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"Della mia dolce Armenia..." di Yeghishe Charents


(13 marzo1897- 27 novembre1937) 


Ես իմ անուշ Հայաստանի արևահամ բա՜ռն եմ սիրում,
Մեր հին սազի ողբանուագ, լացակումած լա՜րն եմ սիրում,
Արնանման ծաղիկների ու վարդերի բո՜յրը վառման,
Ու Նայիրեան աղջիկների հեզաճկուն պա՜րն եմ սիրում։

Սիրում եմ մեր երկինքը մուգ, ջրերը ջինջ, լի՜ճը լուսէ,
Արևն ամրան ու ձմեռուայ վիշապաձայն բու՜քը վսեմ,
Մթում կորած խրճիթների անհիւրընկալ պատե՜րը սև
Ու հնամեայ քաղաքների հազարամեայ քա՛րն եմ սիրում։

Ուր է՛լ լինեմ - չե՛մ մոռանայ ես ողբաձայն երգերը մեր,
Չե՜մ մոռանայ աղօթք դարձած երկաթագիր գրքերը մեր,
Ինչքան էլ սո՜ւր սիրտս խոցեն արիւնաքամ վէրքերը մեր -
Էլի՛ ես որբ ու արնավառ իմ Հայաստան - եա՛րն եմ սիրում։

Իմ կարօտած սրտի համար ո՛չ մի ուրիշ հէքեաթ չկայ․
Նարեկացու, Քուչակի պէս լուսապսակ ճակատ չկայ․
Աշխա՛րհ անցի՛ր, Արարատի նման ճերմակ գագա՜թ չկայ․
Ինչպէս անհաս փառքի ճամբայ՝ ես իմ Մասիս սա՛րն եմ սիրում։


**** 

trad. prof. Mario Verdone

Della mia dolce Armenia
amo la lingua che ha il sapore del sole,
la tragica voce e i lamenti dei bardi,
amo i fiori color del sangue,
l’intenso profumo delle rose
e le danze gentili delle figlie del Nairi.

Amo il cielo blu profondo,
le acque limpide e il lago luminoso,
il caldo sole d’estate e i gelidi venti d’inverno
che soffiano con voce di drago,
i muri tristi e neri delle capanne sperdute nel buio
e le pietre millenarie delle antiche città.

- Ovunque vada non dimenticherò
le nostre canzoni che hanno voce di dolore
e i libri di pergamena pieni di preghiere e di pianti.

Malgrado le piaghe
che feriscono il mio cuore addolorato
la mia Armenia diletta, insanguinata, io canto.

Per il mio cuore ebbro d’amore
non c’è leggenda più fulgida,
non vi sono fronti più pure
di quelle dei nostri antichi cantori.

Va per il mondo: non c’è vetta bianca
come quella dell’Ararat.

Come strada di gloria irraggiungibile, io l’amo.


**** 





Trad. prof. Boghos Levon Zekiyan 
(Arci Eparca di Istanbul degli Armeni)


Io della mia dolce Armenia amo la parola dal sapore di sole,
Della nostra antica lira amo le corde dai pianti di lamento,
Dei fiori color sangue e delle rose il profumo ardente
E delle fanciulle di Nayiri amo la danza morbida e agile.

Amo il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce,
Il sole d’estate e d’inverno la fiera borea stanante il drago,
Le nostre pareti inospitali delle capanne sperdute nel buio
E delle antiche città amo la pietra dei millenni.

Non dimenticherò i nostri canti lamentosi, ovunque io sia,
Non dimenticherò i nostri libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera,
Per quanto lacerino il cuore le nostre piaghe sprizzanti sangue,
Amerò ancor più la mia Armenia amorosa, orfana, ardente di sangue.

Non vi è alcun’altra leggenda per il mio cuore colmo di nostalgia,
Simile al Narekatsi e a Kučhak non vi è fronte luminosa,
Attraversa il mondo, non vi è simile all’Ararat vetta bianca,
Qual cammino di gloria inaccessibile, il mio monte Masis io amo.

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