Considerazioni sulle note silenziose nelle opere di Hrand Nazariantz
Piero Fabris legge una delle sue più recenti fatiche letterarie |
Hur Hayran ed Eli Drac (rispettivamente pseudonimo di Hrand Nazariantz ed Enrico Cardile) sono uniti da un'intesa intensa. I due si riconoscono in una fraternità spirituale che va oltre i vincoli della carne, fatta di sostanza solare, espressione ardente di Dio, di pianeti; manifestazione armoniosa del Silenzio vigoroso che trova eco in catene planetarie. Tutto il loro impegno artistico traeva forza, energia in un'immersione universale, in quell'Ordine eterico (Micro Cosmo-Macro Cosmo) che è lievito per l'umanità. Del fermento vivace che è pura poesia sono intrise le opere di Hrand Nazariantz, volte a schiudere a gradi di elevazione delle coscienze, fino ai sette cieli, dove l'azzurro e il blue più che nostalgia sono trame, sostanza di nobiltà autentica. “Il Grande Canto della Cosmica tragedia” è esperienza spirituale che converte e innalza a note soavi, pregne d'Amore e Luce, un dono per quanti sono sulla via della ricerca libera e autentica. La lirica visionaria del Nazariantz è condivisione di mondi interiori che in accordi integri sussurra di navigazioni negli spazi siderali dell'alto palpito cardiaco. Le sue sono note silenti e di spessore, riflesso di aurore di bellezza, nutrimento per il beato, essenza di una sapienza, giustamente custodita, perché preziosa e unica. Solo per l'orecchio educato al raffinato e profondo, i versi di Hrand sono sublime offerta di perle e di rose rare e profumate che rivestono e accordano l'Essere sulle vette delle aquile, nelle torri del raccoglimento. La forza magnetica, il bagliore e il calore che accarezzano questa oasi dello spirito, ristoro per l'anima è chiarità sul sentiero che schiude ad una Agorà di saggezza nella quale è riconoscibile La Fraternità che unisce in virtù celestiali.
Solo chi ha rotto le acque e attraversato gli oceani ingannatori dell'apparire e l'apparenza e, nel crogiolo del discernimento ha bruciato le scorie dell'egoismo può cogliere il significato sacro e profondo che rende Fedeli dell'Amore Altissimo, incuranti di sembrare dei pazzi agli occhi dei profani per i quali il deserto è solo sabbia e abbuffarsi e accumulare lo scopo unico dell'esistere...o agli occhi di quanti nulla sanno delle piramidi della vita genuflesse a Venere in un mare di “Solitudini Stellate” per essi vivere da schiavi e cibarsi di cipolle ed erbe amare è l'unica risposta chiusi come sono nelle loro piccole certezze votate alla sopravvivenza.
Di “Santa Follia” bisognerebbe parlare, quella che il Nazariantz, il Cardile, il Lucini ben conoscevano ossigenati da note salubri che sono penne d' Arcangeli... Acqua dolcissima e cristallina che ha bisogno di essere raccolta in calici di diaspro! Rivelata in fiaccole simboliche. Bisognerebbe parlare di Santa Follia, quella chiara a Dante, Hugo, Witman, Hello, Novalis, Goethe, Emerson. Hegel , Fichet (Tanto per citarne alcuni) ...che non alla spettacolarizzazione miravano, ma alla condivisione di esperienze d'animo.
Quel che per tanti è rito vuoto...per chi ha cuore puro e retta coscienza è orchestra di memorie, incanto di trasparenze, rappresentazione drammatizzata di cicli cosmici. Questa fraternità, inebriata da certe fonti, non si lascia turbare dal vortice di ostacoli che si abbattono per infangare sensibilità, perché la loro interiorità è sentinella che scruta gli orizzonti dell'elevazione. Invano cicloni inabissano l'anima, perché dai fondali scuri questa riemerge spinta da energie di consapevolezza e con abiti nuovi, candidi guarda con coscienza rinnovata alle scaturigini celesti.
Nei veli della Poesia, Hrand ha RIvelato sostanza spirituale, guardando lontano con la competenza, propria di chi guarda a un Ordine Supremo ed ha percezione dell'universo e le sue fiammelle della meraviglia. In un nido, linguaggio di simboli canta di Myriam La Sognatrice e tutte le lune dell'immaginazione e tutta la natura sembra prepararsi a primavere rinate dalle ceneri virginee della fenice interiore. Il Poeta Cosmogonico mette in Opera i semi di una visione d'immensa bellezza. Egli ha messo nei solchi della sua lirica il futuro di vera grandezza. Quegli Uomini che, invano qualcuno, ha ridicolizzato, mentre altri desideravano consegnarli all'oblio... con forte spinta (dal fondo verso l'alto) dal pozzo della conoscenza emergono come offerta intelligente per chi in questo tempo sente il bisogno, la necessità di uno zed che sappia sintonizzarsi con lo Splendore che tutto rischiara.
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