Pranzo di Stato del Presidente Sarkissian in onore di Sergio Mattarella
Ringrazio per i crediti fotografici mia cognata Kristine Badalyan, per la parte estratta dalla televisione, e il dott. Marat Mnatsakanyan per le fotografie in presenza. |
Non sono abituato a parlare di me in prima persona su questo blog, o altrove, e quando lo faccio per dare ragione delle scelte o degli eventi culturali da noi organizzati, ciò avviene sempre senza enfasi. Ieri sera mi è capitato di partecipare ad un evento epocale, che dalle pagine di questo blog abbiamo per anni auspicato: le relazioni Italia-Armenia ai più alti livelli istituzionali.
In passato sono stato accusato di sostenere questa o quella parte all'interno della politica Armena: così non è! Da analista, quale per caso ho imparato ad essere dei fatti della terra d'Armenia, ho sempre cercato di rapportare ciò che accadeva non solo alle mie personali categorie politiche, ma soprattutto all'unico sguardo che posso avere nei confronti di questa terra: uno sguardo di Devozione ed Amore.
Questo è per me l'Armenia, il luogo in cui si è formata la civiltà, e nel nome del quale si può servire l'intera umanità, più che altrove. In questi anni ho imparato a conoscere i nomi dei ministri, dei personaggi politici, degli intellettuali armeni, come, e meglio di quelli dei ministri italiani sottotesi a vecchie e nuove forme di oligarchia...spasimi strilloni di forme incartapecorite del neoliberismo che ci attanaglia e condiziona le nostre vite.
Ho seguito, ad esempio, la "rivoluzione di velluto", del Primo Ministro Nikol Pashinyan (Dukov Hayer) come altre vicende in precedenza, senza fare il tifo per nessuno, pregando cristianamente per il popolo e avendo sempre una personale indiosincrasia solo nei confronti di un politico armeno Robert Kocharyan, che la mia personale analisi ha sempre rifiutato e aberrato su tutti umanamente e politicamente.
Ordunque, non parlo di me e non amo pubblicizzare la mia persona ma giorni fa le rappresentanze diplomatiche congiunte mi hanno fatto sapere dell'invito alla visita del Presidente della Repubblica Italiana in Armenia.
Una grande emozione: poter vedere da vicino l'ultimo erede del partito politico a cui buona parte della mia famiglia ha ispirato le sue azioni nel XX secolo, il democristiano Presidente Sergio Mattarella, ultimo possibile e coraggioso erede di un percorso politico nato dalla Resistenza e ispirato a valori del cristianesimo sociale.
Assieme a lui nello stesso luogo, vedere accanto al mio tavolo il nostro addetto militare militare il Generale Alfonso Miro, di cui ho grande stima, o i collaboratori del Presidente della Repubblica di cui in pochi sanno il nome; o gli imprenditori italiani e armeni che portano il Made in Italy nel mondo. Una sorta di telenovela che seguo da tempo, con la simpatia e il calore dello spettatore tv dallo sguardo semplice e casalingo, che non critica e non sa, ma che si emoziona e dal vivo cerca di mangiare tutto con lo sguardo dello stupore innocente come in un film di Paolo Sorrentino.
Ero lì nella loro stessa sala, con tutti questi notatili intorno e io stesso, piccolo notabile, con la paura di sbagliare a scegliere la posata come nel film "Mayrig" (pur sapendo di essere in Armenia e non alla Corte imperiale di Vienna, nel rigido cerimoniale spagnolo).
Il processo mentale era quello della meta-osservazione, un dentro-fuori, un osservare coloro che stavano osservando e me per primo, come se fossi il primo osservatore di me stesso.
Solo allora, solo in ultimo, e con questa strana consapevolezza in testa mi sono fatto gaddianamente coraggio e ho sceso la scala delle vaghezza. La paura di non conoscere le dimensioni e l'intrenseco:
"la distanza dalla terra, dai rimanenti pianeti tutti: e il loro andare e rivolvere. Molte cose aveva imparato e insegnato: e i matemi e le quadrature di Keplero." Guardavo "come cercando il sentiero misterioso"... (sic Gaddus).
Accanto a me personaggi di primo piano della cultura armena, e mi chiedevo perchè sono qui con questi signori che fino ad poco fa non avrei neppure osato contattare nonostante le interconnesioni personali. Mi sentivo come un ragazzino a quart'anni quasi. Stamane, poi, sono arrivate le prime foto, riprese dalla televisione e da internet.
Non avevo intenzione di pubblicarle ma i cari amici mi hanno pregato di non nascondermi e di raccontare questa bella esperienza. Non trovo di meglio dunque che mettere qui qualche immagine e ripetermi nella testa, "Domine non sum dignus", ma grazie comunque.
I lettori di questo blog vogliano perdonare questa autoferenzialità.
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