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Torna a casa "La Madre dell'Armenia" di Vighen Avetis

di Carlo Coppola


La Madre dell'Armenia / Mother of Armenian
Martedì 25 novembre è tornata a casa sotto il Campanile di Giotto, davanti all'ingresso della Misericordia di Firenze, l'opera bronzea del maestro scultore Vighen Avetis dal titolo "La Madre dell'Armenia / Mother of Armenian". 


L'opera di proprietà della Fondazione "DAR" è stata fusa dalla fonderia Ciglia e Carrai di Firenze è realizzata in memoria del Centenario del Genocidio degli Armeni. 
L'opera, dal grandissimo impatto emotivo, altamente coinvolgente  per maestosità e raffinatezza dei dettagli, resterà in esposizione a Firenze fino al 10 gennaio 2015, prima di ripartire per un tour mondiale in occasione del Centenario del Genocidio Armeno.
Avedis ha realizzato l'opera partendo dall'allegoria dell'Armenia come madre di tanti 4 figli sparsi ai 4 punti cardinali, ai 4 continenti. 

Vighen Avetis con la sua 
La Madre dell'Armenia / Mother of Armenian
Sul retro della statua un particolare ne svela la provenienza e l'intensità storica e non solo allegorica della descrizione. Il vestito della donna  è chiuso da una spilla sul retro. Essa come cammeo ha la Chiesa di Santa Croce sul lago di Van il monumento assoluto al Genocidio Armeno, lì dove tutto ebbe inizio in quel tragico aprile 1924. L’antica chiesa armena della Santa Croce sorge sull’isola Aktamar posta al centro del lago di Van, nella Turchia dell’est a confine con l’Armenia, questo monastero oggi è solo un museo. Situata sullo splendido lago di origine vulcanica, dalle acque salate, questa suggestiva chiesa, raggiungibile con 15 minuti di battello, è uno dei più pregevoli esemplari di arte armena del Decimo secolo, creazione architettonica di rara bellezza.


Già anni addietro il giornale turco "Milliyet", denunciava allarmato che i preziosi bassorilievi che abbelliscono le pareti esterne della chiesa di Santa Croce con storie dell’Antico e Nuovo Testamento, erano diventati bersaglio per esercitazioni di tiro a segno e a riprova era stata diffusa una foto che mostrava gli evidenti danni provocati dai proiettili. Inoltre, essendosi diffusa la voce tra gli abitanti dell'area dell'esistenza di un tesoro nascosto sull'isola, non poche erano le incursioni di "cacciatori" che alla ricerca di un presunto bottino, commettevano razzie di ogni sorta.

Come se non bastasse, l’isola, meta ambita per i pic nic nei giorni di festa, veniva letteralmente presa d’assalto da barbecue istallati anche all’interno della chiesa stessa, ormai sventrata, con la tragica conseguenza che gli affreschi interni erano così anneriti da essere ormai impossibili da ammirare.


Uno dei quattro figli della "Madre dell'Armenia"

E’ risaputo che questa zona - tra le più belle e scenografie della Turchia - è tristemente nota alle cronache per essere stata uno dei luoghi dove gli armeni furono massacrati durante il genocidio del 1915. E ancor oggi per qualsiasi armeno, dovunque si trovi, Aktamar è un luogo particolarmente caro da vedere e visitare prima di morire. Non pochi sono gli anziani armeni che, in lacrime, appena approdati sull’isola si inginocchiano in preghiera.
Le autorità turche ne avevano promosso il restauro è stato preparandolo come progetto per la preservazione dell'identità storica della chiesa stessa e dopo 15 mesi di intenso lavoro, il restauro – costato oltre due milioni di euro e condotto anche con la consulenza di un noto architetto armeno turco, Zakerya Mildanoglu - fu portato a termine. 

La Chiesa di Santa Croce sull'isola di Aktamar
Il giornalista turco armeno Hrant Dink - ucciso ad Istanbul il 19 gennaio 2006 - aveva scritto per il giornale turco "Birgun" e ripubblicato dal quotidiano "Milliyet" proprio il giorno in cui è stato assassinato:

Dieci anni fa mi ero rivolto alle autorità di Van, suggerendo: "Per attirare il turismo invece di cercare di inventarvi il mostro del lago occupatevi delle opere d'arte che vi stanno davanti al naso. Che bisogno c'è di perdere tempo con stupidaggini simili?"
Van è un tesoro dal punto di vista artistico. Perché non pensate da persone serie di mettervi a un tavolo per dire: E se facessimo restauri in questa regione? - E anche se poi arrivassero degli armeni, che vengano, che possano vedere i luoghi dove hanno vissuto i loro antenati, che male ci sarebbe? E avevo anche detto: “Se c'è bisogno di aiuto noi siamo pronti. Gli armeni di Turchia e della diaspora sono pronti a venire come volontari, siamo ai vostri ordini, sappiatelo! Venite, restauriamo non solamente la chiesa ma anche le nostre anime spossate”.

un particolare dell'opera
La Madre dell'Armenia / Mother of Armenian
Finalmente dopo una lunga attesa i restauri di Aktamar sono stati completati (…) siamo profondamente debitori a Cahit Zeydanli per il suo meticoloso lavoro, si è consultato con esperti provenienti dall'Armenia ed anche con l'architetto Zakarya Mildanoglu, armeno di Turchia. Hanno fatto del loro meglio ed hanno realizzato qualcosa di splendido. Loro hanno fatto grandi cose ma poi politici e burocrati si sono immischiati nella faccenda e l'inaugurazione non si è potuta realizzare. Una prima volta l'inaugurazione prevista per il 4 novembre 2006 è stata rimandata a causa del maltempo e poi si è rinviato tutto ad aprile, il 24, come ha precisato il ministro della Cultura Atilla Koc

Carlo Coppola con il 
maestro Vighen Avetis
Le reazioni non si sono fatte attendere. Il patriarca armeno Mutafyan ha fatto sapere che nel caso in cui l'inaugurazione sarà il 24 aprile nessun armeno potrà partecipare. La scorsa settimana la questione è arrivata fino in parlamento. Il deputato del CHP (Partito Repubblicano del Popolo) Erdal Karademir ha chiesto se la scelta del 24 aprile, anniversario del genocidio armeno, fosse un riflesso della politica del partito AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). La stampa nazionalista dal canto suo ha presentato in prima pagina l'avvenimento come "L'inaugurazione della vendetta a Van". Si è riusciti a trasformare qualcosa di positivo in un errore, una vera farsa, un disastro. Il governo sulla questione armena non ha ancora assunto una posizione ed una strategia netta. La sua preoccupazione non è risolvere il problema, ma guadagnare punti come un lottatore impegnato in un'arena, come e cosa fare solo in funzione delle conseguenze che avrà sull'avversario, tutto qui. Non sono per niente credibili. Invitano gli storici armeni alla discussione ma non si fanno scrupoli nel processare qualcuno che sulla questione del genocidio sostiene posizioni diverse da quelle ufficiali. Restaurano la chiesa armena per attirare turisti nell'Anatolia Orientale, ma non vedono nessun problema nel preoccuparsi di come ricavarne dei vantaggi politici.

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