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Ode al Kamancià di Sayat Nova

Melodia perfetta, fra gli strumenti il più lodato, kamancià, 
il buono a nulla non può capirti, gli sei precluso, kamancià,
che tu possa giungere nei giorni più fasti, kamancià,
chi osa staccarci, sei tu campo di gara al trovatore, kamancià.
La chiave è un orecchio d'argento, scrigno gioiello alle gemme,
sul manico hai l'avorio istoriato, sul ventre la madreperla,
d'oro son tese le corde, la rosa 
si apre nel ferro,
nessuno può dire il tuo pregio, rubino e diamante, kamancià.
L'archetto, coperto d'oro, tramuta in mille colori,
pelo fatato di Rakhsh, ti sussurra rime soavi,
e fino al mattino in molti vegliano, in molti s'addormentano col tuo hascisc.
Sei coppa d'oro, ricolma d'un soave nettare, kamancià.
Due volte tu obbedisci al tuo suonatore, prima del tè chiedi il caffè,
la sala risuona d'elogi, tu cerchi pause alla quiete;
gioia e dolcezza se sali al banchetto, e in fila le belle
ti stanno dintorno. Metà del banchetto sei tu, kamancià.
Tu porti al sorriso il cuore più cupo, calmi il tremore all'inferno;
se accordi la tua voce dolce, si chiude alla gioia il tuo danzatore,
rivolgi in giro la tua preghiera, che dicano: "Viva il tuo troviero!"
Finché vive Sayat-Nova, molte gioie saran preparate molte, kamancià.

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