Il meridionalismo lucano: da Giustino Fortunato ad Arisa [di Carlo Coppola]
Il meridionalismo lucano: da Giustino Fortunato ad Arisa passando per il cervello di Giovanni Passannante
Già lo scorso anno, incontrando la vocalità e i testi cantati da Arisa, avevo potuto pensare a buon diritto che la musica lucana dalla Lagonegro di Pino Mango e di Giacomo Aula si spostasse a Pignola, ridente cittadina di settemila abitanti del potentino anch'essa.
Ora, a distanza di un anno, su questa giovane cantante va spesa qualche parola. A lei il merito di aver riportato in televisione due grandi maestri del jazz italiano come Lelio Luttazzi e Lino Patruno.
A lei il merito di aver cantato la prima canzone meridionale del festival di Sanremo che, dietro un'apparenza di fiori, colori e sorelle, un po' Materazzi, un po' Lescano, un po' Bandiera, cela una necessità profonda. Cessare l'emigrazione dalla propria Terra, collocarsi in un luogo ove fondare il proprio nido. Questo, nella nostra "Italia serva di dolore oppressa", non è possibile a tutti i livelli.
Crearsi una famiglia e cessare l'emigrazione è un privilegio per la pletora fetente di raccomandatissimi - figli di dirigenti, leccaculi, pompinare d'ogni ordine e grado e/o supportati dalla famosa legge 104. Gli altri con master, dottorati e lauree brillantissime e perfezionatissime possono andare a morire, se hanno solo le loro forze. Vorrei rinnovare i nomi di queste schiere di bastardi e dei loro padroni che ricoprono cattedre universitarie, scranni e scrivanie, che i primi come i secondi non sarebbero neppure degni di pulire... Non spazzano, ma scopano!
(to be continued)
A lei il merito di aver cantato la prima canzone meridionale del festival di Sanremo che, dietro un'apparenza di fiori, colori e sorelle, un po' Materazzi, un po' Lescano, un po' Bandiera, cela una necessità profonda. Cessare l'emigrazione dalla propria Terra, collocarsi in un luogo ove fondare il proprio nido. Questo, nella nostra "Italia serva di dolore oppressa", non è possibile a tutti i livelli.
Crearsi una famiglia e cessare l'emigrazione è un privilegio per la pletora fetente di raccomandatissimi - figli di dirigenti, leccaculi, pompinare d'ogni ordine e grado e/o supportati dalla famosa legge 104. Gli altri con master, dottorati e lauree brillantissime e perfezionatissime possono andare a morire, se hanno solo le loro forze. Vorrei rinnovare i nomi di queste schiere di bastardi e dei loro padroni che ricoprono cattedre universitarie, scranni e scrivanie, che i primi come i secondi non sarebbero neppure degni di pulire... Non spazzano, ma scopano!
(to be continued)
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