#OGNIDOVE di Bianco-Valente e la biopolitica dei luoghi
Bianco-Valente (Giovanna Bianco e Pino Valente) sono due artisti che dal 1994 hanno iniziato ad indagare dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpomente, l’evoluzione dei modelli di interazione tra le forme di vita, la percezione, la
trasmissione delle esperienze mediante il racconto e la scrittura. Segue nel tempo un'evoluzione progettuale che mira a rendere visibili i nessi
interpersonali,
i loro interventi si inseriscono negli spazi evidenziandone le peculiarità
architettoniche, la pluralità di relazioni e di storie.
I loro interventi hanno interessato vari edifici storici, e partecipato a numerose mostre personali
e collettive, in Italia e all’estero, ed eseguito interventi installativi per importanti
istituzioni museali e spazi pubblici, come Roma, Napoli, Firenze, Prato, Milano, Palermo, Madrid, Barcellona, Pechino, Shanghai, Amburgo, Mosca, Zagabria, senza tralasciare, le Americhe, Mar Del
Plata (Argentina), Rio de Janeiro e New York, il Medio Oriente (Becharre) Libano, e l'Africa settentrionale in
Marocco (Marrakech). Ora è la volta di Yerevan e non solo, ԱՄԵՆՈՒՐԵՔ si prefigge di agire come un sotto testo: l’opera di per sé non è
protagonista e scompare nell’azione catalizzatrice che si intende attivare, nella
rete di relazioni che intorno ad essa si intessono, come le trame di un tappeto.
Tra le istituzioni presenti nel network:
• Embassy of Italy in Armenia (ARM - ITA)
• Ministry of Diaspora of Republic of Armenia (ARM)
• World Food Programme
• Armenian Mechitarist Congregation
• Sezione Bilaterale di Amicizia UIP Italia-ARMENIA (ITA)
• NUACA - National University of Architecture and Construction of Armenia
Inoltre, alcuni partner locali:
• IN SITU art agency (ARM)
• ICA Institute for Contemporary Art Yerevan (ARM)
• Folk Arts Hub Foundation (ARM)
• Artlabyerevan art collective (ARM)
• Kond Gallery Yerevan (ARM).
A partire dall’edificio dell’Ambasciata d’Italia a Yerevan, luogo per antonomasia di dialogo tra le
culture e simbolo di incontro, Bianco e Valente hanno focalizzato la loro ricerca artistica sulla
città di Yerevan.
Una ricerca di connessioni con l’altro, di dialogo prima di tutto percettivo tra gli individui.
Osservando gli elementi contrastanti che emergono con forza da luoghi ed edifici armeni, gli artisti si
sono connessi alle architetture, ricercato storie, interrogato il passato (per quel poco che la città può ancora offrire) e il futuro
della città. #OGNIDOVE è un progetto ideato durante un'esplorazione della
cultura armena, in contatto diretto con persone e luoghi. L'identità armena è emersa forte, fiera e coesa, seppure profondamente
frammentata tra Madre Patria e Diaspora.
L’Armenia è ovunque, al di là dei suoi confini geografici, più volte in passato teatro di
persecuzioni sullo scenario di uno degli altipiani più belli del mondo. Gli Armeni sono in ogni
dove.
“Dove” è quel luogo dello spirito, che tanto fieramente questo popolo conserva, criptato
nelle sue scritture, sopravvissuto a fame e massacri che nella storia si sono succeduti. Il termine “Diaspora” intende come disseminazione, le cui propaggini ancora si
espandono nei luoghi più disparati, intessendo legami e donando nuove prospettive alla
propria cultura madre.
A fare da collante tra i milioni di armeni dispersi nel mondo, c’è la loro lingua madre, il cui
alfabeto, creato da Mesrop Mashtots, costituisce un esercito di 36 lettere (guerrieri, secondo
Philip Marsden) che custodiscono la memoria del popolo. La scrittura è per gli armeni una
chiave che apre infiniti tesori di memoria.
#OGNIDOVE è un messaggio universale, che si
inserisce nell’architettura fisica e sociale della città di Yerevan, usando gli edifici e la comunità
come mittenti e destinatari di un unico processo di comunicazione. Il progetto delinea i non-confini di una cultura antica, che in questo momento storico riscopre
la propria contemporaneità e ubiquità, sperimentando sè stessa in contaminazioni globali e
connessioni espanse.
Purtroppo a Bari non avendo una sede propria il Centro Studi "Hrand Nazariantz" e l'Associazione Armeni Apulia non possono partecipare al progetto, ma certamente guardano con attenzione e simpatia all'idea che lo muove tornando a chiede la preservazione dei luoghi, dei paesaggi e della memoria di cui Armenia e Italia sono sempre più spesso, e colpevolmente dimentichi.
A questo progetto e ai suoi ideatori e organizzatori sentiamo di poter dedicare una poesia già citata in questo blog Anatolia del poeta greco Kostis Palamas
Di Giànnina, di Smirne, della Polis,
canzoni d'Oriente strascicate,
che muovono al dolore.
quanto con voi si trascina l'anima mia!
Di vostra musica trabocca
e va con le stesse vostre ali.
Vi generò e parla in voi
e geme e di profumi esala
una madre: brucia il suo lascivo bacio,
è tremebonda idolatra del Destino,
è un'anima ridotta a corpo, schiava d'un harem,
la bramata Asia Minore
Piange dei poveri in voi il cupo stuolo;
e tutte voi siete, ed è la vostra gioia,
lenta e triste trenodia.
Cupo, povero e schiavo, errante
miserando e incolto, insieme a voi
vo esule anch'io.
Sul mare dei suoi caicchi fuggitivi,
dove le son restati gigli ed alghe,
nel sogno del suo mare e del suo cielo,
possa vivere una vita inerte e solitaria,
in silenzio, senza calore di cura alcuna,
con tanta mente,
quanta basti ad un albero per stare
e, fumando, di fumo possa intrecciare
cerchi azzurrini;
e muovere talora le mie labbra
sì che sopra di sé riportino a vita
il dolore che tanto vi tormenta.
E sempre incomicia, ritorna, non ha fine
e un popolo in voi vive e si strugge
e in ceppi palpita una vita,
di Giànnina, di Smirne, della Polis,
canzoni d'oriente strascicate,
che muovono al dolore.
A questo progetto e ai suoi ideatori e organizzatori sentiamo di poter dedicare una poesia già citata in questo blog Anatolia del poeta greco Kostis Palamas
Di Giànnina, di Smirne, della Polis,
canzoni d'Oriente strascicate,
che muovono al dolore.
quanto con voi si trascina l'anima mia!
Di vostra musica trabocca
e va con le stesse vostre ali.
Vi generò e parla in voi
e geme e di profumi esala
una madre: brucia il suo lascivo bacio,
è tremebonda idolatra del Destino,
è un'anima ridotta a corpo, schiava d'un harem,
la bramata Asia Minore
Piange dei poveri in voi il cupo stuolo;
e tutte voi siete, ed è la vostra gioia,
lenta e triste trenodia.
Cupo, povero e schiavo, errante
miserando e incolto, insieme a voi
vo esule anch'io.
Sul mare dei suoi caicchi fuggitivi,
dove le son restati gigli ed alghe,
nel sogno del suo mare e del suo cielo,
possa vivere una vita inerte e solitaria,
in silenzio, senza calore di cura alcuna,
con tanta mente,
quanta basti ad un albero per stare
e, fumando, di fumo possa intrecciare
cerchi azzurrini;
e muovere talora le mie labbra
sì che sopra di sé riportino a vita
il dolore che tanto vi tormenta.
E sempre incomicia, ritorna, non ha fine
e un popolo in voi vive e si strugge
e in ceppi palpita una vita,
di Giànnina, di Smirne, della Polis,
canzoni d'oriente strascicate,
che muovono al dolore.
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