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In memoria di Jamal Khashoggi giornalista

Jamal Khashoggi giornalista e martire
Un lavoro certosino e meticoloso realizzato da macellai, e chirurghi di precisione. 
Lo hanno smontato pezzo dopo pezzo, al contrario di un racconto di Italo Calvino, dove Giovannin Senzapaura ricostruiva il fantasma del palazzo ridandogli dignitosa esequie e quello per ricompensa gli donava una buona quantità d'oro e ricchezze. 
Quello che è accaduto al Jamal Khashoggi, editorialista del Washington Post, è purtroppo uno dei più inquietanti film horror realizzati dal vero nella nostra epoca. Nessuno protesta e nessuno si muove. Pochi anche i giornali che ne hanno dato notizia, qualcuno parlando addirittura di incidente o di  "presunto omicidio", come se qualcuno possa essersi fatto a pezzi da solo o per errore. Questo accade sui nostri prezzolati giornali italiani al servizio della politica internazionale e di qualunque consorteria reclami un qualsivoglia diritto, che si chiami Arabia Saudita, Cina, USA, Turchia.
Il giornalista Jamal Khashoggi aveva studiato in America, ma non faceva paura solo per essere un uomo laico, faceva paura soprattutto perché, come ha raccontato nel suo ultimo editoriale, stava per lanciare una piattaforma internet in cui i paesi cosiddetti Arabi, avrebbero potuto trovare le loro occasioni di confronto e scambio di informazioni. Khashoggi era uno che all'interno del mondo arabo si poneva l'utopico obbiettivo di creare dialogo. Tutto questo alle più grandi e autentiche dittature mondiali, Arabia Saudita in testa e non solo, dava molto fastidio. 
Era entrato nel Consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul dove si trovava per lavoro nel primo pomeriggio del 2 ottobre e mai ritrovato. Temendo che potesse accadergli qualcosa di brutto si era dato appuntamento con la sua fidanzata fuori dal Consolato da cui non è più uscito, ma nel contempo aveva lasciato accesso il telefono tramite il quale la donna ha potuto sentire tutto, compresi accenni delle terribili torture che hanno portato l'uomo ad essere scorticato vivo, tagliato e asportato via lo scroto, la pelle della faccia distaccata dal volto, "smontati" gli arti come fosse una barbie o un manichino per vestiti. Tutti i pezzi, compresi gli organi interni sono stati fatti ritrovare in sacchi neri, come neppure un serial killer sadico delle fiction americane avrebbe saputo fare. Abbiamo visto le immagini ma non le mostriamo perché sono troppo dure e truculente, da non dormirci di notte. Non abbiamo dormito noi stanotte e vorremmo evitare che anche ad altri accada lo stesso.
La prima reazione saudita sarebbe la seguente: il console avrebbe chiesto asilo politico per paura di ritorsioni interne. 
Il Centro Studi Hrand Nazariantz e gli Armeni di Bari piangono la barbara uccisione dell'uomo Jamal Khashoggi,  condannando il truce gesto compiuto da mostri che superano in perversione qualunque istinto animale. Ricordano le migliaia di giornalisti attualmente detenuti in Turchia e in tutto il mondo. Noi appoggiamo la stampa libera. Nessuno Stato può e deve sentirsi al di sopra di ogni sospetto. Inoltre, ci viene da pensare che eccessi di questo tipo possano accadere solo allorché il corpo diplomatico di uno Stato non conosca la diplomazia e neppure possegga il minimo garbo nelle relazioni interpersonali.

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