidente, inizia nel Medioevo (X secolo) e, precisamente, negli anni in cui Bari era la capitale dei possedimenti bizantini nel Mezzogiorno
La Bari bizantina era una società multietnica e multiculturale ante litteram, convivevano pacificamente greci e longobardi, cristiani, musulmani ed ebrei, genti d’Occidente e genti d’Oriente e tra costoro gli Armeni giunti in Puglia assieme ai bizantini.
Abbiamo numerose testimonianze nei documenti del Codice Diplomatico Barese della comunità armena presente a Bari. Alcune famiglie erano insediate e possedevano delle proprietà in agro di Ceglie, a non molta distanza da Bari. 
Il documento più antico, a noi giunto, che attesta la presenza armena a Bari risale al 990. Si trata di una straordinaria pergamena che attesta la presenza armena attraverso la firma di un chierico che firma la sua testistimonianza in lingua e caratteri armeni. Nel documento si legge, nello specifico, che il giudice Falcus f. Rodemprandi di Bari, non avendo potuto provare con testimonianze che aveva diritto ad una porta praticata nella casa di Caloiohannes f. Georgii per entrare nella propria abitazione, promette a quest'ultimo di murare la detta porta e di non aprirne alcun'altra in seguito. Il testo fu rogato da Amatus clericus et notarius, la pergamena su cui è rogato misura, di taglio rettangolare, dimensioni di cm 45 x 32. Alcune erosioni in particolare lungo il margine sinistro e se ne trova trascrizione all'interno del Codice Diplomatico Barese Codice Diplomatico Barese, vol.IV, n.4, pp.8-9




Nel 1005 Mosese, chierico armeno, fondava la chiesa di San Giorgio, probabilmente ubicata nei pressi della Corte del Catapano, ossia nel luogo ove sorgerà la basilica di San Nicola, segnalata spesso come San Giorgio del porto e nel 1210 come San Giorgio degli Armeni. 






Corte del Catapano 


Il quartiere armeno di Bari si trovava proprio di fronte alla Corte del Catapano ovvero il Pretorio bizantino; è ancora oggi esistente, sebbene nelle forme romaniche, la chiesa dedicata a San Gregorio l’Illuminatore apostolo del cristianesimo in Armenia (IV secolo).
Nel 1089 era divenuta, da chiesa pubblica, cappella privata della famiglia aristocratica armena degli Adralisto
Gli Armeni svolgevano un ruolo preminente nell’esercito bizantino ricoprendo posizioni di prestigio e di comando. Infatti tra il 1008 e il 1010 fu Catapano l’armeno Giovanni della casata Curcuas (Gurghen), mentre nel 1011 l’armeno Leone Tornikos (Tornik), stratego del thema di Cafalonia, riconquistò Bari sotto le armi bizantine.

La presa di Melitene 934 che vide impegnato Giovanni Curcuas

D’origine armena era anche il catapano Basilio Mesardonide che nel 1011, come ricordato da un’epigrafe, ristrutturò l’area del Pretorio.
Qualche influsso dell’iconografia armena si ha in talune scene miniate nei rotoli dell’Exultet barese. Una testimonianza suggestiva ed importante, tuttavia senza riscontri oggettivi e certi, sostiene che Curcorio (Kurcorius), ricordato come giudice perspicacissimo, uno dei committenti nel 1087 della traslazione delle ossa di San Nicola da Mira a Bari che dal santo Taumaturgo era stato miracolato, fosse di origine armena.

Il Catapanato intorno all'anno 1000

La presenza armena a Bari e nei dintorni (in particolare a Ceglie nel casale di Cillaro o Cilaro e nel casale di Sao) è testimoniata dalla dedicazione di chiese a santi collegabili con la tradizione armena: Prisco, Procopio, Pancrazio, Mauro
Nei pressi della Cattedrale esisteva un nutrito numero di chiese armene forse appartenenti ad una colonia di quartiere: 
1) San Procopio, costruita dal turmarca Tubaki nel 1020, San Gregorio “de Falconibus” (forse da identificare con i resti della chiesa rinvenuta nel sottosuolo di palazzo Simi), 
2) San Bartolomeo, ancora esistente. 
3) Nell’area del Pretorio bizantino si trovava la chiesa di San Eustrazio martire, abbattuta verso la fine del XI secolo per lasciare spazio alla basilica nicolaiana. 
Secondo lo storico Nino Lavermicocca sarebbero di origine armena anche le chiese di Santa Pelagia (attuale Sant’Anna) e Sant’Onofrio. 
Un’ulteriore traccia armena lo si può ancora trovare in alcuni diffusi cognomi baresi: Armenise, Amoruso, ed anche - secondo Vito Maurogiovanni - Caccuri, Susca, Zaccaria, Marzapane, Tateo, Trevisani, Pascali e Oliviero.
Come si può dedurre da quanto scritto sopra, la presenza della comunità armena a Bari fu decisamente importante ed ha lasciato segni e tracce sovente dimenticati. Probabilmente anche a Taranto vi erano degli Armeni; ancora oggi esiste nel centro storico del capoluogo ionico la chiesa di Sant’Andrea degli Armeni edificata nel 1353.
Bari, parecchi secoli dopo, ha avuto un ulteriore legame storico con il popolo armeno ospitando, negli Anni venti del XX secolo, un nutrito gruppo di profughi di quella Nazione sfuggiti alle pesanti e atroci persecuzioni turche.
Gli Armeni furono ospitati nel "Villaggio Nor Arax” ove si dedicarono alla produzione di tappeti, arte nella quale eccellevano. A Bari si trovava esule, sin dalla primavera del 1913 il poeta Hrand Nazariantz (1880-1962) che si prodigò molto per i suoi connazionali. Ancora oggi nel capoluogo pugliese vi sono famiglie armene, discendenti di coloro che decisero di fermarsi nella città, che esuli li aveva accolti.

Riferimenti bibliografici:

  • Marco Brando, Gli armeni e la Puglia. Una storia millenaria, Corriere della sera - Corriere del Mezzogiorno del 22/10/2003
  • Nino Lavermicocca, Bari bizantina. Capitale mediterranea, Bari 2003.
  • Nino Lavermicocca, Le chiese di Bari vecchia, Bari 2005.

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