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Posizione Ufficiale del Centro Studi Hrand Nazariantz sul caso di Alma Shalabayeva

Vicenda Alma Shalabayeva: Posizione Ufficiale del Centro Studi Hrand Nazariantz

 In questi giorni è veramente difficile avere il pur minimo orgoglio di essere italiani.
Una mamma, Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazhako Mukhtar Ablyazov, fuggito a Londra dal suo paese, è stata sequestrata dalla polizia italiana con la sua bambina, da ben 40 agenti in assetto antiterrorismo e vergognosamente consegnata a emissari della dittatura kazaka, che l'hanno poi caricata su un aereo privato e riportata in Kazakhstan. Lo scopo è chiarissimo; ricattare il marito o addirittura indurlo a tornare in Kazakhstan per poi arrestarlo e fargli fare la fine che fanno i dissidenti nelle dittature.
Perchè è successo questo, in una democrazia europea, in un paese ( che ora ben si merita il minuscolo) che ha accolto e accoglie rifugiati e perseguitati? Il ministro degli interni dice di non saperne niente, Niente ne sapeva quello degli esteri e nulla il presidente del consiglio. Quindi questi signori anch'essi al minuscolo, se è così non meritano di stare dove stanno nemmeno un giorno in più. Chi avrebbe ordinato allora ai nostri agenti un'azione degna del Cile di Pinochet? Quali sono allora i veri poteri nel nostro paese?  E per soprannumero il nostro governo 'chiede' ora a Nazarbayev, dopo 41 giorni dal rapimento, di rimandare indietro le due donne...e ovviamente Nazarbaiev si sta facendo sotto dalla paura e ci rispedirà subito la mamma e la figlia con tante scuse...
Nursultan Nazarbaiev è da 30 anni il dittatore del Kazakhstan, che ha molto petrolio e ce lo fornisce. Lo stesso signore è molto amico di Berlusconi (ed era in Sardegna,a quanto pare, gli stessi giorni del sequestro) il quale come è notorio lega particolarmente con dittatori e affini, vedi i suoi legami col padrone della Bielorussia Lukashenko (che se ne fa a sua volta un vanto e un termine di legittimazione), con Putin, con Erdogan e il baciamano ributtante che fece a Gheddafi, nonchè la confidenza con Mubarak di cui 'proteggeva' le nipoti...
Bene, evidentemente l'amicizia col petrodittatore di Alma Ata (e chissà che altro...) ben vale la libertà e l'accoglienza della famiglia di un dissidente (spegiudicato che dir si voglia), e non è certo un caso che in questo governo così indigesto agli italiani per bene mastro Lindo si sia accaparrato il ministero dell'interno. Altrochè 'non lo sapevamo'. Lo sapevano eccome!
E non poteva esserci vergogna peggiore per l'Italia ('democratica'?) che quello di consegnare agli aguzzini di una dittatura persone rifugiate.
Ma Nazarbaiev e i suoi amici italiani hanno sbagliato i conti, e hanno fatto un grande errore, perchè ora i nomi di Ablyazov e Shalabayeva  non saranno più sconosciuti come prima e saranno un martello per sgretolare a poco a poco la loro malafede e ipocrisia.
Noi non ce ne scorderemo, e 'martelleremo' finchè la donna e la bambina non torneranno in Europa o in un Paese Libero.

Giorni fa, durante i fatti di piazza Tahrir al Cairo, un giudice di una corte turca ha aperto un'inchiesta sul colpo di stato in Egitto come crimine contro l'umanità'. La legge turca, così pare, consente di aprire inchieste anche sui crimini contro l'umanità che avvengano fuori dalla Turchia. Ce ne rallegriamo, ma ci chiediamo anche quale sia per questa legge turca la nozione di crimine contro l'umanità. Infatti la Turchia ha formalmente una grosso sospeso al riguardo: sono ben 98 anni che ha derubricato l'atroce crimine contro l'umanità che fu il genocidio di un milione e mezzo di armeni e che avvenne sul proprio suolo. Ci auguriamo quindi che quel giudice non ritenga che quanto avvenuto nel 1915 fossero 'danni collaterali' di una guerra o che se di crimine si tratta sia andato in prescrizione...
Ce lo auguriamo per la Turchia e soprattutto per quella parte che non ha alcun problema a discutere di quanto avvenuto quasi 100 anni fa e che in questi giorni sta eroicamente manifestando la propria opposizione alla 'democratura' di Erdogan ed al suo disegno di neosultanato. E' di questi turchi, 'giovani e no' di questi straordinari cittadini e non sudditi che la commissione europea dovrùà ricordarsi quando a ottobre ricominceranno i colloqui per l'ingresso della Turchia nell'Unione: l'Europa dovrà chiedere dei giorni di Piazza Taksim, delle centinaia di giornalisti in prigione, dell'islamizzazione strisciante, della violenza della polizia e delle stesse parole di Erdogan rispetto all'Europa "Non riconosco il parlamento europeo. Noi non abbiamo bisogno di loro, ma loro di noi".

18 anni fa l'ultimo genocidio in terra Europea, il massacro di Srebrenica. La vergogna più grande dell'Europa contemporanea e la fine morale delle Nazioni Unite, i cui caschi blu olandesi nulla fecero per proteggere oltre ottomila (8000) civili bosniaci dalla ferocia arcaica delle squadracce di Ratko Mladic impegnate nella loro 'pulizia etnica' con la benedizione del tirannosauro dei Balcani Milosevic.
Ma questa di luglio non può essere una rievocazine che riguardi le sole riflessioni sul fatto così atroce.
Srebrenica deve essere la memoria per tutti di cosa è la Bosnia ora, del suo destino e del fatto che è nel cuore d'Europa e in cui solo la presenza delle truppe della Nato tuttora impedisce che ricomincino guerre e massacri. La Croazia è entrata da pochi giorni nell'unione Europea. Ma quanti sforzi sta facendo l'Unione perchè ci entri anche la Bosnia? E' qui che manca la politica. La Bosnia non potrà mai entrare nell'Unione sulla base di parametri economici, ma lo deve diventare con un criterio di un'azione preventiva, dando una vera opportunità di amalgama a quelle popolazioni, oggi stremate da un'economia di sussistenza che non può che tenere sotto la cenere i rancori che inevitabilmente l'assurdità della guerra ha generato. Rancori che vengono alimentati da una notevole immigrazione integralista da un lato e da logiche tribali dall'altra.
E non c'è solo un problema di convivenza, ma di salvaguardia di una cultura, o almeno di quello che resta di essa che vedeva un islam perfettamente integrato nei valori europei e che poteva e può diventare un riferimento per 'inculturare' l'inquieto e contraddittorio islam giunto in Europa nelgi ultimi decenni.
Nella Bosnia c'erano e ci sono quelli che possono essere considerati i musulmani europei, oseremmo dire i 'nostri' musulmani, che sono lì dal 1500 e per i quali i valori europei di laicità e di tolleranza erano stati rielaborati e integrati senza problemi nella propria cultura. Ed era proprio questo che l'assedio di Sarajevo, il massacro di Srebrenica e la guerra di Bosnia volevano distruggere: la dimostrazione storica di una convivenza possibile. Per questo l'Europa deve entrare di più nelle questioni bosniache e tentare di risolverle con più determinazione.
Il più grande disastro europeo e dell'umanità intera è stata la Seconda Guerra Mondiale, che è stata figlia diretta della Prima. Che è nata da una colpo di pistola a Sarajevo nel 1914. Mai dimenticarlo.


                                                                                                Il Presidente del
                                                                            Centro Studi Hrand Nazariantz
                                                                                                  Cosma Cafueri

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