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"Inno a Bari" di Hrand Nazariantz

Un ponte bianco costeggia lo skyline di Bari perché non dedicarlo alla figura di
Hrand Nazariantz?  ©CarloCoppola


Hrand Nazariantz rappresenta la quintessenza dell'umanità, l'uomo sempre immerso nei i pericoli della vita, concreti e o dolorosamente metafisici a seconda dei casi, nella sua ricerca personale le speranze si mescolano costantemente al dolore dell'esilio. Come San Nicola dalla Licia, da Mira, è esule nella bianca città di Bari, anche il poeta ha dovuto abbandonare la sua terra che come la città del Santo si trovava nell'impero turco. L'anima è errante, il cuore vagabondo, come il profondo desiderio, per il Santo e per il poeta, di tornare alla propria terra, almeno da morto, ma sono solo i sogni di impossibili ritorni.

BARI 

Mezzanotte: ecco suonan lenti i dolci
Colpi notturni. Come una parvenza
di splendore e di gloria, alto s'accende
l'orizzonte secreto del mio lungo
esilio, verso il vivido tesoro
delle tue stelle, mezzanotte, o bianca
città eletta del mio dolore errante:
ecco il divoto cantico, o città
nel profondo silenzio s'apre come
cattedrale di puri, umili simboli.

O città aperta innanzi al chiaro acciaio
del tuo mar quest' è l'ora
chiara e perfetta in cui
un radioso carcere
intonare potrebbe il mio dolore
vagabondo!

Lucente, sotto i dolci
colpi notturni, che profondi suonano
come nessuna musica del mondo,
sorpassando gli iddei ch'ella sognò,
s'alza la tua basilica superba
tutta di luna pallida vestita,
volta all'Oriente. O come,
tutta chiara dei voli
mistici delle sue campane simili
ad aureole candide,
offre alla Notte in cui la patria attende
la vision del suo passato eroico,
acceso dal magnifico
Santo dei rudi naviganti e dei
pescatori fraterni.

Ed ora, all'ombra,
ancora, delle tue porte pensose
chiuse in silenzio,
dopo il dovere quotidiano, l'umile
laborioso dovere, nell'incanto
dei lenti colpi della mezzanotte,
l'onnipossente Santo,
grande per tutti i pianti delle madri
grande per tutti i pianti delle vedove
con la sua larga fronte
ai confini del cielo errante, reca
la sua speranza, la tua Fede indome
col suo spirito sul tuo mare, d'onde
verran la tua fortuna e la tua gloria
nuove, o Bianca Città!

Fatto ideale
delle stelle divine, il Temerario
Santo, ancor sogna, certo, nel profondo
della sua mente greve di mistero,
il sogno sfolgorante delle antiche
galere che partirono dalle tue
piagge bionde e sonore per andare,
attraverso i perigli e le tempeste,
verso il Sole levante.

Buona Città dei forti naviganti,
il cuore del tuo Santo clama ancora,
nei cicloni reali e sulle chiare
distese degli oceani infiniti,
come un profeta, pel tuo violento
fiero popolo e dolce, sempre acceso
di novelli implacabili fervori,
e per il sacro sogno aquilonare
nella memoria degli iddei per sempre
vivo, il cuore del tuo Santo clama ancora
la gioia delle splendide conquiste.

L'anima sua tutta l'Immensità
eguaglia! e il volto d'un'umanità
più fraterna e il secreto
di tempi più felici e la sua anima
sono una cosa sola!
Allora, è il volto sacro del Signore
che illumina la tua notte, o Città
bianca dei franchi pellegrini.

Il tuo
cielo eletto alla mia gioia m'ha fatto
amar la terra in cui s'ama e si piange,
e il mio esilio nel quale
sanguina ancora il mio triste passato
è simile all'esilio del tuo Santo
che, si come il mio spirito perduto,
risogna, sulle tue rive straniere
piene d'arpeggi d'onde melodiose,
guardando fremere di nostalgia
le spighe delle alberature, d'una
allegrezza divina tra bei sogni
ieratici che sognano le vele
verso l'oriente, il Santo Temerario
di Mir risogna nel suo triste esilio
i giardini d'un tempo profumati
di acuto benzoino e di garofani,
risogna i suoi templi dai tetti azzurri
stellanti.

E la mia anima,
che questa notte a sua severa
immagine riplasma,
sogna, sogna, nel cantico divoto
consacrato alla tua fortuna e alla
tua bella gloria,
o Città eletta dal mio amor, città
che io vedrò pur negli occhi della morte,
dinanzi al chiaro acciaio del tuo mare,
pei lauri sanguinanti dei tuoi sogni
lacerati,
l'anima triste sogna gli impossibili
paradisi del suo dolente fato.

Hrand Nazariantz


"Nor Arax" Villaggio armeno - 
Bari 1930

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