LE IENE – RESERVOIR DOGS [di Carlo Coppola]
SINOSSI
Dopo aver discusso fino alle mani su questioni quali il significato di Like a Virgin di Madonna o la necessità di lasciare la mancia ad una cameriera, sei rapinatori professionisti che si chiamano tra loro con nomi di colori, assaltano una gioielleria. Due muoiono, gli altri si ritrovano in un deposito in attesa che sopraggiunga il boss organizzatore del colpo. Tra loro un poliziotto infiltrato, uno pscicopatico, e vari cliché di gangster si contendono una preda.
RECENSIONE
L’ineffabile rigore morale, tipico della malavita tutta “onore e rispetto”, spinge Quentin Tarantino all’esordio violento e pessimista dietro la macchina da presa. Ne viene fuori l’immagine netta di un mondo di cui tutti i partecipanti sono destinati a cadere come pedine di un destino già scritto sin dal prima inquadratura. Ogni gesto si compie come da programma: le pistole sparano tutte, tutti i coltelli tagliano, tutto il sangue che deve scorrere scorre, e coloro che non sono del tutto morti non sono davvero morti.
La coerenza è massima, tanto visivamente quanto nelle psicologie apparentemente assurde e ridicole di tutti i personaggi, così che Tarantino giunge al punto da trasformare il gangster in un lavoratore come gli altri: stesse frustrazioni, stesse aspettative. Aggiunge, innovandolo, solo un espediente noto al “cinema d’azione” fin dai primordi: una situazione nella quale più di due persone si tengono sotto tiro a vicenda con le armi, in modo che nessuno possa attaccare il suo opponente senza essere a sua volta attaccato. Questa scelta compositiva prende molti nomi: Mexican standoff o Mexican standout o Triello, la ritroviano in alcune tragedie greche, e nell’epica di tutto il mondo in ogni tempo. La rottura di questo apparente equilibrio determina l’azione finale, l’assalto, che non può lasciare vivo nessuno, determinando l’annientamento di tutti indistintamente.
La coerenza è massima, tanto visivamente quanto nelle psicologie apparentemente assurde e ridicole di tutti i personaggi, così che Tarantino giunge al punto da trasformare il gangster in un lavoratore come gli altri: stesse frustrazioni, stesse aspettative. Aggiunge, innovandolo, solo un espediente noto al “cinema d’azione” fin dai primordi: una situazione nella quale più di due persone si tengono sotto tiro a vicenda con le armi, in modo che nessuno possa attaccare il suo opponente senza essere a sua volta attaccato. Questa scelta compositiva prende molti nomi: Mexican standoff o Mexican standout o Triello, la ritroviano in alcune tragedie greche, e nell’epica di tutto il mondo in ogni tempo. La rottura di questo apparente equilibrio determina l’azione finale, l’assalto, che non può lasciare vivo nessuno, determinando l’annientamento di tutti indistintamente.
L'esordio alla regia di QUENTIN TARANTINO
Quentin “Jerome” Tarantino nasce a Knoxville, nel Tennessee, il 27 marzo 1963. Dopo la separazione di genitori si trasferisce con la madre in California, a sud di Los Angeles, dove trascorre l'infanzia coltivando l’intersse per il cinema e per i fumetti. A diciassette anni lascia gli studi e si iscriversi a un corso di recitazione, mantenendosi con piccoli lavori prima di essere assunto presso. Il suo interesse per la sceneggiatura e la regia supera, ben presto, quello per la recitazione. Nel 1986 tenta di produrre il suo primo lungometraggio da regista, My Best Friend’s Birthday, autofinanziandosi. A causa di innumerevoli contrattempi, la lavorazione si protrae per tre anni e il progetto naufraga definitivamente a causa di un errore di sviluppo della pellicola in laboratorio. Successivamente scrive e vende le sceneggiature di Una vita al massimo e Assassini nati che gli permetteranno di acquisire visibilità tra gli addetti ai lavori. I riscontri positivi lo incoraggiano, quindi, a lavorare ad una nuova sceneggiatura, Le iene, con cui debutterà alla regia ottenendo grande successo di pubblico e di critica.
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